Nonostante l’intervento della banca centrale elvetica e il salvataggio da parte di Ubs, i clienti di Credit Suisse continuano a portar viva i propri soldi dalla banca. Nel corso del primo trimestre del 2023 l’istituto elvetico ha infatti subito “significativi deflussi netti di asset” a livello di gruppo per un valore pari a 61,2 miliardi di franchi, il 5% degli asset in gestione a fine 2022. Nonostante ciò, alla Borsa di Zurigo, il titolo sale del 2,56% con gli investitori che restano fiduciosi sulle nozze con la prima banca elvetica.
Credit Suisse: “Deflussi rallentano, ma no inversioni”
I 61,2 miliardi di franchi ritirati tra gennaio e marzo si aggiungono ai 110 miliardi già persi lo scorso autunno. Ad oggi “questi deflussi si sono attenuati ma non hanno ancora subito un’inversione”, si legge nella nota sui risultati trimestrali.
E ancora: nella seconda metà di marzo il Credit Suisse ha assistito a “significativi ritiri di depositi in contanti come pure al mancato rinnovo di depositi vincolati a scadenza” per un ammontare complessivo pari a 67 miliardi di franchi.
“Questi deflussi, che sono stati più acuti nei giorni immediatamente precedenti e seguenti l’annuncio della fusione” con Ubs “si sono stabilizzati a livelli molto più bassi ma non hanno ancora invertito la tendenza al 24 di aprile” si legge nel comunicato sui risultati trimestrali della banca.
Credit Suisse: utile di 12,8 miliardi grazie all’azzeramento dei bond At1
Il primo trimestre si è chiuso inoltre con un utile balzato a 12,8 miliardi di franchi, a fronte di una perdita di 1,39 miliardi nello stesso periodo del 2022, per effetto della cancellazione di 16 miliardi di franchi di bond At1, consentito dal prospetto degli strumenti finanziari e chiesto dalle autorità per favorire il salvataggio di Ubs. Una decisione contro la quale sono già state lanciate azioni legali.Su base rettificata, il risultato ante imposte è stato negativo per 1,3 miliardi di franchi nel primo trimestre, quasi il doppio dei 700 milioni preventivati.