La Regione Lombardia si consegna alla giunta che verrà scelta dai cittadini alle elezioni del prossimo 12 e 13 febbraio con un piatto ricco di Pil, lavoro, manifattura, esportazioni addirittura migliori di quelli di paesi come Francia e Germania. Un piatto che negli ultimi anni ha anche fatto da traino per l’economia dell’intero paese e proprio per questo il prossimo governo regionale avrà doppia responsabilità.
I piatti ricchi fanno gola, ma bisogna anche esserne all’altezza. Anche perché non pochi sono i problemi in agguato, e d’altra parte ci sono lati molto deficitari, come la gestione della sanità e dell’ambiente, e sono proprio quelli che più fanno capo, non solo a imprenditori e cittadini, ma proprio all’ente pubblico che da 28 anni propone la stessa ricetta.
Le industrie, il terziario ma anche, sorprendentemente, il settore agroalimentare, sono i settori che più caratterizzano la Lombardia e che sono riusciti a riprendersi nel 2022 dalle perdite del periodo pandemico. In questi ultimi mesi a colpire sono però arrivati inflazione, caro-energia e incertezza per la situazione geopolitica internazionale, e gli effetti si iniziano già a sentire. Quello che le prime indicazioni mostrano per l’attività lombarda del 2023 è che non ci sarà certo una recessione, bensì probabilmente un rallentamento che potrebbe anche essere meno pesante delle attese. Ma segnali di pericolo ci sono: “A partire dal secondo trimestre dello scorso anno” dice Bankitalia nel suo dossier sulle Economie regionali pubblicato lo scorso novembre, “si conferma un indebolimento delle componenti di fondo dell’economia lombarda e il peggioramento del clima di fiducia di imprese e famiglie prefigura un deterioramento della congiuntura”.
Lombardia ancora traino dell’economia nazionale
Dopo la profonda crisi del periodo pandemico, le stime vedono la Lombardia crescere nel 2022 del 4,3% secondo Assolombarda e Prometeia, più di quanto si stimi possa crescere l’Italia: secondo l’ultimo dato Istat infatti il Pil nazionale dovrebbe vedere una crescita del 3,9% nel 2022 rispetto al 2021, dato risultato superiore alle prime indicazioni del governo di un +3,7%. Per il prossimo anno, Assolombarda, nel suo ultimo “Booklet Economia”, ha già rivisto la sua stima per il Pil lombardo a +0,6%, la stessa di Pormeteia, dalla stima dell’autunno scorso limitata a un +0,3%.
“È la Lombardia a guidare la crescita nazionale: se il Pil italiano supera le attese, come abbiamo visto dagli ultimi dati, molto probabilmente sarà così anche per la regione lombarda e quindi potremmo anche vedere un Pil intorno al 4,6% per il 2022 e poco sotto all’1% per il 2023” è il calcolo di uno strategist di una banca italiana. Il Pil lombardo risulta sopra ai benchmark nazionali (+2,3% Emilia-Romagna, +0,7% Veneto, +0,2% Piemonte) ed europei (+0,5% Bayern, -0,3% Baden-Württemberg, -2,3% Cataluña) secondo Assolombarda . L’espansione, secondo il braccio lombardo di Confindustria, è stata trainata dalle costruzioni (+10,4% la crescita annua del valore aggiunto) e dai servizi (+4,9%), con un contributo positivo anche dall’industria (+1,2%).
Il Pil lombardo vale 1,8 volte quello del Portogallo, 2,2 volte quello della Grecia e 2,7 volte quello dell’Ungheria, che ha all’incirca gli stessi abitanti della Lombardia.
La Lombardia ha un reddito pro capite che supera del 35% la media europea, trainata da uno sviluppo industriale che l’ha fatta entrare nella rete internazionale dei Quattro Motori per l’Europa, insieme a Baden-Wurttemberg, Rhone Alpes e Catalogna.
“Il Pil lombardo rallenterà nel 2023, ma vedremo comunque una crescita, seppur lieve” dice il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada. “In questo inizio di anno, migliorano le previsioni legate all’economia del territorio, con i dati che ci restituiscono segnali positivi in termini di fiducia per il prossimo futuro”.
Quello che l’industria auspica. Parla Spada
“Quello che serve ora” dice Spada, “è dare un impulso positivo a una regione che è il motore della crescita dell’intero Paese e che, attraverso le filiere, impatta sull’intero tessuto economico nazionale. Occorre, in primis, sviluppare una politica industriale volta a rafforzare l’innovazione nel manifatturiero, così come è fondamentale completare le infrastrutture strategiche nei modi e nei tempi previsti, con particolare riferimento alle opere legate al Pnrr e alle Olimpiadi di Milano-Cortina. Le imprese ci sono e auspicano di poter rafforzare il modello vincente di collaborazione pubblico-privato che contraddistingue, da sempre, il sistema-Lombardia”.
Quasi tutti i settori produttivi lombardi si sono ripresi dal Covid
La crescita nel dopo Covid è stata sostenuta per quasi tutti i settori produttivi, ma in particolare per i settori dell’abbigliamento, delle calzature e del tessile, quelli che avevano più risentito delle restrizioni. A questi seguono l’alimentare, la gomma-plastica, la chimica e farmaceutica e la siderurgia. Assolombarda rileva che l’industria lombarda si differenzia dall’Italia che rimane ferma (+0,1% la produzione tendenziale): rispetto a prima del Covid, l’attività manifatturiera lombarda è cresciuta dell’11,3%, quella italiana è a +2,4% e, in entrambi i casi, resta molto ampio il differenziale con la produzione tedesca e francese, a -3,7 e -2,7 punti percentuali”. Secondo i dati di Unioncamere Lombardia, la produzione manifatturiera è aumentata del 7,6% nei primi nove mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2021, con un grado di utilizzo degli impianti salito a un livello storico del 77,9%.
La decelerazione 2023 mostra i primi indizi
Il rallentamento della crescita economica nel 2023 rispetto all’anno passato trova conferma nei dati di gennaio del clima di fiducia del manifatturiero che, pur in leggera crescita rispetto a dicembre, rimane nel Nord-Ovest su livelli inferiori a quelli registrati tra metà 2021 e metà 2022. Tra i fattori che vengono considerati come un “freno” alle esportazioni il fattore “prezzi e costi”, che raggiunge la percentuale record del 30%.
Gli industriali, seocno quanto riporta anche Bankitalia, lamentano alcuni ostacoli alla produzione come insufficienza di impianti e materiali, insufficienza di domanda, scarsità di manodopera. In controtendenza rispetto al quadro che emerge per l’industria, il settore dei servizi a inizio 2023 rileva, invece, un aumento del clima di fiducia, sia in Italia sia nel Nord-Ovest, recuperando la discesa registrata nella seconda metà del 2022.
Il comparto edile, le opere pubbliche e le risorse del Pnrr
Nel comparto edile l’espansione dell’attività è nel corso del 2022 e secondo il sondaggio Bankitalia, circa il 40% delle imprese si aspetta un ulteriore incremento nel 2023.
La produzione nel comparto delle opere pubbliche beneficerà, nei prossimi anni, degli investimenti attivati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e dal Piano Nazionale Complementare (PNC). Le risorse assegnate agli enti territoriali lombardi a metà ottobre risultavano a 6,6 miliardi (l’11,8% del totale nazionale), indirizzati principalmente a interventi per favorire la tutela del territorio, la riqualificazione urbana e la qualità dell’abitare.
Passata la paura del virus ritorna il turismo
Archiviate le misure di contenimento della pandemia, sono tornati i turisti in Lombardia, soprattutto gli stranieri. “Vi è stato un forte aumento dei turisti negli esercizi ricettivi della regione nel primo semestre dell’anno” dicono i dati provvisori di Polis Lombardia, “con arrivi e presenze più che raddoppiati, soprattutto di viaggiatori stranieri”. Secondo Bankitalia, il 65% delle imprese del settore ha registrato un aumento del fatturato nei primi 9 mesi del 2022 rispetto al corrispondente periodo del 2021 e circa la metà si aspetta di incrementare le vendite nei prossimi sei mesi.
L’export lombardo ai massimi: batte i competitor europei
Nel primo semestre 2022 l’export lombardo è cresciuto del +22,1% rispetto allo stesso periodo del 2021, per un bilancio complessivo record di 80,7 miliardi di euro, rileva Assolombarda nel suo studio di novembre, mostrando il paragone con altri paesi: Baden-Württemberg +16,9%, Bayern +9,3%, Cataluña +16,6%, Auvergne-RhôneAlpes +16,5%. Le vendite verso la UE a 27 sono salite più della media (24,9%), soprattutto per il contributo di quelle dirette ai paesi più grandi dell’Unione (Germania, Francia, Spagna e Polonia). La crescita nei paesi esterni alla UE (18,8%) deriva in particolare dai flussi verso gli Stati Uniti e la Svizzera. Le esportazioni verso la Cina sono aumentate in misura molto limitata, quelle verso la Russia e l’Ucraina (meno del 2% del totale regionale) sono diminuite rispettivamente del 17,2 e del 40,1%, dice Bankitalia. La crescita delle esportazioni lombarde ha riguardato tutti i comparti di specializzazione regionale, ma in particolare da metallurgia, tessile, abbigliamento, calzature, elettronica, chimica e alimentare, con previsioni anche in questo caso di aumento nei prossimi mesi.
La forza dell’export lombardo si rileva anche dal Monitor sui distretti industriali redatto da Intesa Sanpaolo. “La Lombardia ha visto una crescita del 25% rispetto ai primi nove mesi del 2019″ Fabrizio Guelpa, responsabile del Monitor. “Proprio in Lombardia è presente una gamma molto rappresentativa di distretti industriali: metallurgia, moda, mobili, e agroalimentare. “Alcuni hanno visto un andamento particolarmente brillante in Lombardia: quello della metallurgia bresciana per esempio, che per altro ha più risentito del rialzo dei prezzi, nei primi nove mesi del 2022 ha visto una crescita del 32% rispetto allo stesso periodo 2021″.
Il lavoro: il tasso di disoccupazione è sceso al 5,3% contro l’8,4% del dato nazionale
Nella prima parte del 2022 il mercato del lavoro regionale ha mostrato nuovi segnali di miglioramento, dice Banca d’Italia, grazie a un sensibile aumento degli occupati, anche se i livelli del 2019 non sono stati ancora pienamente recuperati. Il ricorso agli ammortizzatori sociali è sceso in maniera marcata, tornando quasi sui livelli precedenti la pandemia, e il numero dei disoccupati è diminuito. Secondo i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, nel primo semestre del 2022 gli occupati in Lombardia sono saliti del 2,9%, proseguendo la dinamica favorevole iniziata nel secondo trimestre del 2021. Rispetto al primo semestre del 2019, i livelli occupazionali erano ancora inferiori dell’1,3%. Il numero di occupati è cresciuto soprattutto nei comparti legati al commercio, all’alloggio e alla ristorazione (8,5%), che avevano subito in misura maggiore gli effetti della crisi, e nelle costruzioni (6,5%). L’incremento ha riguardato sia i lavoratori autonomi, sia quelli dipendenti, ed è stato di entità maggiore per gli uomini. Il tasso di occupazione è salito al 67,7% (contro il 59,8% dell’Italia), 2,1 punti percentuali in più rispetto al primo semestre del 2021 (era al 68,5% nel corrispondente periodo del 2019). Il tasso di disoccupazione è sceso al 5,3% contro l’8,4% dell’Italia, un valore inferiore di mezzo punto percentuale rispetto a quanto registrato nel primo semestre del 2019.
Evidenze sull’andamento positivo dell’occupazione sono fornite anche dal sondaggio della Banca d’Italia: il 32% delle aziende lombarde prevede un aumento nell’anno dei propri dipendenti rispetto al 2021. Ma secondo Prometeia, anche il mercato del lavoro è visto subire flessioni in Lombardia. “Nel 2023 il graduale esaurirsi della spesa per investimenti pubblici e le incertezze nei mercati finanziari e il rialzo del costo del denaro porta ad una notevole attenuazione della dinamica economica con riflessi anche sul mercato del lavoro” dice l’istituto di ricerca.
Mercato immobiliare alle stelle
Dove c’è attività e lavoro c’è la necessità di abitazione. E in Lombardia il mercato immobiliare è esploso negli ultimi mesi. E anche i prezzi, in particolare a Milano.
“Il mercato immobiliare ha continuato ad espandersi, dice Bankitalia, le transazioni per l’acquisto di abitazioni sono aumentate dell’8,4% in un anno e le quotazioni sono salite del 6,4%. Nel comparto non residenziale, gli scambi di immobili sono cresciuti del 13,4%, mentre i prezzi sono aumentati dell’1,2%.
Consumi delle famiglie e inflazione
I consumi delle famiglie lombarde dovrebbero continuare a crescere in termini reali, beneficiando del miglioramento del mercato del lavoro, secondo le previsioni della Svimez elaborate la scorsa estate. Ma ”l’andamento dovrebbe risultare meno intenso rispetto al 2021 sia per il peggioramento del clima di fiducia dei consumatori dopo lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, sia per il rialzo dei prezzi al consumo avviatosi nel corso del 2021”. Nei primi nove mesi dell’anno, l’incremento dei prezzi in regione sui dodici mesi è passato dal 4,1% di gennaio all’8,4% di settembre, sospinto soprattutto dall’aumento della componente legata all’abitazione e alle utenze (30,4% in settembre)
A chi è andato il reddito di cittadinanza
In Lombardia il numero di nuclei percettori del Reddito di cittadinanza (RdC) o della Pensione di cittadinanza (PdC) è diminuito a circa 82.000 (da 104.000 nello stesso periodo dell’anno precedente). Le famiglie beneficiarie di queste misure rappresentano l’1,8% di quelle residenti in regione (l’incidenza era pari al 4,5 nella media nazionale, secondo dati Bankitalia.
La Lombardia che non ti aspetti
La Regione non è “quella dell’industria e del terziario”. La Lombardia, è anche, sorprendentemente, la prima regione agricola d’Italia. Nel territorio lombardo, si produce il 37% del latte italiano, il 42% del riso italiano, il 40% dei prodotti suinicoli italiani. È prima anche per superficie dedicata all’agricoltura, le cui attività coprono il 69% del territorio.
Ampi spazi di miglioramento da salute e ambiente
Ma non basta. A fronte di molti aspetti positivi, la Lombardia ha un grave ritardo sul piano della transizione ecologica e della tutela dell’ambiente e della salute.
Innanzitutto per la sanità, per la quale il modello fin qui utilizzato ha spinto soprattutto verso la sanità privata e ha introdotto le logiche della sanità privata in quella pubblica, con sempre meno attenzione alla medicina di famiglia. Da più voci si sollecita un riequilibrio, regole d’ingaggio diverse e una riforma che coinvolga il mondo medico, degli infermieri, il terzo settore, gli enti locali, le università.
L’inquinamento è l’altro grave problema. La Lombardia è la regione più inquinata d’Europa, secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, e in questi 28 anni di gestione con lo stesso indirizzo, gli interventi, tra indecisioni e negazionismo, sono stati dei soli palliativi.
Per l’elevata presenza di PM10, a causa dell’alto numero di industrie, ma anche per le sue condizioni meteorologiche e geografiche, la Lombardia si porta sulle spalle ben quattordici procedure d’infrazione Ue. Non solo, ma la Ue ha bocciato la Regione anche per le acque reflue, per il biossido di azoto e per l’attuazione della direttiva balneare. In compenso, la città di Milano, anche per l’allontanamento dal centro dei poli industriali, ha perso molto di quello smog che la caratterizzava, e anche la sua proverbiale e stereotipata nebbia è sempre più rara, ma questo evidentemente non basta.