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Crisi gas: Mosca non sta vincendo e la guerra non bloccherà l’energia verde, tre false verità da smontare

Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia spiega sul Financial Times perché la Russia non sta vincendo la battaglia per le forniture né interrompendo gli sforzi per il cambiamento climatico e l’energia pulita

Crisi gas: Mosca non sta vincendo e la guerra non bloccherà l’energia verde, tre false verità da smontare

Si poteva avere più energia, e pulita, ed evitare di staccare assegni su assegni, rendendosi un po’ meno dipendenti dalla Russia. Succede questo in Europa, a un passo dalla peggiore crisi gas dal dopoguerra a oggi. E mentre la crisi gas continua a colpire famiglie, imprese e intere economie in tutto il mondo, è importante separare i fatti dalle false verità. Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, ha affidato al Financial Times un suo intervento nel quale mette in chiaro tre punti-chiave: “Ci sono tre narrazioni in particolare sulla situazione attuale che ritengo sbagliate e in alcuni casi pericolose: la prima è che Mosca stia vincendo la battaglia energetica. La seconda è che l’attuale crisi energetica globale sia una crisi di energia pulita. La terza è che l’attuale emergenza stia interrompendo la lotta al cambiamento climatico”.

In realtà, sottolinea Birol nel suo intervento sul Financial Times, la crisi di oggi può contribuire ad accelerare il passaggio a un futuro energetico più pulito e sicuro. Sicuramente ci aspettano sfide difficili a partire da questo autunno. Ma ciò non significa che la Russia stia vincendo o che gli sforzi per affrontare il cambiamento climatico siano condannati per sempre.

Crisi gas: Mosca non sta vincendo

Sul primo punto, l’analisi di Fatih Birol sul Financial Times sull’attuale crisi gas è senza appello per Mosca. L’invasione dell’Ucraina – scrive – qualunque sia il risultato finale, sarà una guerra persa per Mosca, che si è dimostrata un partner inaffidabile, tagliando le forniture all’Ue con i pretesti più diversi. La Russia è indubbiamente un grande fornitore di energia e l’aumento dei prezzi del petrolio e del gas innescato dal conflitto ha portato, per ora, a un aumento delle sue entrate energetiche. Ma il guadagno a breve termine sarà più che compensato dalla perdita di fiducia e di mercati che dovrà affrontare nel futuro. Mentre, accelerando sulla diversificazione energetica, l’Europa può sottrarsi a ogni ricatto energetico presente e futuro. Nel lungo termine, a prescindere dall’esito sul campo, Mosca avrà perso il suo principale cliente e partner strategico.

E veniamo al nodo cruciale delle sanzioni. A chi sostiene che non producono effetti, Birol risponde che così facendo non si considerano gli impatti a medio termine sul settore petrolifero e del gas della Russia. Ciò riguarda in particolare la sua capacità di produrre petrolio e trasportare gas. Una quota crescente della produzione petrolifera russa era destinata a provenire da giacimenti più complessi, compresi quelli offshore, artici o comunque difficili da recuperare.”L’assenza di aziende, tecnologie e fornitori di servizi occidentali a causa delle sanzioni – scrive ancora Fatih Birol sul Financial Times – comporta rischi sostanziali per la capacità del Paese di sfruttare tali risorse”.

Inoltre, il Cremlino puntava sul gas naturale liquefatto come principale strumento per diversificare le proprie esportazioni, allontanandosi dalla forte dipendenza dall’Europa. “Prima dell’invasione dell’Ucraina, l’obiettivo dichiarato della Russia era di esportare 120-140 milioni di tonnellate di gnl all’anno entro il 2035, almeno il quadruplo del livello attuale. Questa appare ormai una prospettiva lontana senza partner e soprattutto tecnologie internazionali. I piani di espansione del Gnl russo sono ora al palo”.

La crisi energetica globale non è una crisi di energia pulita

La seconda narrazione errata è che l’attuale crisi energetica globale è una crisi di energia pulita. Secondo Birol, nessun responsabile delle politiche energetiche si lamenta di fare troppo affidamento sull’energia pulita, anzi, tutti vorrebbero averne di più. Come la pandemia ci ha smosso sulla digitalizzazione, la guerra in Ucraina deve essere una spinta in più per costruire impianti solari ed eolici, per migliorare l’efficienza energetica di edifici e veicoli o per prolungare la durata delle centrali nucleari. “Una maggiore quantità di energia a basse emissioni di carbonio avrebbe contribuito ad alleviare la crisi – e una transizione più rapida dai combustibili fossili all’energia pulita rappresenta il modo migliore per uscirne”, è la conclusione a cui arriva il direttore generale della Iea sulle colonne del Financial Times.

La lotta al cambiamento climatico non è persa

La terza idea sbagliata, infine, è che l’attuale crisi gas sia un’enorme battuta d’arresto che ci impedirà di affrontare il cambiamento climatico. In realtà, afferma Birol in conclusione del suo intervento sul Financial Times, questa crisi ci ricorda l’insostenibilità dell’attuale sistema energetico, dominato dai combustibili fossili, e la necessità di virare verso un sistema energetico più pulito, più economico e più sicuro. E questo sta già accadendo, le maggiori economie del mondo stanno spingendo molto sull’energia pulita, anche se in ritardo. Birol ricorda le spinte arrivate dall’Europa e dagli Usa, innanzitutto.

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Con il piano REPowerEU, l’Ue sta aumentando gli obiettivi in materia di energie rinnovabili e di efficienza energetica e sta investendo ingenti risorse per raggiungerli e superare la crisi gas. Il governo degli Stati Uniti ha appena promulgato l‘Inflation Reduction Act, dando impulso a una vasta gamma di tecnologie energetiche pulite, dall’energia solare, eolica e dai veicoli elettrici alla cattura del carbonio e all’idrogeno. Il governo giapponese sta cercando di riavviare e costruire altre centrali nucleari e di espandere altre tecnologie vitali a basse emissioni con il suo piano di trasformazione verde GX. La Cina continua a battere record nella quantità di energie rinnovabili e di veicoli elettrici che aggiunge ogni anno. E l’India ha appena compiuto un passo fondamentale verso la creazione di un mercato del carbonio e l’aumento dell’efficienza energetica di edifici ed elettrodomestici.

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