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La poesia diventa redditizia? Financial Times scrive di sì. Ecco chi sono gli Instapoets

Un’ondata di poeti si rivolge a piattaforme innovative e redditizie. Noti come “Instapoets”, pubblicano le loro poesie su Instagram o, ancora più redditizio, le vendono nel metaverso associati a token non fungibili

La poesia diventa redditizia? Financial Times scrive di sì. Ecco chi sono gli Instapoets

La poesia è un mestiere? Da quando nel 1709 la regina Anna d’Inghilterra ha introdotto il diritto d’autore per sbarazzarsi delle petulanti questue dei praticanti delle arti (una forma mentis sopravvissuta fino ai nostri giorni), le persone che hanno vissuto di poesia si possono numerare con le decine.

Eppure, la poesia è l’arte somma, il segno più distillato ed eccelso del genio.

È successo però che fino a oggi chi scrive di poesia anche per sostentarsi ha dovuto cercasi una qualche altra attività di supporto. 

Charles Bukowsky, per esempio, ha lavorato come postino a Los Angeles, un’esperienza che ci ha raccontato da par suo in Post Office. Emily Dickinson era disoccupata e nessuno sapeva che cosa facesse tutto il giorno.

Se il poeta è dotato di una voce appena passabile, come Bob Dylan (parole di Joan Baez che la voce ce l’aveva davvero come pure le parole), può diventare un leggendario menestrello in grado di cedere i diritti del proprio repertorio per 500 milioni di dollari.

Che cosa finisce nel 740?

Montale, faceva il critico musicale per un grande giornale nazionale e traduceva altri poeti come T.S. Eliot che, a sua volta, insegnava. C’era un poeta guitto e cantastorie di nome Dario Fo che viveva esibendosi sul palcoscenico con la moglie Franca Rame, una sorta di impresa familiare.

Alla fine, può capitare che arriva il premio Nobel che vale oggi 10 milioni di corone svedesi (914.604 euro al cambio di oggi), una bella cifretta tutta in una volta.

Ma la poesia da sola, generalmente, non ha mai fatto grandi scritture nella denuncia dei redditi di chi la pratica. Fino a oggi, verrebbe da dire. Perché da quello che si legge sul “Financial Times” la poesia comincia a far girare numeri a sei cifre.

Sembra che una nuova generazione di poeti e poetesse si stia ingegnando per trovare nuovi e brillanti modi di far fruttare i loro versi. Come? Pubblicandoli su Instagram o, più redditiziamente, vendendoli nel metaverso associati a token non fungibili.

Arcadia la poesia più pagata di tutti i tempi

Una sera di novembre del 2021, da Christie’s a New York, è stato messo all’asta un poemetto in cinque canti, Arcadia. È stato battuto per 525mila dollari come NFT.

Arcadia, è una video-poesia in forma di animazione astratta della durata di nove minuti e 48 secondi, musicata con suoni rilassanti (tipo ASMR) dalla musicista RAC. Ascoltatela con un po’ di concentrazione.

La sua creatrice, la trentenne poetessa britannica di origine russa Arch Hades, è diventata “la poetessa vivente più pagata di tutti i tempi”. 

Il video è stato poi esposto a Palazzo Strozzi a Firenze nella mostra Let’s go digitale il prossimo 15 novembre il poema uscirà anche in libro pubblicato dalla Black Spring Press. 98 pagine al prezzo di 14 sterline. Non è conosciuto l’anticipo.

La genesi di Arcadia

Hades ha scritto Arcadia in appena un mese durante il lockdown. Dopo la cancellazione del tour del libro, ha deciso, insieme all’amica musicista RAC, di trasformare il poemetto in un NFT.

«Improvvisamente ci siamo dette, cazzo, dobbiamo farci dei soldi con questa roba», ha detto la Hades. Lei e RAC avevano già fatto un gruzzoletto di 72 mila dollari con un NFT di una cartolina manoscritta di 4 versi che avevano animato con una musichetta di sottofondo. La potete visionare qui. Ogni parola aveva prodotto 4.200 dollari. Erano convinte di poter fare di più e di meglio.

Così le due ragazze hanno commissionato un video che rappresentasse alcuni elementi visuali chiave di Arcadia come un bicchiere d’acqua mezzo pieno, una lucida mela rossa, dei fogli svolazzanti. E ne è uscito un video contemplativo di eccellente fattura.

Un amico che lavorava da Christie’s è quindi riuscito a far arrivare la proposta alla persona giusta.

«Con Arcadia, le due artiste hanno stabilito un nuovo livello di narrazione ed emozione nell’arte basata su un NFT collaborativo e interdisciplinare», ha dichiarato Noah Davis, allora responsabile delle vendite digitali di Christie’s.

La riflessione di questo giovane manager della Christie’s ne spinge un’altra: non è che nell’arte metaversica si realizza, in forme differenti da quelle pensate dal compositore tedesco e grazie alla tecnologia, il concetto di arte totale ricercato e preconizzato da Richard Wagner?

Un’arte totale che finalmente si imbatte nel suo mecenate che risiede nella signoria sconfinata della criptosfera. E avanti, che c’è posto…

Hera Lindsay Bird, dalla Nuova Zelanda

Poi c’è la 35nne poetessa di Thames (a un’ora e mezzo da Auckand in traghetto panoramico) che ha scritto due piacevoli raccolte di poesie dalla grafica favolosa, che ha visto diventare virali.

La poesia Monica, che inizia con un invettiva contro un personaggio di Friends (su Netflix) si trasforma in una riflessione sull’amore per un’amica. La popolarità online di Monica ha avuto un ritorno in termini reali: l’ha aiutata a vendere i diritti alla Penguin. La Bird non ha dubbi sul suo poetare “Ebbene, aspiro al mainstream”.

Gboyega Odubanjo, il poeta simil-rapper

Il poeta londinese di origine nigeriana Gboyega Odubanjo ha scatenato una ridda di offerte tra i grandi editori per la sua prossima raccolta di versi. Titolo, Adam. 

Il quotidiano “The Guardian” ha scelto una sua poesia Oil Music, tratta dalla raccolta Out of Time: Poetry from the Climate Emergency, a cura di Kate (Valley Press, £12.99) come la poesia del mese.

Molto vicino al Rap il verseggiare di questo giovane poeta. È giusto quello che Odubanjo pensa e dice:

«Ci sono oggi molte strade per diffondere, mostrare e pubblicare la poesia. E ci sono anche molti tipi di poesia con cui cimentarsi. E la gente che legge la poesia è in genere decente».

Vero! La gente che legge la poesia è sicuramente decente.

… e tanti, tanti altri

No, ho qui lo spazio per dilungarmi tanto. Voglio però elencare qualche nome della lista, non estesa come quella che snocciola Leporello, che Baya Simons, la giovane giornalista del “Financial Times, ha redatto nel suo servizio sui giovani “Instapoets del meta verse” come lei li etichetta.

C’è la canadese Rupi Kaur, che ha venduto oltre 10 milioni di libri dei suoi versi, la britannica Greta Bellamacina e c’è Amanda Gorman, 24 anni, la quale ha chiuso un invidiabile contratto con Penguin Random House dopo il reading all’insediamento del Presidente Biden. Sul palco di Capitol Hill ha ipnotizzato il pubblico con la sua appassionata interpretazione di The Hill We Climb e, forse di più, per la sua mise: un superbo cappotto Prada giallo fino alle caviglie.

Il cinquantenne Brian Bilston

Non si tratta, però, di un fenomeno solo giovanile. C’è anche il 50nne, spostato con figli, Brian Bilston, “poeta laureato di Twitter”, dove ha 80mila followers. 

Le sue raccolte di versi, come Alexa, what is there to know about love? uscita nel 2022 e 50 Ways to Score a Goal and Other Football Poems per bambini dai 6 agli 8 anni, sono stati pubblicati da Macmillan, una delle big four che forse diventeranno big three con l’acquisizione di Simon & Schuster da parte di Penguin-Random House, attualmente pendente all’antitrust.

Questi poeti hanno trasformato i propri feed sociali in NFT e libri, contribuendo a un aumento del 40% delle vendite di poesia tra il 2015 e il 2020, con il 41% degli acquirenti di età compresa tra i 13 e i 22 anni.

E in Italia? Per il momento siamo molto occupati a discutere dei ministri del nuovo governo se debbano essere di area tecnica o politica. Ma i poeti ci sono, forse manca il contesto. Ma ci sarà.

Fonte: Baya SimonsMeet the poets finding new and inventive ways to publish, How to spend it, supplemento del “Financial Times”, 22 settembre 2022.

Le pubblicazioni dei poeti e delle poetesse
FIRSTonline

Prima di andare

Memorial. L’associazione per i diritti umani messa all’indice da Putin, ha vinto il Nobel per la pace insieme all’attivista bielorusso Ales Bialiatski e al Centro per i diritti di Kiev. Un premio meritatissimo quello a Memorial anche per il lavoro portato avanti in Italia con pubblicazioni, conferenze, attività nelle scuole. Approfitto dell’occasione per segnalarvi la nuova edizione de I premi Nobel per la pace e le guerre mondiali di Giuliano Procacci, uno degli storici più sensibili al contemporaneo, autore di fondamentali studi sul pacifismo e la Russia.

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