Nonostante i rincari delle materie prime e l’esplosione dei costi dell’energia, in base ai dati elaborati dal Centro Studi della Federazione Tessile e Moda nei primi tre mesi di quest’anno la produzione tessile italiana ha registrato un incremento tendenziale del +34,3%.
Export in crescita per Tessile e Moda
L’export del settore cresce a due cifre (+46,2%), trascinato dalle vendite all’estero del comparto laniero (+85,1%), in particolare verso Francia, Germania e penisola iberica. Il saldo della bilancia commerciale di comparto si porta così sui 292,3 milioni di euro, in aumento di 50,4 milioni. Inoltre, sulla base dei più recenti dati disponibili, ad aprile sia la tessitura ortogonale sia la tessitura a maglia presentano un ritmo di crescita in linea con quello del primo trimestre: la prima mette a segno una dinamica del +30,3%, la tessitura a maglia del +2,6%.
Allo stesso tempo le importazioni di tessuti dall’estero fanno registrare una dinamica pari al +65,7% (nel primo trimestre 2021 erano calate del -8,7%). Cina, Turchia e Pakistan si confermano essere i principali fornitori di tessuti per il nostro sistema industriale, con una quota complessiva vicina al 60%.
I singoli comparti
Nel dettaglio, l’export di tessuti lanieri (cardati e pettinati) ha registrato una crescita molto forte, pari al +85,1%. Similmente anche i tessuti in pura seta hanno chiuso il trimestre gennaio-marzo con una variazione del +50,8%. Le esportazioni di tessuti cotonieri e linieri evidenziano rispettivamente +33,6% e +47,3%. Infine, le vendite oltreconfine di tessuto a maglia sono cresciute del +36,2%.
La tessitura made in Italy, archiviato un 2020 negativo (-29,7%), aveva cambiato passo già nel corso del 2021, dove aveva messo a segno una crescita su base annua pari al +15,2%. ll fatturato del settore era così risalito sopra i 6,1 miliardi di euro, con un guadagno in termini assoluti di 808 milioni. Nello stesso periodo, l’attivo della bilancia commerciale era risultato pari a 1.768 milioni, guadagnando 160 milioni rispetto al 2020, ma restando ancora lontano dal surplus del 2019.