La rivoluzione verde di Open Fiber parte dal Lazio. È stato inaugurato a Castelnuovo di Porto (in provincia di Roma) il primo impianto per produrre energia verde al servizio della rete a banda ultra larga nell’ambito di Open Fiber Green. Il progetto spiega un comunicato prevede l’installazione di pannelli fotovoltaici con i quali sarà possibile produrre energia elettrica verde al servizio dei siti tecnologici, pari a circa il 60% del loro fabbisogno. I siti PCN sono gli snodi della rete di Open Fiber sul territorio. Il PCN (Punto di Consegna Neutro) di Castelnuovo di Porto produrrà oltre 6.000 kilowattora l’anno, che equivalgono alle emissioni assorbite in un anno da circa 5.600 metri quadri di foresta.
“Castelnuovo di Porto è solo la prima tappa di un progetto in grado di portare grandi benefici, in termini di sostenibilità e riduzione diretta dell’impatto ambientale dovuto al consumo di energia da fonti fossili – ha dichiarato la presidente di Open Fiber Barbara Marinali -. Il cambiamento climatico e la recente crisi energetica hanno reso ancor più evidente la necessità di accelerare nella transizione verso le rinnovabili per la salvaguardia dell’ambiente e dell’economia. Con il progetto Open Fiber Green intendiamo dare un contributo a partire dalle nostre centrali, distribuite sull’intero territorio nazionale”.
Il Progetto all’insegna dell’energia green di Open Fiber
Il progetto, condiviso con Infratel – concessionario pubblico che gestisce il piano BUL – porterà importanti benefici in termini di riduzione degli impatti ambientali dovuti ai consumi di energia, e vedrà, nei prossimi anni, l’installazione di impianti fotovoltaici in circa 650 siti all’interno dei comuni delle aree bianche, per un totale installato di 3,5 megawatt. Quando tutti gli impianti saranno in funzione, i PCN di Open Fiber consentiranno ogni anno un risparmio di circa 1,7 milioni euro sul costo dell’energia e un taglio delle emissioni di circa 2.100 tonnellate di CO2.
“Open Fiber sta realizzando una rete in fibra ottica in tutto il Paese: città grandi e medie, borghi, zone industriali”, conclude la nota. Così l’Italia sarà in grado di superare il digital divide e le disuguaglianze tra i territori, permettendo la crescita economica e la ripopolazione dei piccoli comuni.