Il 2022 è stato un anno nero per le nuove quotazioni (Ipo) su tutti i listini mondiali. Le offerte pubbliche iniziali, dopo il boom dello scorso anno, sono crollate, facendo registrare un clamoroso – 45% e -61% per quanto riguarda rispettivamente il numero di operazioni e i capitali raccolti anno su anno: si sono realizzate solo 1.333 Ipo (Initial public offering) ed una raccolta di 179,5 miliardi di dollari. Ha tenuto solo l’area dell’Asia-Pacifico che ha rappresentato il 67% della raccolta delle Ipo mondiali. Il mercato Usa invece è quello che ha sofferto di più con sole 130 operazioni per 9 miliardi di dollari. La tendenza mondiale non ha risparmiato neanche l’Italia, dove il volume delle Ipo è sceso del 47%, con un calo dei capitali raccolti pari al 46%.
È quanto emerge i dati dell’Ey Global Ey Trends 2022.
Del resto non poteva andare in modo diverso alla luce della pessima performance di tutte le borse mondiali. A pesare sull’attività di Ipo nel mondo l’aumento della volatilità del mercato, prevalentemente attribuibile alle tensioni geopolitiche internazionali, alle criticità dello scenario energetico, all’aumento dell’inflazione e all’accelerazione nella crescita dei tassi di interesse che influisce negativamente sulle valutazioni azionarie delle imprese. L’indebolimento delle performance negative post-Ipo 2021 ha ulteriormente scoraggiato l’interesse degli investitori che invece puntavano sulla Borsa per raccogliere capitali. In realtà solo poche realtà di un certo peso sono riuscite a sbarcare sui mercati globali con un certo successo: tra queste LG Energy Solution (10,7 miliardi di dollari raccolti), Cnooc a Shangai (5,1 miliardi), Porsche sul mercato tedesco (8,7 miliardi), la Dubai Electricity and Water Authority (6,1 miliardi) e la China Mobile ancora a Shangai (8,2 miliardi).
Quotazioni Ipo 2022: la situazione in Italia
Dall’indagine merge che nell’anno in corso l’Italia ha registrato un trend simile a quello globale: con solo 26 Ipo, quasi la metà rispetto alle 44 del 2021 e solo 4 da parte di società di un certo calibro (Iveco, Civitanavi, Generalfinance e Industrie De Nora), che hanno raccolto circa 1.400 milioni di euro, di cui solo 6 con una raccolta di 35 milioni nel quarto trimestre 2022. L’azienda che ha raccolto di più a Piazza Affari, 700 milioni di euro a febbraio, prima della guerra in Ucraina, è stata Technoprobe (fa i test di funzionamento dei chip), seguita da De Nora (idrogeno verde, 474 milioni), mentre la blue chip Iveco dal debutto avvenuto a inizio anno ha più che dimezzato il suo valore. Gli yacht Ferretti, invece, si sono quotati a Hong Kong e raccolto 233 milioni di euro.
Ma lo sbarco delle 26 società non ha compensato il fuggi fuggi delle aziende che hanno detto addio a Piazza Affari. Con un totale di 25 Opa seguite da delisting e con il passaggio di Exor alla Borsa olandese, il listino milanese ha perso circa 50 miliardi di capitalizzazione su un totale di 700. Tra le uscite più eclatanti Atlantia (19 miliardi di capitalizzazione) Autogrill (2,5 miliardi), Cerved (2 miliardi), Cattolica Assicurazioni (1,5 miliardi).
Le performance in Americhe, Asia-Pacifico e Emeia
A soffrire è stato soprattutto il mercato delle Americhe, in particolare quello statunitense, la cui attività è scesa a livelli mai visti dalla crisi globale del 2008, registrando i minimi degli ultimi 13 anni in termini di volumi e degli ultimi 20 anni in termini di raccolta, a quota 9 miliardi di dollari. Sicuramente a incidere il blocco da parte delle autorità statunitensi alle quotazioni di aziende cinesi sui mercati americani. Ma non solo. Secondo l’analisi ci sono altri due motivi che hanno giocato contro: i fondi di private equity e di venture capital, visto il calo delle valutazioni, non hanno più considerato la Borsa come una via per uscire dalle società acquisite e poi la caduta delle Spac – le società veicolo che prima si quotano e poi cercano l’azienda target – che ora rischiano di dover restituire la liquidità raccolta agli investitori iniziali.
Il blocco Usa però ha giovato al mercato dell’area Asia-Pacifico, che ha registrato 845 Ipo nel 2022 per un totale di raccolta di 120,6 miliardi di dollari, rappresentando il 63% delle nuove quotazioni e il 67% dei fondi raccolti a livello globale nel 2022. La Cina continentale è in procinto di “stabilire un altro record di raccolta annuale di capitali entro la fine del 2022”, secondo il report.
L’attività delle Ipo nell’area Emeia (Europe, Middle East, India and Africa) è diminuita del 53% e del 55% rispettivamente per numero e raccolta, registrando 358 Ipo che hanno raccolto 49,9 miliardi di dollari. Anche se l’attività di Ipo in Europa è diminuita del 78% a causa delle tensioni geopolitiche, ha tenuto bene l’area del Medio Oriente e Nordafrica che ha registrato un incremento a 3 cifre (del 115%) in termini di raccolta grazie alle grandi Ipo nel settore dell’energia e in altri settori, insieme all’iniziativa avviata dal piano di privatizzazione dei governi. Nell’area Emeia si sono inoltre realizzate 5 delle 10 principali Ipo del 2022.
Quotazioni Ipo: prospettive per il 2023
Che succederà nel 2023? «Mentre la pipeline continua a crescere, molte aziende aspettano il momento giusto per rilanciare i loro progetti di Ipo – ha spiegato Paolo Aimino, Ipo e Capital market leader di EY in Italia -. Gli investitori meno avversi al rischio favoriscono le aziende più resilienti e con i migliori fondamentali, insieme a quelle attive nell’implementazione dei programmi Esg».
Se il 2022 è stata una pessima annata per le Ipo, il 2023 non può dirsi più vivace per le nuove quotazioni, almeno per la prima metà dell’anno. Alcune società dovevano sbarcare in Borsa già nel 2022 solo che, a causa delle condizioni avverse del mercato, tutto è stato congelato. E la prudenza non è mai troppa. Tutto dipenderà da come evolverà nei prossimi mesi la situazione dei mercati.
Secondo il Ey, molte potenziali società che intendono effettuare un’Ipo adotteranno ancora l’approccio “wait-and-see”, aspettando la finestra giusta. Per il momento, gli investitori si concentreranno sui fondamentali di una società, come la crescita dei ricavi, la redditività e i flussi di cassa, piuttosto che sulle sole proiezioni di crescita.
Da Plenitude a TikTok fino a Lamborghini: ecco le Ipo del 2023
Chi saranno le prossime matricole in Borsa? Il settore energetico resta quello più in voga per le ipo del 2023. Una delle più attese è l’Ipo di Plenitude, la società che ha preso il posto di Eni Gas e Luce, integrando servizi retail specifici, scorporandosi rispetto al gruppo madre.
Tra i nomi in ballo a livello globale ci sono anche quelli di TikTok, uno dei social network più apprezzati, e Reddit, tra i social network più utilizzati al mondo, competitor di Twitter, Instagram e Facebook.
Tra i settori sui quali sono puntati i riflettori c’è l’automotive, con Lamborghini in testa, oggi collegata al Gruppo Volkswagen, che secondo le indiscrezioni potrebbe aprirsi al mercato tramite un’offerta pubblica iniziale.