Tradizionalmente la semina coincide con la festa della Madonna della Neve, quando si festeggia il giorno di sette secoli fa in cui alcuni pescatori di Torre Annunziata tirando le reti fra lo Scoglio di Rovigliano e il mare di Castellammare di Stabia vi trovarono impigliata una cassa al cui interno era custodito il busto di una Madonna dalla pelle scura con in braccio un bambino. La madonna divenne subito oggetto di culto conteso fra la popolazione di Torre Annunziata e quella dui Castellammare di Stabia. Finché un Capitano del popolo statuì che il diritto era dalla parte degli Oplontini. Ma a fugare ogni ulteriore dubbio fu una nevicata improvvisa che si depositò sulla cappella in cui era custodita la sacra immagine a Torre Annunziata, interpretata come una miracolosa indicazione.
In tutta l’area vesuviana era dunque tradizione seminare nei fertili campi delle falde vulcaniche, subito dopo la festa, una particolare qualità di legumi tipici di questa zona dal nome originale: i piselli centogiorni. Il perché è presto detto, seguendo il lunario agricolo-contadino, si iniziava a seminare a novembre in pieno campo e si raccoglieva, a scalare, a mano, a metà di marzo, appunto dopo cento giorni, fino a maggio con la particolarità che non richiede costanti irrigazioni in quanto assorbe le sostanze nutrienti che gli necessitano dai terreni arricchiti dei minerali delle colate laviche.
La semina a novembre in pieno campo, la raccolta a metà di marzo dopo cento giorni
Eccezionalmente dolce e tenero al punto che può essere consumato fresco per gustarne tutto il suo incredibile sapore, si consuma e viene commercializzato anche secco abbinandosi molto bene a piatti di carne, ma tradizionalmente è impiegato anche nella tipica pasta e piselli napoletana e nella zona di Somma si sposa soprattutto con il baccalà.
Nonostante il suo sapore straordinario purtroppo il pisello Cento giorni ha dovuto a mano a mano cedere il passo alle varietà più moderne e redditizie per l’agricoltura industriale.
Ed è così che il glorioso pisello del Vesuvio, diffuso fino agli anni ’70 era rientrato nelle categorie a rischio conclamato di estinzione. Se oggi ne parliamo è grazie ad alcuni contadini locali che ne avevano salvato i semi, tramandati di generazione in generazione e conservati nella banca del Germoplasma Orticolo Campano, e che nel 2018 avviarono un progetto di recupero e coltivazione. Poi fondamentale è stato diventare un presidio Slow Food, cosa che ha acceso i riflettori e l’interesse di un vasto pubblico di consumatori ed appassionati.
Diffusi fin dall’antichità, ricchi di proprietà salutari per l’organismo: ferro, calcio, potassio e vitamina C.
Parte attiva della sua rinascita si deve al comune di Trecase. Il sindaco Raffaele De Luca insieme a Patrizia Spigno (responsabile dei presidi Slow Food Campania) e Maria Lionelli, fiduciaria della condotta Vesuvio, ha coinvolto nell’impresa diciotto piccoli produttori chiamati a far parte dell’Associazione Pisello Cento giorni del Vesuvio: sono stati recuperati piccole quantità di semi ed è stata avviata una coltivazione programmata.
I piselli nell’antichità e nel Medio Evo sono stati un alimento base in Europa e nel bacino del Mediterraneo sin dai tempi dei dai Greci e dei Romani. Quelli secchi, facili da conservare, costituivano nel Medio Evo una delle principali risorse alimentari delle classi povere, spesso cucinati con il lardo.
Ma non è solo una questione di bontà che ha determinato la loro diffusione. I piselli nascondo infatti virtù salutari di grande importanza per l’organismo umano. La Fondazione Veronesi attesta che questo tipo di legumi sono ricchi di ferro, calcio, potassio e vitamina C. Contengono anche sostanze chiamate isoflavoni, simili agli estrogeni interni al nostro corpo, utili per prevenire osteoporosi e disturbi cardiovascolari
Buoni anche crudi assorbono le sostanze nutrienti dai terreni arricchiti dei minerali delle colate laviche
Pur appartenendo alla famiglia dei legumi, come i fagioli, i ceci e le lenticchie, rispetto ai loro “parenti” i piselli contengono meno proteine e carboidrati e più acqua, il che li rende meno calorici. Anche la fibra alimentare è presente in minore quantità, ma pur sempre significativa rispetto al fabbisogno giornaliero. Alle proprietà cui si è già fatto riferimento bisogna aggiungere che contengono notevoli quantità di isoflavoni ossia estrogeni vegetali, in grado di interagire con i recettori specifici degli estrogeni e di regolarne gli effetti. E secondo studi recenti possono contribuire a inibire certe fasi dello sviluppo del tumore al seno col fatto di incidere sulla produzione di antinfiammatori così come si rivelano utili nel prevenire malattie cardiovascolari in quanto aumentano la resistenza del colesterolo all’ossidazione, processo che sta alla base dell’aterosclerosi.