Mediaset torna in corsa per acquistare la tv francese M6, su cui si sono da poco interrotte le trattative fra la pretendente Tf1 e la proprietaria tedesca Rtl. Nel maggio 2021 Mfe, il gruppo delle tv di Cologno che fa capo ai Berlusconi, aveva già provato a fare un’offerta per l’emittente transalpina. Ora il riaprirsi di questa possibilità mette le ali al titolo in Borsa: nel giorno dello stacco del dividendo (0,5 euro), le azioni Mfe di categoria A sono salite del 5% (0,37euro) e quelle B con voto maggiorato del 7,36% (0,49 euro).
Il naufragio della pista francese
L’Antitrust francese aveva fatto capire di non vedere di buon occhio le nozze tra Tf1 e M6, riservandosi di decidere entro il 17 ottobre. Ma a sorpresa, con un mese di anticipo, venerdì Rtl ha annunciato di aver interrotto il negoziato con Tf1, riservandosi di decidere a breve sul destino del 48,3% di M6 che ha in portafoglio.
I tempi stretti
L’azienda tedesca ha anticipato i tempi perché ha solo tre mesi vendere la partecipazione nella tv francese: con il rinnovo della concessione di M6 scatterà infatti un impegno a non vendere per 5 anni. La trattativa va conclusa in fretta, quindi, per cui è lecito pensare che Rtl non voglia più rischiare di avere problemi con l’Antitrust francese e preferisca puntare su un acquirente straniero. E in pole position sembra esserci proprio Mfe, che un anno e mezzo fa aveva avanzato una proposta più che generosa.
Le carte in mano a Mfe
Certo, nel nuovo contesto economico è difficile che l’offerta del maggio 2021 possa essere rinnovata, ma – come nel caso dell’Opas in Spagna conclusa a luglio – Mfe potrebbe proporre a Rtl un’offerta mista in contanti e azioni, facendo partecipare i tedeschi sia al rilancio di M6 sia all’operazione in Germania su Prosiebensat. Mfe è infatti il primo azionista con il 25% del capitale (e un opzione a salire fino al 29,9%) del primo rivale di Rtl in patria.
Da sempre, infatti, l’obiettivo di Pier Silvio Berlusconi è creare una piattaforma europea dei contenuti per evitare di essere travolto da Amazon e Netflix, che minacciano concorrenza anche sul mercato pubblicitario televisivo.