La guerra in Ucraina ha provocato un calo degli approvvigionamenti di gas e un’impennata vertiginosa dei prezzi delle commodity. Questi tre fattori, insieme, hanno innescato la crisi energetica globale tuttora in corso e hanno avuto un forte impatto sui conti e sulle strategie degli operatori energetici con minore riserve di liquidità e piccoli e medi produttori di energia. Quali sono stati invece gli effetti sulle principali utility italiane ed europee? Grazie in alcuni casi all’integrazione verticale tra produzione e vendita, e in altri alla limitata esposizione verso il rischio merchant e a una struttura di costi non influenzata dalle dinamiche delle commodity, queste realtà sono riuscite ad affrontare con successo la crisi, riuscendo a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e ad aumentare gli investimenti nella transizione energetica. Questa la fotografia del settore contenuta nel “Rapporto Utilities 2023-Le Utility di fronte alla crisi energetica: investimenti e performance economico-finanziarie”, realizzato da Agici in collaborazione con il team di Intesa Sanpaolo, e presentato in occasione del Convegno sulle Utility organizzato da Agici e Accenture.
Utility italiane: ricavi ed ebitda in crescita, giù gli utili
Nell’ultimo anno, i ricavi aggregati delle utility italiane sono aumentati di oltre il 49 per cento, passando dai 58,8 miliardi di fine 2021 agli 87,8 miliardi di fine 2022. “A incidere maggiormente sulla performance positiva sono i cluster Gruppi Energetici e Multiutility, con un incremento rispettivamente del 104% e del 32%, poiché beneficiano di una maggiore diversificazione del business e sono sottoposti a una minore volatilità dei ricavi”, spiega il rapporto, secondo cui anche gli operatori di rete registrano un aumento del fatturato, ma ben più contenuto e pari al 2,9%. Il motivo? In questo caso “il business risulta fondato su attività regolate con ricavi meno elastici rispetto alla variazione dei prezzi delle commodity”, spiega l’Agici.
Passando agli altri parametri finanziari, secondo le stime, il margine operativo lordo aggregato delle società italiane aumenta del 5,3% (+21,6% per i cluster Gruppi Energetici). Bene le multiutility, il cui ebitda aggregato registra una crescita del 3,8%. Minore, anche in questo caso, il risultato degli Operatori di Rete, per i quali si prevede un risultato sostanzialmente in linea con il 2021 (+1,8%). Infatti, se da un lato l’aumento generalizzato dei prezzi ha portato a maggiori ricavi da vendita di energia elettrica e gas, dall’altro ha comportato maggiori costi per la materia prima, si evince dal report. Calano invece del 7% gli utili, principalmente a causa delle difficoltà di pagamento dei clienti, dell’aumento della tassazione sugli extra-profitti, dell’incremento dei tassi di interessi. In particolare, la riduzione è prevista per i Gruppi Energetici (-24,9% rispetto al 2021) e Multiutility (-8%), mentre l’utile degli Operatori di rete è previsto in linea con il 2021.
E in Europa? Nel 2022 i ricavi delle utility continentali dovrebbero salire da 634,8 a 636,6 miliardi. Il motivo è presto detto: “all’incremento legato al rialzo della domanda e dei prezzi di commodity energetiche – chiarisce Agici – ha fatto da contraltare il deconsolidamento di Uniper dal bilancio di Fortum”.
Utility Italiane: 15 miliardi di investimenti nel 2022
Nonostante i colpi della crisi, nel 2022 le utility italiane hanno continuato ad investire, realizzando progetti per 15 miliardi di euro, 3 miliardi in più del 2021.
Sotto il profilo settoriale, il report stima per le multiutility un investimento complessivo di 5 miliardi di euro per il 2022 (+43%), destinato soprattutto all’ammodernamento delle reti elettriche, idriche e del gas, sviluppo delle rinnovabili ed efficientamento di industrie ed edifici sono stati i campi di intervento prioritari. Per i gruppi energetici invece gli investimenti sono saliti del 21% a 5,5 miliardi grazie soprattutto alle attività di sviluppo FER da fotovoltaico ed eolico, reti di distribuzione elettricità e gas e servizi energetici. Infine, per gli Operatori di Rete il rapporto stima un investimento complessivo di 4,1 miliardi, in aumento del 10% rispetto al 2021.
L’incremento degli investimenti ha riguardato anche gli operatori europei: nel 2022 sono state investite risorse pari a 96 miliardi, il 25% in più rispetto al 2021.
Le prospettive di crescita delle utility italiane ed europee
Secondo il rapporto, nel periodo 2022-25, i ricavi aggregati degli operatori italiani cresceranno dell’1,9% l’anno, passando da un totale di 48,2 miliardi nel 2022 a 51 miliardi nel 2025. Ottime le prospettive sugli investimenti, con le utility italiane che nel triennio 2023-2025 hanno pianificato investimenti per 53 miliardi, oltre 17 miliardi di euro l’anno. In particolare, le risorse programmate riguardano per il 26% le Multiutility, per il 42% i Gruppi Energetici e per il 31% gli Operatori di Rete.
Diverso il trend degli operatori europei: nel periodo 2022-2025 i ricavi dovrebbero scendere del 2,3% l’anno passando da circa 636,6 miliardi a circa 594,2 miliardi nel 2025, mentre gli investimenti programmati dovrebbero crescere da 189 a 215 miliardi di euro nel triennio 2023-2025. “In linea con il 2022, le priorità strategiche per i prossimi anni rimangono: decarbonizzazione e sviluppo di nuova capacità rinnovabile, interventi di espansione e manutenzione delle reti elettriche. A queste si aggiunge il crescente interesse per l’avvio di progetti innovativi dedicati alla produzione di idrogeno verde”, sottolinea il rapporto, secondo cui “nonostante le turbolenze che hanno interessato il settore energetico nel 2022, la salute economico-finanziaria delle principali Utility italiane ed europee è rimasta stabile e i relativi investimenti hanno continuato a incrementare, confermando le tendenze emerse negli anni precedenti”.
“Dopo la pandemia, le utility hanno dovuto affrontare gli impatti finanziari e industriali di una crisi energetica globale senza precedenti – afferma Marco Carta, amministratore delegato di Agici – A fronte di questa situazione drammatica le utility hanno dimostrato tutta la loro solidità e la capacità di rispondere alle sfide, garantendo la sicurezza delle forniture, continuando a investire sui territori e attuando misure per aiutare i consumatori più vulnerabili. Per il futuro, anche grazie al ruolo del Pnrr, le Utility italiane stanno accelerando il percorso verso la creazione di un sistema energetico sempre più resiliente, attento ai consumatori e ambientalmente sostenibile: è centrale che il Governo segua questo slancio e adotti tutte le misure per snellire le procedure e la burocrazia”, conclude Carta.