Il bonus benzina diventa più oneroso sia per i datori di lavoro che per i dipendenti. Il motivo? Sul beneficio si dovranno versare i contributi. Lo prevede il decreto legge sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti approvato dalla Camera che conferma il bonus benzina anche per il 2023, ma stabilisce “l’esclusione dal concorso alla formazione del reddito del lavoratore, disposta dal primo periodo, non rileva ai fini contributivi”. Tradotto in parole povere: tasse no, ma contributi sì.
Bonus benzina: che cos’è
Il bonus benzina o bonus carburante è un contributo fino a 200 euro che le aziende possono decidere di concedere ai lavoratori dipendenti per aiutarli a contrastare gli effetti dell’aumento del costo dei carburanti, compreso quello delle ricariche dei veicoli elettrici, dovuto alla guerra in Ucraina e alla crisi energetica. Le regole in vigore fino al 31 dicembre 2022 prevedevano la non concorrenza al reddito per i bonus benzina o titoli analoghi per l’acquisto carburanti fino a 200 euro. Per importi superiori, invece, tutto il valore viene assoggettato a imposizione. Fino allo scorso anno, inoltre, sul bonus non si dovevano pagare i contributi previdenziali.
Bonus benzina: cosa prevedono le nuove regole per il 2023
Per il 2023 il bonus continuerà a non concorrere alla formazione del reddito. Tradotto: sarà ancora detassato. C’è un però. L’esonero “non rileva ai fini contributivi”, quindi su di esso si dovranno pagare i contributi. Datori di lavoro e dipendenti dovranno quindi applicare le relative trattenute, che per i primi ammontano a circa il 30%, per i secondi sono intorno al 9%. Trasformando le percentuali in numeri significa che se i datori di lavoro decideranno di concedere ai loro dipendenti il bonus benzina di 200 euro dovranno sborsarne circa 260. Per i lavoratori, invece, l’importo del bonus scenderà a circa 180 euro.
Secondo le previsioni contenute nella relazione tecnica del decreto, nel 2023 il bonus dovrebbe essere utilizzato da oltre 220mila persone, per un controvalore totale pari a 44,3 milioni di euro. Applicando un’aliquota marginale media del 30%, ciò dovrebbe comportare un minor gettito fiscale di 13,3 milioni di euro in termini di Irpef e di 1,1 milioni di euro in addizionali regionali e comunali. La stima è per calcolata sui numeri del 2022. Ora che sul bonus graveranno gli oneri contributivi, la situazione potrebbe essere molto diversa.