“La proposta di Agcom di mettere a consultazione un adeguamento dei prezzi dei servizi di accesso wholesale regolati per il 2023″ è una prima risposta “alla necessità di riflettere nei prezzi l’incremento dei costi derivante dal mutato scenario macroeconomico”. “Le indicazioni arrivate dall’Autorità per il 2023 avvicinano i prezzi italiani a quelli già vigenti nel 2022 in altri grandi Paesi europei (Francia, Germania e Gran Bretagna)”. A dirlo è un portavoce di Tim, interpellato dall’ANSA sulla delibera pubblicata ieri dall’Agcom, che avvia una consultazione sui prezzi dei servizi d’accesso all’ingrosso.
In particolare, per il 2022, anno in corso, i prezzi di accesso resterebbero immutati rispetto al 2021, mentre per l’anno successivo l’Autorità fa delle differenze: aumentano i prezzi del rame, diminuiscono quelli della fibra. Ad esempio, il prezzo dello Slu, una sorta di affitto della rete secondaria di Tim, per il rame salirebbe del 23,5% nel 2023 mentre il Vula Fttc, una sorta di noleggio del misto fibra- rame, salirebbe dell’8,6%. Diversamente, il Vula FTTH, invece, scenderebbe del 7,9%.
“Anche sul comparto retail introdurre un meccanismo di adeguamento periodico dei prezzi correlato all’andamento del tasso d’inflazione è indispensabile per la tenuta del settore delle telecomunicazioni. Si tratta di un adeguamento già consolidato in molti mercati europei, tra cui Paesi Bassi, Belgio, Portogallo, Svezia e Regno Unito, che consentirà all’azienda di continuare ad offrire ai propri clienti standard di qualità elevati e innovazione di servizio, anche in un contesto di costi crescenti dei fattori di produzione”, conclude il portavoce.
Ora, sulla proposta dell’Autorità, si apre, dunque, la consultazione pubblica. Intanto sul tema dei co-investimenti proposto da Tim qualche novità potrebbe esserci al tavolo Agcom del 19 ottobre.