C’è attesa per il Consiglio dei Ministri di oggi sulle misure per l’alluvione dell’Emilia Romagna. Giorgia Meloni dopo la visita nelle zone colpite ha rassicurato il Presidente della Regione Stefano Bonaccini sui provvedimenti da prendere. “Martedì sarò a Roma per incontrare la Presidente Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, insieme alle rappresentanze economiche e sociali dell’Emilia-Romagna, per illustrare proposte condivise con sindacati e associazioni imprenditoriali”, ha detto ieri sera Bonaccini. Blocco della riscossione alle scadenze giudiziarie, ripristino della viabilità, primi interventi per il dissesto idrogeologico, sospensione dei mutui, rateizzazione degli oneri fiscali, sono i principali provvedimenti di cui si parla. Non è ancora chiaro se e come sarà attivato il Fondo di garanzia, altro tassello importante. Si parla anche della creazione di una task force con la nomina di un Commissario. In tal caso sarebbe saggio nominare una figura del territorio per evitare altre interlocuzioni e ricognizioni con chi è già a conoscenza delle criticità. Una prima conta dei danni indica l’agricoltura come settore più colpito. Intere aziende agricole sono ancora sotto l’acqua con le idrovore a lavorare incessantemente. Le abitazioni che possono essere ripopolate piano piano vengono occupate dalle famiglie sfollate. 10 milioni di alberi sarebbero da estirpare e 250 mila animali sono da mettere al sicuro. Pioggia e frane, si dice in momenti meno concitati, sono stati gli eventi pù dannosi in un territorio già esposto a gravi rischi. “Ogni anno sono circa un migliaio le frane che si attivano o riattivano sul territorio nazionale e qualche centinaio gli eventi principali che causano impatti significativi sulla popolazione, sui centri abitati e sulla rete stradale e ferroviaria” spiegano all’Ispra. L’Istituito da tempo denuncia anche l’assenza di una normativa sul consumo di suolo che si somma ad eventi meteo improvvisi. Il territorio della Regione è suddiviso tra zone montano-collinari e pianura ed ha avuto ben 80.335 frane negli ultimi anni. Le decisioni del governo dovranno, dunque, prendere in considerazione che in tutta l’Emilia Romagna l’ attivazione o riattivazione delle frane è pari alla media nazionale: il 20 %. Su un simile territorio agiscono tremendi effetti climatici. Ora per le zone danneggiate in collina, i mezzi di soccorso fanno fatica a raggiungerle. Le strade chiuse o non transitabili sono più di 600 e in molti casi sono le catene umane e dei volontari ad intervenire. Proprio temendo nuove frane l’allerta rimane rossa, ha detto il Sindaco di Cesena, Enzo Lattuca.
Le frane spaventano ancora
Il governo dovrebbe deliberare 20 milioni di euro “per garantire i soccorsi” che sommati ad altre misure dovrebbero salire a 100 milioni in tutto. Circa i danni economici complessivi, nessuno si sbilancia per non dare luogo ad un balletto di cifre che potrebbe essere smentito quando l’emergenza sarà cessata. Intanto “abbiamo fatto richiesta all’Europa e auspichiamo intervenga in modo simile a quanto fatto rispetto ad altre nazioni che in precedenza si sono trovate ad affrontare criticità simili” ha detto il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Ansia e preoccupazioni per il dopo alluvione montano tra le imprese. La voglia di ripartire c’è tutta, ma occorrerà molta buona volontà per riprendere le produzioni in modo più sicuro. Si può lavorare sereni in un territorio che solo a maggio ha contato 305 frane “di cui 120 particolarmente importanti in 58 comuni »? I dati dell’Ispra vengono analizzati a più livelli; spesso sono stati trascurati per pianificare azioni anche minime. La fragilità della Regione si trova già in una mappa dell’Ispra del 2017. Viene riconosciuta la pericolosità idraulica dell’intera pianura padana. Le alluvioni anche piccole portano accumulo di detriti che non giovano al drenaggio delle acque. L’alternarsi di siccità e grandi alluvioni è in qualche misura prevista. In fondo bisogna attrezzarsi per trattenere l’acqua che cade. Il cambiamento climatico gioca a favore delle disgrazie e tutti i programmi green produrranno vantaggi tra qualche anno. Ecco perchè, dicono geologi e studiosi, dobbiamo lavorare sulla mitigazione al suolo degli effetti del clima ed essere pronti ad affrontare altri allarmi. In pratica avere a disposizione organismi centrali con risorse e mezzi, salvo averle e chiuderle per goffaggine. Si ripete: l’Italia è un Paese vulnerabile, che vuol dire da proteggere. Un verbo finora davvero poco declinato.