L’inflazione Usa rallenta a marzo, ma al netto di cibo ed energia non sembra ancora domata, mentre crescono i timori di recessione. Così i mercati, dopo una momentanea fiammata, sono poco mossi in mattinata a New York (Nasdaq -0,25%) e contrastati, in chiusura, in Europa.
Piazza Affari si conferma tra le migliori grazie alle banche e si apprezza dello 0,38% a 27.629 punti base. Sono positive inoltre Madrid +0,4%, Londra +0,47%, Francoforte +0,32% e Parigi +0,09%, mentre arretrano Amsterdam -0,5% e Zurigo -0,28%.
Il dollaro si muove in calo contro le principali valute e cede terreno anche nei confronti dell’euro, che cambia intorno a 1,097 dopo aver toccato quota 1,1 per pochi istanti.
Restano ben comprate le materie prime: Brent +1,3% a 86,72 dollari al barile; Wti +1,62%, 82,85 dollari al barile. Galleggia oltre quota 2000 dollari l’oncia l’oro spot.
L’inflazione Usa rallenta il passo ma non è domata
I prezzi al consumo degli Stati Uniti nel mese di marzo sono aumentati debolmente grazie al calo del costo della benzina, ma le pressioni inflazionistiche sottostanti sono state ancora forti a causa degli affitti elevati: così l’incremento su base mensile è stato il più basso da due anni, +0,1% (contro attese di +0,2% e +0,4% di febbraio) e su base annua la crescita è stata del 5%. Escludendo le componenti volatili (energia e cibo) la crescita mensile è stata però dello 0,4%, (dallo 0,5% di febbraio) e su base annuale del 5,6%, in linea con le attese, ma oltre il 5,5% di febbraio. Il timore ora è che l’impennata dei prezzi del petrolio, a seguito dei nuovi tagli decisi dall’Opec+, impatti negativamente nei prossimi mesi.
In chiave Fed i futures sui tassi d’interesse a breve termine Usa riflettono oggi il 60% di possibilità di un aumento dei tassi di un quarto di punto percentuale a maggio, rispetto al 73% di possibilità ipotizzato prima dei dati. I T-Bond, mostrano prezzi in rialzo e rendimenti in calo.
Nell’attesa poi dell’imminente pubblicazione delle minute dell’ultima riunione della banca centrale Usa, nuove conferme di una traiettoria senza deviazioni arrivano dalla Bce, proprio a causa dell’andamento dei prezzi core nel blocco. “Riteniamo che l’inflazione di fondo fornisca un segnale migliore delle tendenze inflazionistiche di medio termine – sostiene il vicepresidente della Bce Luis de Guindos – ma sull’inflazione ‘core’ non siamo così ottimisti”. Per il falco Robert Holzmann, governatore austriaco, la Bce deve quindi procedere con un nuovo rialzo di 50 punti base a maggio.
Sempre in tema di banche centrali, oggi la Bank of Canada ha deciso invece di mantenere inalterati i tassi d’interesse al 4,5% per la seconda volta consecutiva, poiché i recenti dati l’hanno convinta che l’inflazione e l’attività economica rallenteranno velocemente nei prossimi mesi. L’inflazione canadese, secondo l’istituto centrale, scenderà dal 5,2% di febbraio al 3% a metà del 2023.
Piazza Affari in rialzo in attesa delle nomine
Banche nuovamente protagoniste a Piazza Affari, con rialzi consistenti a partire da Unicredit +2,65%, Bper +1,91%, Banca Monte Paschi +1,68%, Intesa +0,72%.
Bene il risparmio gestito: Banca Generali +0,57%, Finecobank +0,56%, Azimut +0,43%.
In spolvero anche oggi la galassia Agnelli, a partire da Iveco +1,94% e Cnh +1,27%. Una spinta è venuta dai risultati trimestrali record di Volvo (+7,35% a Stoccolma), che ha sparso ottimismo su tutto il settore a livello europeo.
Si resta in attesa inoltre delle nomine del governo sulle partecipate pubbliche, molte delle quali oggi sono in rosso, come Poste -0,9%, Leonardo -0,66%, Eni -0,39%. È ancora in denaro invece Enel, +1,66%, su cui Jp Morgan ha alzato il prezzo obiettivo a 7,8 euro dal 7,6% precedente.
In fondo al listino è Stm -1,65%.
Spread stabile e tassi in rialzo
L’attesa di una Bce ancora in trincea contro l’inflazione pesa sui titoli di Stato della zona euro, che vedono tassi in rialzo. Il Btp decennale sale al 4,13% e il Bund di pari durata al 2,32%, mentre lo spread arretra a 181 punti base (-0,99%).
Sul primario il ministero dell’Economia ha collocato stamani un totale di 8,5 miliardi di Bot a 1 anno e a 4 mesi: 6,5 miliardi di euro di titoli a 12 mesi, con rendimento ai minimi da due mesi e al 3,390% da 3,613% di metà marzo. Collocati anche 2 miliardi di Bot con scadenza 14 luglio 2023.