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Bce: le banche europee sono solide, via libera alla distribuzione dividendi ma 24 rimandate sugli Npl

La Vigilanza Bce, dopo anni di inni alla prudenza, si è dimostrata più morbida rispetto alla distribuzione dei dividendi, stimati nel 51% degli utili lordi . Critiche su alcuni organi di gestione

Bce: le banche europee sono solide, via libera alla distribuzione dividendi ma 24 rimandate sugli Npl

Non tutto il male vien per nuocere: la stretta monetaria della Bce con il suo rialzo dei tassi non solo è risultato un toccasana per le banche del Vecchio Continente che hanno così aumentato la loro redditività sul capitale e generato patrimonio. Ma proprio questi miglioramenti patrimoniali consentiranno alle banche di tornare a distribuire dividendi.

La buona notizia è data di fatto dalla stessa Vigilanza della Bce osservando i risultati degli Srep 2022, il Supervisory review and evaluation process, cioè i requisiti individuali per le banche europe: esse hanno “solide posizioni patrimoniali e di liquidità” dice l’istituto di Francoforte che promuove “i piani e le traiettorie del capitale”, tutti “virtualmente compatibili con la distribuzione pianificata dei profitti” stimati nel 51% degli utili lordi del 2022.

“Sono stati esaminati i profili patrimoniali prospettici delle banche, riscontrando che praticamente tutti sono compatibili con le distribuzioni previste”, ha rilevato il presidente della Vigilanza Bce Andrea Enria alla presentazione dei risultati Srep. Soltanto “in un numero limitato di casi” le banche europee hanno ridotto le cedole dopo il colloquio con i supervisori. “Alcune banche che pianificano distribuzioni consistenti hanno oculatamente scelto di scaglionare diverse tranche dei programmi di riacquisto di azioni proprie nel corso dell’anno, per rimanere flessibili rispetto agli andamenti macroeconomici” ha aggiunto Enria.Alcuni istituti come Intesa Sanpaolo, Unicredit e Bnp Paribas hanno avviato piani di buyback oltre ai dividendi.

La Bce temeva uno shock che non c’è stato e ora allenta la corda

Durante la fase più grave della pandemia covid-19 la distribuzione dei dividendi da parte delle banche era stata bloccata in modo universale, fino al 30 settembre 2021. Con la successiva crisi bellica, non ci sono stati provvedimenti simili da parte della Bce, ma la Vigilanza si era più volte espressa in termini di assoluta prudenza nel considerare i dividendi. Le osservazioni del nuovo documento, di fatto, sono più distensive.

Le banche europee hanno resistito senza problemi allo scossone della guerra in Ucraina dimostrandosi solide e ben posizionate, dice il rapporto Srep della Vigilanza di Francoforte, grazie al fatto che vi sono arrivate con una maggiore dotazione di capitale e minori crediti deteriorati rispetto alla situazione del 2014, dice il rapporto. Nonostante il peggioramento delle prospettive nel corso dell’anno, l’aumento dei tassi di interesse ha infatti portato a un miglioramento della redditività (arrivata alla doppia cifra, secondo gli ultimi dati) e della generazione di capitale, dice Francoforte.
In media, le banche hanno mantenuto solide posizioni patrimoniali e di liquidità, con la stragrande maggioranza che detiene più capitale rispetto ai livelli dettati dai requisiti patrimoniali e dagli orientamenti derivanti dal precedente ciclo Srep. In particolare gli istituti italiani, risultano in linea con la media Ue. Anche i punteggi risultano sostanzialmente stabili e per il 2023 la Bce ha deciso di mantenere invariate le richieste di capitale dopo l’aumento deciso l’anno scorso.

Il punteggio Srep è rimasto invariato nel 202 rispetto all’anno prima

Nel dettaglio, il punteggio Srep complessivo medio è rimasto sostanzialmente invariato, con il 92% delle realtà interessate che ha ricevuto la stessa valutazione complessiva del 2021. Secondo la Bce “la media ponderata dei requisiti di Pillar 2 fissati per il capitale complessivo è rimasta in linea con i criteri fissati negli anni precedenti, al 2% delle attività di rischio ponderate (Rwa)”. I requisiti individuali sono rimasti invariati all’1,1%, quelli complessivi sono saliti in media dal 14,7% al 15% (e dal 10,4% al 10,7% in termini di capitale Cet1, contro una media detenuta del 14,7%) soprattutto a causa dell’impatto delle politiche macroprudenziali delle autorità nazionali. Secondo i dati al terzo trimestre 2022, solo una banca si trovava sotto i requisiti complessivi: Mps che però nel frattempo si è riportata sopra la soglia grazie all’aumento di capitale.

In Europa 24 banche non hanno soddisfatto i criteri di copertura Npl

Lo Srep 2022 ha mostrato inoltre che “per esposizioni deteriorate, 24 banche non hanno soddisfatto le aspettative di copertura relative a crediti deteriorati (npl) concessi prima del 26 aprile 2019” e ad esse la Bce ha allora applicato una maggiorazione di capitale (add-on). Enria si è detto “sorpreso” per questa mancanza e ha spiegato che le 24 banche hanno preferito una maggiorazione Srep (che può essere colmata anche con capitale non Cet1) rispetto alle rettifiche con deduzione patrimoniale integrale. In ogni caso il problema sarà risolto nel tempo perché è previsto l’obbligo legislativo (secondo il calendar provisioning) di svalutare gli npl dopo aprile 2019 che gradualmente aumenteranno rispetto agli altri. La carenza aggregata degli accantonamenti è pari a 7 punti base di capitale.

Scendono le esposizioni deteriorate al livello più basso dall’inizio del rilevamento Bce nel 2015

In generale, il volume delle esposizioni deteriorate detenute dalle banche significative è comunque sceso a 349 miliardi di euro entro la fine di settembre 2022, il livello più basso da quando i dati di vigilanza sulla categoria sono stati pubblicati per la prima volta nel 2015.
Il rapporto medio Npe ha continuato la sua tendenza al ribasso, raggiungendo un nuovo minimo dell’1,8% nel terzo trimestre, trainato da questa diminuzione dello stock di non performing exposuers e dalla continua crescita del credito.

Bce richiede maggior capitale se c’è elevata leva finanziaria

Una maggiorazione di capitale è stata inoltre prevista per alcune banche con esposizioni molto elevate a operazioni con leva finanziaria. In particolare la Vigilanza ha definito per quattro banche misure qualitative a causa del rischio di leva finanziaria eccessiva.
In generale sono emersi segnali di un rischio di credito “latente” secondo Bce: sebbene l’incidenza delle esposizioni nello stadio 2 si sia mantenuta al di sopra dei livelli precedenti la pandemia, la copertura è scesa al di sotto dei livelli pre-Covid per molte banche europee.

Timori per l’inadeguatezza degli organi di gestione in alcune banche europee e per la sicurezza IT

La Vigilanza Bce ha anche spiegato in una nota che “dai risultati sulla governance interna sono emersi alcuni timori sull’efficacia e la composizione degli organi di gestione, la loro adeguatezza complessiva e il ruolo di controllo”. Le principali preoccupazioni riguardano la gestione dei rischi, con alcune banche che sono “poco chiare sul proprio appetito per il rischio e hanno procedure inadeguate nel valutare e gestire i rischi climatici e ambientali”.

Con la guerra in Ucraina che si è accompagnata a un aumento dei rischi sull’infrastruttura informatica e di attacchi cibernetici, la Vigilanza lamenta inoltre la presenza di “sistemi IT frammentati e non armonizzati con conseguenze per l’aggregazione dei dati e il reporting”.
In particolare segnala altri rischi evidenziati riguardo l’aggregazione dei dati, il clima, gli attacchi cibernetici e l’esposizione diretta e indiretta alla Russia. Sulla digitalizzazione la Bce ha in particolare avviato un progetto di raccolta di conoscenze in tutto il settore per monitorare l’avanzamento della trasformazione digitale e l’adeguamento dei modelli di business. Riguardo a un possibile credit crunch, Enria ha riconosciuto il peggioramento “piuttosto importante” degli standard creditizi: la riduzione dei volumi dei prestiti inciderà sui margini di interesse che comunque sono attesi nel complesso in crescita”.

Infine, il capo della Vigilanza è tornato a ribadire che, dopo il rallentamento di questi due anni, sarà “inevitabile” la ripresa delle aggregazioni, anche transfrontaliere.

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