Il 2 giugno del 1946, nacque la nuova Italia. Gli italiani (e per la prima volta le italiane) furono chiamati alle urne per decidere del loro futuro con due voti: uno nel referendum istituzionale tra Repubblica o Monarchia; l’altro per l’elezione della Assemblea costituente.
Il 2 giugno di Pietro Nenni: “Storico, ma noioso”
Ho creduto opportuno ricordare quella giornata andando a leggere come la trascorse uno dei protagonisti della lotta antifascista e della rinascita dell’Italia: Pietro Nenni, il leader socialista che fu tra i principali sostenitori della svolta repubblicana anche consegnando alla storia espressioni e metafore molto ficcanti a testimonianza dell’importanza di quel voto (‘’o Repubblica o il caos’’, ‘’il salto nel buio’’, ‘’il vento del Nord’’).
Se si vanno ad aprire i ‘’Diari’’ di Nenni in data 2 giugno 1946 ci imbattiamo in un leader turbato che nasconde le sue preoccupazioni. Nenni definisce la giornata ‘’storica’’ per le scelte che il popolo italiano era chiamato a compiere, ma ‘’noiosa’’ per lui perché era uscito di buon ora per recarsi al seggio (alla sezione 330 di via Antonio Serra nel quartiere popolare di Tor di Quinto a Roma), poi era rimasto ‘’tappato in casa’’ tutta la giornata.
Al mattino l’Avanti!, l’organo del partito, era uscito con un suo editoriale intitolato ‘’Una pagina si chiude’’. ‘’È vero per il Paese – aggiunge – vorrei che fosse vero anche per me’’. Racconta di una telefonata di Giuseppe Romita, allora ministro dell’Interno, che gli comunica che tutto procede in ordine, calma e con una larga partecipazione degli elettori (credo che fosse superato il 90%).
Poi Nenni trascorre la serata ‘’in solitaria attesa’’ leggendo ‘’Le zero et l’infini’’ di Arthur Koestler lo scrittore ungherese naturalizzato in Inghilterra che tra i primi, nel 1950, criticò lo stalinismo in un famoso libero intitolato ‘’Buio a mezzogiorno’’.
‘È il romanzo dei processi di Mosca’’, spiega Nenni e ricorda che Koestler era stato condannato a morte in Spagna (dove Nenni aveva partecipato alla guerra civile (1936-1939) dalla parte della Repubblica, definendolo un eretico della chiesa comunista.
Leggendo, si ferma a meditare su di un dialogo tra due detenuti (contenuto nel libro). Il detenuto n.402 afferma che ‘’l’honneur c’est vivre et mourir pour ses convinctions’’. Rubasciov (un protagonista del romanzo) risponde: ‘’L’honneur c’est se rendre utile sans vanitè’’.
Nenni conclude qui il racconto della sua giornata ‘’storica’’, confessando a se stesso: ’’Sento alla maniera del primo, penso come il secondo’’. Forse pensava già all’operazione ‘’Fronte popolare’’?
Il 4 giugno di Nenni in attesa dei risultati del voto
Il leader socialista torna a dialogare col suo diario solo il 4 giugno, confessando tutta l’ansia che prova attendendo in serata i risultati del voto. Giuseppe Romita lo informa delle vittoria repubblicana, ma gli raccomanda il segreto perché devono essere informati prima gli Alleati e poi il re, il quale sarebbe rassegnato alla sconfitta e stava facendo i preparativi per la partenza.
Visto però che lo scarto è intorno a un milione di voti il governo non è tranquillo perché i monarchici ‘’potrebbero essere tentati di infirmare i risultati’’.
Sappiamo che si attenderà la conferma dell’esito del voto da parte della Corte di Cassazione, il cui responso verrà solo il 10 giugno (Repubblica 12.672.267; Monarchia: 10.688.905).
Quanto allo spoglio per l’Assemblea costituente è in testa la Dc col 33%, poi viene il Psi col 25% e il Pci col 23%.
Nenni sottolinea il ‘’successo relativo’’ dell’Uomo Qualunque, il primo vagito di populismo. Che potrebbe assicurarsi una ventina di eletti. La giornata di Nenni finisce al Verano sulla tomba di Bruno Buozzi, fucilato, anni prima, in località La Storta dai tedeschi in ritirata. ‘’Povero Bruno! – commenta – Se vinciamo lo dobbiamo anche al suo sacrificio’’. Nel corso della giornata, Giuseppe Saragat gli aveva fatto sapere (‘’non stava più nella pelle’’) che la regina Maria Josè aveva votato per i socialisti dando a lui la preferenza.