Frenano i mercati in vista del fine settimana. Pesa il pressing dei banchieri centrali, preoccupati soprattutto di spegnere l’euforia. La decisione della Russia di tagliare da marzo di 500.000 barili al giorno (il 5% della produzione) in risposta all’embargo su alcuni prodotti derivati spinge al rialzo il petrolio. Ma i segnali di cautela non offuscano la realtà maturata nei primi 40 giorni del 2023.
Borse: Milano +16% da inizio anno
Piazza Affari, a fine mattinata sotto di mezzo punto, si avvia comunque a chiudere con un consuntivo da favola, ai massimi da un anno attorno a 27.400 punti, alla quinta settimana positiva sulle ultime sei. Da inizio anno +16,0%, è il listino numero uno in Europa, comunque in grande spolvero.
L’indice Eurostoxx 50 si è spinto su nuovi massimi da gennaio 2022 (+12% da inizio anno prima della chiusura: L’indice Stoxx 600 è al nuovo top da aprile 2022 (+8,8%), il Dax40 di Francoforte e al livello più alto da Gennaio 2022 (+11,50%). Perfino l’indice FTSE 100 della Borsa UK si è spinto sui nuovi massimi storici grazie alla poderosa spinta di energetici e banche, +6% da inizio anno.
Borse: i motivi dei rialzi
Un rialzo prevedibile? Assolutamente no, se si rivedono le previsioni dei guru di inizio gennaio, tutti avevano previsto una partenza all’insegna della prudenza, prima di un possibile allungo in estate. Il Toro, come quasi sempre, ha anticipato la svolta, cogliendo in contropiede una larga fetta di investitori. Ma, come diceva Gianni Brera, solo chi si azzarda a far pronostici sbaglia. E, tanto per rifarci ad un altro famoso detto di un uomo di sport, vale la pena citare Yogi Berra, allenatore mito del baseball Usa; “Ricordati che la partita finisce solo quando è davvero finita”. Ovvero, fuor di aforisma, quale credibilità merita il balzo in avanti dei mercati? Si mantengono le posizioni puntando ai massimi? Oppure il mercato ha corso troppo in preda all’euforia e ora assisteremo ad un ritorno di volatilità? Sono queste le domande che sicuramente tanti investitori si stanno facendo soprattutto sul mercato europeo, tipicamente meno efficiente di quello americano e che già ha dato parecchio.
Il propellente iniziale al rialzo è arrivato dal calo verticale dei prezzi del gas, fenomeno che potrebbe proseguire a mano a mano che cresce la disponibilità delle scorte e l’entrata in funzione dei rigassificatori, a partire dal Nord Europa.
Il secondo elemento positivo riguarda i tassi di interesse. I mercati sono convinti che i rialzi, scattati progressivamente dal luglio scorso, sono agli sgoccioli. Più in Usa, dove la corsa al rialzo si fermerà probabilmente prima del 6%, che in casa Bce dove, dopo il prossimo rialzo di mezzo punto annunciato per marzo, i “falchi” invocano nuove restrizioni.
Ma Christine Lagarde non ha preso impegni specifici a partire da maggio. Al contrario, i mercati hanno scommesso sulla tendenza al ribasso dei rendimenti, a partire dai Btp, in linea con la previsione di un calo dell’inflazione, di cui si avvertono i primi segnali.
Pioggia di utili per banche ed energia
In questo quadro i listini a maggior rischio, Milano in testa, hanno potuto approfittare del quadro più favorevole. Vale in particolare per il comparto bancario, a partire da Unicredit che ha approfittato dei vantaggi di un bilancio “leggero” sul fronte degli impieghi ma forte di un eccesso di capitale con cui premiare i soci. L’aumento dei tassi ha fatto il resto, favorendo utili record per la maggior parte degli istituti europei, liberi di distribuire cedole e buy back dopo i vincoli degli anni della pandemia.
Non meno importante la pioggia di utili dei titoli legati all’energia. Non solo le Big Oil (Eni viaggia verso i 17 euro un attesa del collocamento di Plenitude) ma anche il settore dell’oil equipment in piena ripresa dopo la fase di incertezza legata alla pandemia: non a caso Saipem e Tenaris sono stati grandi protagonisti negli ultimi mesi. Al treno del rialzo si è agganciato stamane anche il carro dell’Enel, tornata ad essere la prima capitalizzazione di Piazza Affari.
Tutti i titoli sotto osservazione
L’elenco dei titoli sotto osservazione è però davvero consistente e promette di allungarsi ancora a mano a mano che le trimestrali confermano la sensazione che l’economia europea abbia retto all’impatto con la stretta meglio del previsto.
È di oggi la performance stellare di Iveco +14%, già in rally nel trimestre con guadagni superiori al 30%: la controllata di Exor, ormai assieme a Ferrari una delle poche trattate a Milano e non ad Amsterdam (chissà fino a quando), ha chiuso il 2022 con un aumento dei ricavi del 14% a 14,16 miliardi di euro meglio delle attese. Ebit rettificato a 424 milioni di euro, cento milioni sopra le stime. La società prevede per il 2023 un utile operativo compreso tra 550 e 590 milioni, molto meglio delle attese.
Rialzano la testa anche gli altri industriali, da Stm e Leonardo (ai massimi da giugno), così come il settore fashion che annusa aria di nuovo business in Cina. E così via.
La marcia del Toro, insomma, sembra poggiare su basi relativamente solide. Non è affatto detto che un “cigno nero” in arrivo dal fronte ucraino piuttosto che una levata di scudi dei banchieri centrali possa interrompere la tendenza al rialzo. Ma questa potrebbe essere una buona opportunità di rientro per i ritardatari.
In questa cornice stupisce che sia assai più lungo l’elenco dei delisting rispetto a quello delle matricole. Ma proprio ieri Piazza Affari ha celebrato il primo ingresso del 2023: Eurogroup Lamination ha esordito sul mercato con un rialzo del 5%. che avvicina la matricola di Baranzate ad una valutazione vicina al miliardo.
Un messaggio di buon augurio per la folta pattuglia di small caps del listino Egm, da cui potrebbero arrivare le vere sorprese del 2023, anno per ora fausto.