Il titolo Juventus rischia la goleada in apertura. Poi, la linea di difesa del club recupera, almeno sui recinti elettronici di Piazza Affari. E così, dopo il crollo iniziale (-10% prima della sospensione per eccesso di ribasso), l’azione del club ha risalito la china: -1,5% circa a fine mattina, ovvero una capitalizzazione attorno ai 700 milioni di euro. Poca roba rispetto ai valori dei leader del settore, più o meno un settimo di quanto pagato per il controllo del Chelsea ma, ben più grave, poco più della metà del prezzo (1,2 miliardi) chiesto per la cessione dell’Inter.
Juventus: dopo il ribaltone al vertice arriverà il delisting?
Un paragone impietoso ma puramente accademico: dopo il ribaltone di lunedì sera ben altre sono le preoccupazioni più immediate per la Juventus, nonché per il socio di controllo Exor, forte del 63 per cento del capitale. A difesa delle quotazioni della holding capitanata da John Elkann, già alle prese con il siluramento del team manager di Ferrari -1,19%, Mattia Binotto, gioca senz’altro lo scudo offerto dalla quotazione della finanziaria alla sola Borsa di Amsterdam. La Juventus, del resto, è ormai la sola società quotata del gruppo che ha sede legale in Italia. Ma per quanto?
E’ una delle tante domande che si impongono dopo il drammatico ribaltone di lunedì sera, quando si è dimesso in blocco il cda del club diviso sul bilancio 2021/22, rinviato più volte a fronte dei rilievi della Consob e della Procura di Torino. Dopo aver resistito in un primo momento alle contestazioni sui bilanci degli ultimi anni, il vertice del club ha alzato bandiera bianca. Decisivo l’incontro tra John Elkann ed Andrea Agnelli in cui si è convenuto che, anche per evitare ulteriori danni al club (incombe l’applicazione della legge 231 a carico degli amministratori), era necessario voltar pagina come chiedeva una parte del Cda. Alla fine, preso atto che “è venuta meno la compattezza del Cda”, il presidente è stato costretto a dar le dimissioni.
Una posizione che, per quanto possibile, accontenta pure i “falchi”, decisi a dar battaglia con le mani libere a Consob e Procura. Ma soprattutto le “colombe” impegnate ad evitare guai peggiori: al di là degli aspetti penali (delicata la posizione di Andrea Agnelli e del vice Pavel Nedved destinati ad un quasi scontato rinvio a giudizio) e finanziari (comunque assai onerosi per Exor) incombe l’operato della giustizia sportiva. Non è escluso che prevalga il principio “ne bis in idem”, ovvero l’assoluzione del club dal pasticcio sulle plusvalenze di un anno fa, ma da allora, complici le intercettazioni ambientali di incredibili colloqui tra i top manager bianconeri, sono emersi nuovi elementi.
Juventus: a gennaio il nuovo Cda. Chi sarà il presidente?
Nell’attesa Exor sta schierando una squadra di professionisti in grado di rappresentare al meglio le esigenze di una complessa fase transitoria. Occorre redigere entro il 27 dicembre, data dell’assemblea, un nuovo bilancio con una perdita superiore ai 254 milioni già emerso nella bozza di fine settembre, a suo tempo già un triste primato capace di assorbire più della metà dell’aumento di capitale (400 milioni) necessario per rispettare le scadenze in vista del campionato. Non solo. Occorre tutelare il club in ogni sede almeno fino al 18 gennaio, quando potrebbe veder a luce un Cda capace di far decollare la nuova Juventus. A traghettare il clib ci dovranno pensare il direttore generale Maurizio Scanavino, l’uomo dei conti di Gedi “di provata fede bianconera” ed il neo presidente, Gianluca Ferrero, uomo chiave di non pochi consigli di amministrazione della galassia di famiglia (già chiamato a metter ordine in Italia Independent, la creatura di Lapo).
Non è escluso che la mission, tutt’altro che facile, dei professionisti possa protrarsi almeno fino alla conclusione dell’esercizio del prossimo 30 giugno mentre Maurizio Arrivabene, peraltro tra i dimissionari, dovrebbe lasciare prima. Facile però prevedere che il nuovo Cda non offrirà consigli a Max Allegri, unica guida tecnica del club di qui a fine stagione assieme a Federico Cherubini che, probabilmente, dovrà lavorare più sul fronte delle cessioni che di una improbabile campagna acquisti.
E’ comunque evidente che i queste settimane dovrà prendere forma una nuova Juventus, capace di mettersi alle spalle disgrazie ed errori degli ultimi anni che hanno macchiato la straordinaria striscia vincente della presidenza di Andrea Agnelli. Cosa succederà? Per ora non si possono fare che supposizioni.
- Il popolo bianconero, compatto, si è già espresso: Alessandro Del Piero presidente riscuote una maggioranza bulgara. E lui, dalle prime dichiarazioni, non si tira indietro.
- Un altro che, come Alex, ha ancora casa a Torino, è Antonio Conte, pronto a lasciare Londra per tornare sulla panchina a lui più cara.
Juventus: dopo 100 anni di guida Agnelli, le ipotesi al vaglio di John Elkann
Finirà così? Forse, ma è importante che in parallelo o prima si dia un assetto definito al club, vero benchmark del calcio italiano. Tra pochi mesi la Juve celebrerà un primato unico al mondo: i 100 anni sotto la guida della famiglia Agnelli, da quando nel 1923 Edoardo, nonostante lo scetticismo del senatore Agnelli, aprì il portafoglio per creare la prima corazzata del soccer made in Italy, la base per i successi della Nazionale di Vittorio Pozzo. Un testimone poi raccolto dai fratelli Agnelli, Gianni ed Umberto, tra gli artefici della grande stagione azzurra tra Bearzot e Marcello Lippi. Una leggenda che, in questi anni, nonostante gli investimenti della stagione Ronaldo, non è stato possibile rinnovare. La quotazione in Borsa non è stata sufficiente a garantire al club quello spessore internazionale che permette al Manchester United (povero di risultati) di mettersi in vendita per almeno dieci miliardi di sterline.
Non è escluso che, passata la festa del centenario, John Elkann non mediti l’uscita da Piazza Affari con un’Opa volontaria nemmeno troppo costosa. Il passaggio successivo potrebbe essere l’accordo con un private equity, uno tra i non pochi che stanno scommettendo sul futuro del soccer, cedendo la guida sportiva del club pur mantenendo una partecipazione rilevante. Andrà così? Presto per dirlo, ma le difficoltà di oggi possono risolversi in un’opportunità per il domani.