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Risparmio, Intesa Sanpaolo-Centro Einaudi: in crescita in Italia, ma quasi la metà resta sui conti correnti malgrado l’inflazione

Incertezza, prudenza, ma anche difficoltà di scegliere come investire sono alla base del comportamento dei risparmiatori italiani. Occorre maggiore informazione finanziaria. E’ quanto emerge dall’Indagine sul risparmio presentata oggi da Intesa Sanpaolo e dal Centro Einaudi

Risparmio, Intesa Sanpaolo-Centro Einaudi: in crescita in Italia, ma quasi la metà resta sui conti correnti malgrado l’inflazione

Tornano a risparmiare gli italiani, portandosi su quote analoghe a quelle viste prima della crisi pandemica,
secondo l’Indagine sul risparmio e le scelte finanziarie degli italiani nel 2022 curato da Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi
La percentuale dei risparmiatori si attesta al 53,5% (era al 55,1% nel 2019), in netto aumento rispetto al dato 2021, che vedeva i risparmiatori ridotti al 48,6% del totale. La quota però oltre a variare sensibilmente tra i diversi gruppi del campione, mostra ancora la propensione degli italiani verso la scelta di non scegliere: di lasciare cioè la liquidità sui conti correnti, anche di questi tempi in cui l’inflazione, salita a livelli non visti da decenni, sta erodendo i capitali.

Al questionario generale, somministrato tra marzo e aprile 2002 (oltre 1.000 interviste) sono affiancati due focus: il primo sugli imprenditori e il secondo sui giovani (in entrambi i casi circa 200 interviste).

“La crescita italiana in questo momenti è migliore di quella dei maggiori paesi europei, come Germania e Francia” ha detto Gian Maria Gros-Pietro, Presidente del consiglio di amministrazione di Intesa Sanpaolo, nell’aprire i lavori. L’italiano è stato sempre un popolo di risparmiatori, ma l’incertezza fa da padrone e l’atteggiamento di famiglie e imprese è la soprattutto basato sulla prudenza. Alla base c’è anche “la difficoltà di scegliere come investire” il che fa il paio con una propensione bassissima al rischio degli italiani” dice Gros-Pietro. Occorre quindi offrire gli strumenti perché i risparmiatori possano valutare i diversi tipi di investimento a disposizione e capire il livello di rischio di tale investimento, considerando che “il rischio va affrontato e gestito”. Anche nei confronti dei giovani i quali -emerge dall’indagine- sono molto poco propensi al risparmio”.

De Felice: In questo contesto difficile emergono spunti positivi

Al momento di fare scelte finanziarie, gli italiani si trovano soprattutto a dover fare i conti con un contesto gravato da crisi geopolitica, crisi energetica, inflazione, modifica delle catene di fornitura, isolamento internazionale della Russia, raffreddamento dei rapporti politici tra occidente e Cina.
La sicurezza si conferma al primo posto per gli intervistati tra le caratteristiche degli investimenti: è l’aspetto da privilegiare per il 57% del campione.
In tale contesto tuttavia emergono “spunti positivi” dice Gregorio De Felice, capo economista di Intesa SanPaolo che sottolinea: “Cresce la propensione al risparmio e c’è una maggior attenzione per il risparmio gestito, mentre aumenta l’attenzione anche tra i giovani per investimenti etici e esg complaint”.

“Scelgo di non scegliere”: lascio tutto sul conto corrente. E l’inflazione picchia duro.

Ma al tema del risparmio, si accompagna l’altro comportamento degli italiani che consiste nel cosiddetto “scelgo di non scegliere” e cioè lasciare i risparmi fermi sui conti correnti, quota calcolata in quasi la metà: il 44% della liquidità. Anche in un contesto altamente inflattivo.
“L’attuale generazione non ha conosciuto l’impennata dell’inflazione visto che dal 2001 e 2021 i risparmi sono stati protetti dalla presenza dell’euro” osserva Beppe Facchetti, presidente centro Einaudi.
Per fare un esempio, “con l’inflazione attorno al 10%, un capitale di 10.000 euro si erode a 9000 euro in un anno in termini di potere d’acquisto”, osserva De Felice.
Da qui la necessità, emersa più volte tra gli oratori, di un’informazione finanziaria trasversale dalle famiglie alle imprese, dai giovani agli anziani, dai laureati a chi ha meno istruzione.
“La tendenza a detenere portafogli molto liquidi dal lato banche non male, perché comunque utilizzano la liquidità per fare impieghi e prestiti. Ma se è troppo crea un problema” dice De Felice,. “Ma ci sarà uno spostamento: le famiglie se ne stanno accorgendo”.

Italiani non preoccupati per il reddito

Ciò che emerge dall’indagine è che le difficoltà percepite non sono legate al reddito, visto che ben il 93,3% degli intervistati 2022 rispondono infatti di essere finanziariamente indipendenti, in leggero aumento rispetto al 92,1% del campionamento precedente. Migliorano anche i giudizi circa la sufficienza del reddito a consentire un tenore di vita accettabile, sia al presente che al momento di accedere alla pensione: la valutazione passa nel primo caso dal 64,6% del 2021 al 68,1% del 2022, nel secondo dal 45,9% al 52,8%. Il 69% dei giovani rispondenti appare tranquillo sulla sufficienza del reddito tra dieci anni. La differenza di genere è però in questo caso piuttosto significativa (72% nel caso degli uomini, contro il 64% delle donne): un dato su cui probabilmente pesa la maggior precarietà del lavoro che le giovani donne subiscono rispetto ai coetanei maschi.

I Risparmiatori: chi risparmia e quanto

La quota di risparmiatori varia sensibilmente tra i diversi gruppi del campione: riesce ad accantonare risorse il 68% dei laureati, contro meno del 50% di chi ha un’istruzione media inferiore. Risparmia il 69% di chi ha un reddito netto mensile maggiore di 2.500 euro, ma solo il 36% di chi non arriva ai 1.600 euro. Differenze analoghe emergono tra chi ha una casa di proprietà (risparmia il 60%) o in affitto (34%) e tra le famiglie con più redditi (69%) e quelle monoreddito (47%).

Altro dato positivo che emerge dal campionamento 2022 è l’aumento dell’intensità di risparmio, ossia della percentuale di reddito che gli intervistati riescono ad accantonare. In media, il dato si attesta nel 2022 all’11,5%, in crescita rispetto al 10,9% del 2021 e non lontano dai livelli pre-pandemia (12,6%). Tuttavia, solo il 17% del campione risparmia avendo in mente uno scopo preciso e circa un terzo lo fa per ragioni puramente precauzionali.

E’ la sicurezza il tema più caro agli italiani in tema di investimenti, confermandosi al primo posto (57% del campione), seguita dalla liquidità. Tra le maggiori preoccupazioni spicca al contrario il rischio delle diverse soluzioni di investimento (53% circa), anche se negli ultimi anni il risparmiatore ha avuto un comportamento più equilibrato rispetto al passato, evitando di lasciarsi prendere da eccessivi timori in caso di insoddisfazione nell’investimento. Probabilmente proprio per trovare una compensazione al crescere dell’inflazione, l’indagine ha rilevato un maggiore gradimento per il risparmio gestito: almeno un prodotto è presente nel 21% dei portafogli del campione, sia pure con una marcata differenziazione a livello territoriale.

Cala l’attenzione per l’obbligazionario. Attensione per fondi etici-Esg

Si riduce la quota investita in obbligazioni che passa dal 29% al 23% dei portafogli, mentre resta contenuta sebbene in leggera crescita la percentuale degli investitori in azioni (4,8%). Invece si nota un crescente interesse verso gli investimenti alternativi (39% del campione), in particolare l’oro (24,8%) e i fondi etici-ESG (13% circa, che sale oltre il 22% tra i laureati).

Previdenza: ancora livelli bassi per la pensione integrativa

Per quanto concerne la previdenza, gli intervistati appaiono relativamente sereni sul proprio tenore di vita quando raggiungeranno l’età anziana; il merito di tale serenità è in gran parte ascrivibile al sistema previdenziale pubblico. Cresce nel campione la quota di chi ha sottoscritto una forma pensionistica integrativa, pur mantenendosi su valori piuttosto bassi (17,6%, da 12,6% nel 2021); percentuali maggiori di adesione caratterizzano le fasce centrali di età (22,4% tra i 35-44enni e 23,1% tra i 45-54enni).
Ancora più contenuta risulta la diffusione di polizze long-term care (LTC), soprattutto tra i più giovani (10,4%). Bassa anche la presenza di assicurazioni per altre tipologie di rischio: ha una polizza sanitaria solo il 16,9% del campione, mentre la Responsabilità Civile (RC) personale o della famiglia copre rispettivamente poco più di un soggetto su 12 e su 10.

Sul fronte della casa, l’indagine rileva una domanda dinamica trainata dal credito (+60% rispetto al 2007), con i prezzi che hanno recuperato il terreno perso (abitazioni nuove) o lo stanno recuperando (abitazioni esistenti) e le transazioni sui livelli pre-crisi immobiliare. Un aumento dei tassi potrà penalizzare il settore, ma questo avverrebbe in un quadro di domanda vivace e offerta ancora compressa.

Il focus sugli imprenditori fa emergere diversi segnali positivi: in risposta alla crisi, più del 35,7% ha innovato i propri prodotti, il 39,6% ha accelerato sul fronte della digitalizzazione, il 34,7% ha puntato sulla promozione online e il 23% sulle vendite online. “Digitalizzazione e innovazione saranno gli assi portanti del rilancio, insieme alle relazioni di parternariato (33%) e agli investimenti nella formazione (31%)” dice il rapporto.

Preoccupa la debolezza dei giovani sul fronte dell’alfabetizzazione finanziaria e assicurativa: solo il 2,3% si dichiara molto interessato ai temi dell’economia e della finanza. Il tempo medio dedicato all’informazione su questi argomenti è di 17 minuti alla settimana.

   

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