Lo studio legale LCA di Milano, Cellnex Telecom e Medino sono le prime tre realtà in Italia ad aver ottenuto la certificazione sulla parità di genere, in linea con i nuovi standard previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’entrata in vigore del Dpcm che fissa i parametri è scattata il 1° luglio e ci sono già molte società che stanno facendo richiesta.
“Siamo orgogliosi di questo traguardo, che premia il lavoro di tanti anni sui temi dell’inclusione e valorizzazione di genere. Ovviamente questo è solo un punto di partenza perché ci sono aree su chi vogliamo migliorare, ad esempio sulla presenza di un maggior numero di donne al vertice dello studio” dice Barbara de Muro, avvocata, socia di LCA studio legale a Milano.
Come ottenere la certificazione sulla parità di genere? I 33 parametri
I parametri che vengono valutati sono 33: sette per cultura e strategia, 5 per la governance, 6 per i processi legati alle risorse umane, 7 per la crescita e inclusione delle donne, 3 per l’equità remunerativa e 5 per la tutela della genitorialità. Per ottenere il via libera bisogna avere oltre il 60% di indicatori con voto positivo.
“Abbiamo ampiamente superato il punteggio minimo richiesto per la certificazione grazie ai nostri punti di forza: percorsi di carriera chiari e traspiranti, fondati su criteri di merito oggettivi, misure a favore della genitorialità e più in generale inclusività e valorizzazione di ogni individuo a prescindere dalle sue caratteristiche” dice ancora de Muro. “Siamo anche lo studio che si è più battuto per il riconoscimento dei diritti di persone con disturbi specifici di apprendimento nel mondo del lavoro.
Ecco i vantaggi della nuova certificazione: dalla reputazione ai sostegni economici
Grazie a questa certificazione le aziende potranno ottenere una serie di vantaggi economici diretti come i contributi previdenziali scontati dell’1%, fino a 50mila euro per azienda nel 2022, e vantaggi economici indiretti come i punteggi maggiorati in caso di partecipazione agli appalti pubblici. Fino ad arrivare ai vantaggi reputazionali. Il Pnrr stanzia 10 milioni per la certificazione di genere di cui 5,5 a copertura dei costi di certificazione delle imprese (massimo di 12.500 euro ad azienda) e 2.500 per servizi di assistenza tecnica. Alcune regioni, come la Lombardia, aggiungeranno risorse a potenziamento della misura.
Accredia ha già reclutato per la certificazione 3 società, in papeline altre 12
Bureau Veritas, Dnv Business assurance Italye Rina Services sono le tre società finora autorizzate da Accredia, l’ente italiano di accreditamento, a rilasciare la certificazione di parità di genere. C’è un’altra dozzina di organizzazioni che hanno fatto richiesta di poter certificare, dicono ad Accredia che conta di poterle prendere a bordo a settembre. “Noi assicuriamo una procedura rigorosa nell’accreditamento degli organismi deputati a certificare le aziende. Valutiamo la presenza nei gruppi di audit di personale qualificato e, in generale, verifichiamo nel tempo il mantenimento dei requisiti”.
I parametri (i cosiddetti Kpi – indicatori chiave di prestazione) per ottenere la certificazione sono quelli già individuati nella prassi UNI/PdR 125:2022 del 16 marzo scorso. Ogni Kpi ha un peso che va dal 10 al 20%. Si inizia con un auto-valutazione: se si ritiene di riuscire a raggiungere quel livello minino del 60%, la palla passa alla società di certificazione che dovrà procedere con l’audit e verificare i singoli indicatori.