Tra le tante guerre in corso nel mondo in questo periodo, quella contro il Covid-19 non è ancora stata vinta e il generale inverno, anche nel nostro paese, potrebbe dare una mano all’invasione del virus, con il risultato che, per Natale, potremmo trovarci in troppi a letto con il febbrone.
Covid-19: i dati della fondazione Gimbe
La fondazione Gimbe offre ogni settimana un quadro aggiornato della situazione e i dati sono preoccupanti. Tra l’11 e il 17 di novembre i contagi sono cresciuti del 15%, i ricoveri ordinari del 9,8%, le terapie intensive del 21,7%, ma soprattutto la vaccinazione frena, con le quarte dosi diminuite dell’11,9%.
Proprio questo appare il punto debole di una guerra che probabilmente ci accompagnerà per molti anni. Dalla nota settimanale di Gimbe ricaviamo che su 19 milioni e più di persone che dovrebbero tutelarsi (oltre 13 milioni di over 60, quasi quattro milioni di fragili, oltre 1,7 milioni di personale sanitario e 321mila di ospiti delle RSA) il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 25% con nette differenze regionali: dall’11,4% della Calabria al 37,7% del Piemonte. Il problema è che ogni regione va per conto suo nella vaccinazione e la comunicazione sul menù a disposizione e sui suoi effetti è confusa.
I vaccini in Emilia Romagna
In una regione come l’Emilia-Romagna, quasi sempre all’avanguardia quando si tratta di salute, fino a pochi giorni fa era quasi impossibile trovare il vaccino più aggiornato, il bivalente studiato contro le varianti Omicron BA.4 e BA.5. Tuttora molte farmacie non sono in grado di fornirlo, nonostante la Regione garantisca che questo viene distribuito regolarmente da quando è stato autorizzato dall’Aifa e che il cittadino, guidato magari dal suo medico curante, può scegliere per quale somministrazione optare.
Ogni regione poi è un mondo a parte e il quadro globale sfugge. Quando in Emilia-Romagna trovare il bivalente di ultima generazione sembrava impossibile, i cittadini lombardi già si vaccinavano con questo siero.
Ma quale dovrebbe essere il menù a disposizione della cittadinanza e quali caratteristiche hanno questi vaccini? “A Bologna – dice Paolo Pandolfi, direttore del dipartimento di sanità pubblica dell’Ausl – i vaccini ora a disposizione sono tre, a mRna. Quello contro il ceppo originale di Wuhan, il bivalente Omicron BA.1 e il bivalente Omicron BA.4-5. Il primo viene somministrato a chi non ha ancora fatto il ciclo completo, il secondo e il terzo a chi deve fare la quarta dose”.
I vaccini bivalenti, si legge sul sito del Ministero della Sanità, “hanno mostrato la capacità di indurre una risposta anticorpale maggiore di quella del vaccino monovalente originario sia nei confronti della variante Omicron BA.1 che delle varianti BA.4 e BA.5. Sul piano della sicurezza i dati disponibili non mostrano differenze rispetto al vaccino monovalente originario”.
In realtà delle differenze tra i due esistono. La variante BA.1 non circola quasi più e il vaccino che porta il suo nome non copre completamente dal contagio, mentre offre una buona copertura dalle conseguenze gravi. Per quanto riguarda BA.4-5, ferma restando la copertura dalla forma grave della malattia, nulla si sa sulla copertura dal contagio. “Non ci sono studi sul punto – osserva Giovanni Rezza, direttore generale della prevenzione sanitaria presso il ministero della salute – ma dovrebbero uscire a breve”. Il problema è che questi studi arriveranno forse quando saranno inutili.
Le nuove varianti di Covid-19
Il visus infatti muta a una velocità sorprendente e BA.5, finora dominante, sta per essere soppiantata dalle varianti Cerberus e Gryphon che stanno correndo velocemente. La prima rappresenta il 30% circa delle infezioni circolanti in Italia e la metà dei contagi negli Stati Uniti; la seconda è ancora indietro, ma pare sia abilissima a canzonare il nostro sistema immunitario.
I ricercatori hanno già fatto i miracoli per uscire con i vaccini attualmente disponibili e per BA.4-5 ci sono state anche molte polemiche poiché sono stati sperimentati sugli animali, ma non sull’uomo, come si fa con i vaccini dell’influenza.
Questo non inficia la loro sicurezza, garantisce Pandolfi, perché si basano su una tecnologia già sperimentata. Ciò non toglie che la maggior parte delle persone sia come paralizzata dall’incertezza, da una girandola di informazioni frammentarie, da promesse non sempre mantenute, dal timore di farsi iniettare qualcosa di nuovissimo e immediatamente già vecchio. Eppure la strada è obbligata. I vaccini contro il Covid-19 sono imperfetti, ma sono quanto di più perfetto abbiamo a disposizione per combattere una malattia che conosciamo poco e che potrebbe farci ancora molto male.
“Anche se al momento è impossibile fare previsioni sugli scenari futuri – scrive nella nota settimanale Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – i dati confermano una diffusa ripresa della circolazione virale, peraltro sottostimata per il largo utilizzo diffuso di tamponi ‘fai da te’, di cui s’intravede già un impatto iniziale sui ricoveri in area medica e in terapia intensiva; al tempo stesso assistiamo ad un calo delle somministrazioni delle quarte dosi per anziani e fragili. Con l’arrivo dei mesi freddi e la permanenza al chiuso, anche senza considerare l’eventuale emergenza di varianti in grado di ‘scalzare’ Omicron 5, la circolazione virale è destinata ad aumentare. E al momento – nonostante le recenti rassicurazioni del Ministro Schillaci alla Camera – ad oggi tutte le azioni di ‘discontinuità’ del Governo Meloni sono andate nella direzione opposta a quella suggerita dalle autorità internazionali di salute pubblica: ovvero essere preparati e pronti per affrontare eventuali nuove ondate. Si attende pertanto al più presto dall’Esecutivo il piano di preparazione per la stagione invernale”.