Nel 2022 i crediti deteriorati sono cresciuti per la prima volta in dieci anni. Ma il peggio è che ci si attende un ulteriore aumento degli Npl (Non Performing loans) anche per l’anno in corso, prima di arrivare a una flessione nel 2024. Di qui la richiesta dell’Abi al governo di immaginare nuove misure a sostegno della ristrutturazione del debito delle imprese.
Lo scorso anno il tasso di deterioramento delle aziende italiane è aumentato toccando una percentuale del 2,3% (contro il 2% del 2021) e nel corso di quest’anno quel livello aumenterà per arrivare a una soglie del 3,8 per cento. Si tratta di un’inversione di tendenza dopo una costante riduzione che durava dal 2012.
Il trend è fotografato dall’Outlook Abi-Cerved 2022-24, un report che Abi e Cerved realizzano periodicamente sulle stime dei flussi dei nuovi crediti deteriorati delle imprese (dati che oltre alle sofferenze includono anche i crediti che le banche devono classificare come inadempienze probabili o crediti scaduti). Secondo l’analisi, il peggioramento della qualità del credito risente dell’indebolimento della domanda a cui si associa una cospicua spinta inflattiva delle materie prime e del caro energia. Inoltre, il costante innalzamento dei tassi d’interesse da parte della Bce ha incrementato il costo del debito per le imprese, che a causa del quadro instabile non riescono a pianificare correttamente le azioni e non fruiscono più delle misure di sostegno al credito adottate durante la pandemia, ora solo parzialmente sostituite.
Dall’estate scorsa è iniziato il peggioramento
L’Outlook spiega che nel secondo semestre c’è stata un accelerazione del deterioramento del credito, con un valore medio stimato attorno al 2,52%, dunque in crescita rispetto ai valori diffusi dalla Banca d’Italia a fine giugno. “A giugno 2022 il numero di contratti deteriorati per le società non finanziarie cresce dello 0,5% su base annua (+0,14% sul trimestre)” dice lo studio. “Anche l’importo dei crediti deteriorati segna un lieve incremento (+0,25% su base annua). I dati consolidati del 2021 segnano il primo aumento su base annuale dell’importo di nuovi prestiti in default originati da crediti a imprese dal 2013 (il 2021 presenta un +12% rispetto al 2020). Il trend prosegue nel 2022; gli ultimi dati di giugno 2022 mostrano un numero di prestiti in default già maggiore del totale 2021 (15,8 mila contro 14,3 mila), ed un valore di prestiti in default di 10,5 miliardi, già quasi pari al valore osservato a fine anno nel 2021 (10,8 miliardi)”.
Ancora tensioni nel 2023, prima di migliorare nel 2024
Per quanto riguarda il 2023 “si prevede un incremento del tasso di deterioramento del credito alle imprese al 3,8%, un livello che non si raggiungeva dal 2017. Il dato è poi previsto in discesa nel 2024, al 3,4 per cento. Nonostante la crescita attesa nel biennio 2023/24 il tasso di deterioramento del credito resta però ben lontano dai preoccupanti picchi registrati nel corso della crisi sovrana (7,5% nel 2012)“.
Le richieste dell’Abi al governo
“Il previsto rallentamento del ciclo, le tensioni geo-politiche e il rialzo dei tassi di interesse, determineranno da quest’anno una crescita del rischio di credito che, seppur pienamente gestibile dalle banche, interrompe il lungo processo di discesa iniziato nel 2012” ha sottolineato il direttore generale dell’Abi Giovanni Sabatini, commentando il report. “L’inversione della tendenza è un segnale che conferma l’esigenza di interventi volti a facilitare la ristrutturazione dei crediti e, in generale, di misure a tutela della sostenibilità del debito delle imprese, aumentato per effetto della pandemia” ha concluso.