Ritorno alle origini per Lula. Il presidente del Brasile, rieletto da poco per la terza volta e oggi 77 enne, non dimentica il suo lungo passato da leader sindacale nel settore metalmeccanico, che lo ha portato ad essere il leader della sinistra da ormai oltre 30 anni, e ha recentemente piazzato due mosse per rilanciare l’industria automotive. La prima, sostanziale: il governo ha appena varato il ritorno del cosiddetto “carro popular”, l’automobile popolare, ovvero un bonus per l’acquisto di alcuni modelli, in base a una tabella che prevede sconti maggiori in base al consumo energetico e al combustibile utilizzato.
Lula punta sull’auto popolare: Fiat in pole position
Le detrazioni in alcuni casi sono sostanziose, si arriva quasi al 15% e a beneficiarne di più sono proprio alcuni modelli del marchio italiano Fiat, storicamente ben radicato nel mercato brasiliano. In particolare la Fiat Mobi Like, una superutilitaria prodotta proprio nel Paese sudamericano e che oggi diventa l’auto più economica di tutte: si compra con poco più dell’equivalente di 10.000 euro. Questo modello è della stessa famiglia della Uno e della Panda ed è leader del segmento A.
Bonus importante anche per la Fiat Argo 1.0, altro modello molto popolare in Brasile (nel 2021 è entrata nella top 5 delle auto più vendute del Paese), che grazie all’iniziativa voluta personalmente da Lula costerà ora circa 12 mila euro, 2 mila in meno rispetto al prezzo da listino. Il carro popular sta inoltre per dare vita a un derby italo-francese, in alcuni casi all’interno della stessa famiglia Stellantis visto che tra i marchi beneficiari ci sono principalmente Peugeot e Citroen, oltre che Renault e Volkswagen.
Ma il superbonus per l’auto in Brasile scatena polemiche
La misura tuttavia è stata parecchio discussa. Intanto, per la modalità: i bonus, che anche in Italia sono andati di moda con i governi pentastellati, soprattutto durante la pandemia, rimangono una formula che non convince del tutto gli addetti ai lavori. E poi c’è il costo, non indifferente, e che ricade su tutti: l’operazione costa 1,5 miliardi di reais, circa 300 milioni di euro, e per finanziarla è stato aumentato il prezzo del diesel di 11 centesimi di reais. Quindi secondo parte della stampa è un cane che si morde la coda: risparmiare sull’acquisto dell’auto, ma spendere di più in carburante.
Senza contare che gli sconti, per quanto significativi, non lo sono abbastanza da rendere l’automobile accessibile alle fasce più povere della popolazione, alle quali in teoria sarebbe destinato il provvedimento. Si arriva infatti al massimo a 10/12mila euro, mentre in Brasile il salario minimo equivale a meno di 300 euro. Le tasse e la benzina però le pagano anche i poveri, fa notare la stampa, e peraltro non sono previsti bonus in base alla fascia di reddito. Messo così, sembra più uno sconto per i cittadini di classe media che vogliono cambiare l’auto. Tra l’altro, incentivare l’acquisto dell’auto privata aiuta sì un’industria in difficoltà (in Brasile da aprile a maggio le immatricolazioni sono crollate del 30%), ma è in totale controtendenza rispetto agli obiettivi ambientali, soprattutto perché la tabella degli sconti solo in parte premia i veicoli elettrici o ibridi, che sono comunque una minoranza. Senza contare che il bonus in realtà riguarda anche l’acquisto di veicoli più inquinanti, come pullman e camion, e che la benzina, sempre per volontà del governo Lula che ha imposto una diversa politica dei prezzi a Petrobras, ha un prezzo molto competitivo, il che di certo non scoraggia l’uso di mezzi privati.
Lula in visita da Stellantis a Goiana, inaugura il nuovo pick-up Ram
La misura comunque c’è, e il tempo dirà che tipo di vantaggi avrà portato in termini di ricavi e occupazionali per le aziende produttrici, compresa Fiat che in Brasile è presente anche come Stellantis. Lula pochi giorni fa ha visitato, simbolicamente, proprio la fabbrica Stellantis di Goiana, in Pernambuco (Stato natale del presidente): un polo automotive da lui stesso inaugurato nel 2010, prima di essere travolto dallo scandalo Lava Jato, e che oggi dà lavoro a 13mila persone in una delle aree più povere del Brasile. All’epoca Lula voleva farne proprio il centro di produzione di “carros populares” targati Fiat, poi la fusione con Chrysler cambiò i piani e a Goiana venne prodotta la linea Jeep. Oggi, ricevuto trionfalmente dal presidente di Stellantis Sudamerica, Antonio Filosa, Lula ha partecipato all’inaugurazione della produzione del pickup di alta gamma Ram Rampage, per la prima volta fabbricato fuori dal Nordamerica e per la cui progettazione sono stati coinvolti oltre 800 tra ingegneri e tecnici in Brasile.
Un’accoglienza trionfale ma gli ambientalisti sono in agguato
Nel suo Pernambuco Lula è stato accolto in festa, e ovviamente Stellantis ringrazia per i nuovi incentivi. Soprattutto Fiat, che nel 2022 è stato il marchio auto più venduto in Brasile, con 430mila unità, grazie soprattutto al modello Strada, e ha raggiunto il primato anche del fatturato, con l’equivalente di 9 miliardi di euro. Ma il presidente Lula rimane sotto osservazione sulle questioni ambientali: il piano contro il disboscamento dell’Amazzonia è migliore di quello del predecessore Bolsonaro ma ancora insufficiente, e poi in Brasile sta facendo molto discutere la concessione che molto probabilmente verrà data a Petrobras per estrarre ancora petrolio alla foce del Rio delle Amazzoni: una mossa necessaria per aumentare la produzione, ma simbolicamente devastante per l’immagine di un governo che di fronte alla comunità internazionale si vende come ambientalista.