Il 18 agosto del 1920, esattamente 102 anni fa, fu emanato il 19° emendamento della Costituzione americana, che vietò ai singoli Stati ogni discriminazione di genere nel riconoscimento del diritto di voto. Tuttavia, la maggior parte delle donne nere dovette aspettare ancora quasi cinquant’anni prima di poter entrare davvero in una cabina elettorale. La modifica costituzionale, infatti, fu un passo storico e necessario, ma non sufficiente a sconfiggere il razzismo e a garantire l’universalità del diritto di voto.
La spiegazione della storica Martha S. Jones
“Il 19° emendamento non eliminò le leggi statali che operavano per impedire ai neri americani di partecipare al voto tramite tasse elettorali e test di alfabetizzazione, né si occupò delle violenze o dei linciaggi”, spiega in un’intervista al Time la storica Martha Jones, autrice del libro “Vanguard: how black women broke barriers, won the vote, and insisted on equality for all”.
“Alcune donne afroamericane iniziarono effettivamente a votare grazie al 19° emendamento – continua Jones – In certi casi potevano già farlo prima: ad esempio in California, Illinois o nello Stato di New York, dove i governi avevano dato l’autorizzazione. Ma proprio nell’estate del 1920 molte altre donne furono costrette a creare un nuovo movimento per il diritto di voto: una lotta che avrebbero combattuto da sole, perché a quel punto le organizzazioni che avevano guidato il movimento per il suffragio femminile si stavano sciogliendo”.
Il “Voting Rights Act” del 1965
La vittoria definitiva arrivò solo mezzo secolo più tardi, il 6 agosto 1965, quando l’allora presidente americano Lyndon Johnson firmò il “Voting Rights Act”, la legge che proibì una volta per tutte la discriminazione razziale nell’esercizio del diritto di voto. Secondo il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, fu questa la norma della legislazione federale americana che si rivelò più efficace nel garantire i diritti civili delle minoranze. La legge contiene infatti una disposizione generale che vieta a ogni Stato e governo locale di imporre qualsiasi norma o regola che comporti discriminazioni contro le minoranze razziali o linguistiche. Altre disposizioni generali vietano le prove di alfabetizzazione e tutti gli espedienti che, nel tempo, sono stati usati per impedire ai non-bianchi di votare.