La stagione delle grandi nomine, che avrà il suo clou in primavera con la scelta dei vertici dei maggiori gruppi pubblici italiani (da Eni ed Enel a Poste, Terna e Leonardo), è di fatto già cominciata e il Governo di centrodestra non nasconde l’ambizione di praticare lo spoil system a mani basse. Punta a nominare manager di sua fiducia al posto di gran parte di quelli in carica, a suo tempo scelti dai governi di centrosinistra o dai governi Conte. La fedeltà politica viene prima della competenza? Non è una sorpresa nelle imprese pubbliche.
In palio ci sono almeno 70 poltrone e, come ha fatto intendere anche la premier Giorgia Meloni nella conferenza di fine anno, il primo obiettivo del nuovo Governo è il cambio della guardia alla Direzione Generale del Tesoro, accusata di aver gestito male dossier del calibro della rete Tim e della privatizzazione di ITA Airways e di non fornire la necessaria collaborazione all’Esecutivo. Salvo colpi di scena, la poltrona del Direttore Alessandro Rivera sembra la prima a dover saltare. Ma non sarà l’unica: in bilico ci sono anche due alti dirigenti vicini ai Cinque Stelle, e cioè Pasquale Tridico, Presidente dell’Inps, e Marcello Minenna, Direttore generale delle Dogane. “A casa i signor NO” ha sentenziato senza mezzi termini il ministro della Difesa, Guido Crosetto, considerato molto vicino alla Meloni e di solito tra i più ragionanti.
NOMINE: PERCHE’ IL BERSAGLIO E’ SOPRATTUTTO LEONARDO E PERCHE’ PROFUMO E’ NEL MIRINO
Ma il bersaglio grosso della stagione delle nomine è, come si diceva, quello di primavera e riguarda il rinnovo degli incarichi di vertice dai grandi gruppi quotati. Nel mirino c’è soprattutto Leonardo e c’è il suo attuale Ad, l’ex banchiere di successo Alessandro Profumo. Le ragioni sono semplici e sono ragioni di potere e ragioni politiche: conquistare Leonardo significa gestire un gruppo internazionale che ha un fatturato di circa 15 miliardi di euro, che distribuisce appalti e commesse di grande importanza e che dà lavoro a 50 mila dipendenti. Ma nell’immaginario populista del centrodestra colpire Profumo ha anche altre valenze, tutte politiche: dà l’impressione di attaccare i cosiddetti poteri forti, di mettere in croce le banche e di detronizzare un manager di indiscussa correttezza professionale ma che non ha mai nascosto le sue simpatie per il centrosinistra, da cui è stato nominato prima in Mps (Governo Renzi) e poi in Leonardo (Governo Gentiloni)
In realtà Profumo, per l’autorevolezza internazionale di cui gode e i risultati di bilancio che ha raggiunto, meriterebbe un’ampia riconferma e non è un caso che Leonardo sia uno dei titoli più premiati dalla Borsa con un rialzo nel 2022 del 28% quando Piazza Affari segnava una perdita del 13%. Ma la sua figura è troppo iconica e il portafoglio che gestisce troppo ricco per non scatenare gli appetiti delle fameliche truppe della destra. E i suoi guai giudiziari nelle vicende legate ai bilanci del Monte dei Paschi, di cui è stato Ad a titolo gratuito e che verosimilmente finiranno in un nulla di fatto sulla scia dell’assoluzione dell’ex presidente della banca senese, Giuseppe Mussari, sono per i suoi detrattori un’occasione per maramaldeggiare.
NOMINE: CHI E’ IL CANDIDATO DI BERLUSCONI E SALVINI PER LEONARDO
Berlusconi e Salvini hanno già detto a Meloni di volere la guida di Leonardo e di aver pronto un uomo che si chiama Flavio Cattaneo, manager di fiducia da sempre del centrodestra che ha già gestito grandi gruppi come Telecom Italia, la Rai, Terna e Italo. Non è detto però che Meloni, che sicuramente ascolterà i consigli del suo ministro della Difesa Crosetto, che conosce bene il campo, li assecondi. Da qualche giorno circola voce che la premier vorrebbe alla guida di Leonardo l’ex ministro della Transizione ecologica, Cingolani e che Profumo potrebbe rimanere come Presidente del Gruppo. Vedremo chi vincerà il braccio di ferro tra Meloni e i suoi inquieti partner di governo ma una cosa è certa: la battaglia su Leonardo orienterà l’intera catena delle nomine e il risiko partirà proprio Piazza Monte Grappa a Roma, a un passo dalla Rai, dove Leonardo ha la sede.