Da qui a un anno, una recessione globale è “molto probabile”, almeno in Europa e in America. Parola di Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, che nell’ultima puntata del suo podcast mensile “Al quarto piano” consiglia una strategia per decidere come investire sui mercati in vista di questo scenario. Almeno per qualche mese, sostiene Fugnoli, è il caso di “alleggerire su rialzo piuttosto che comprare su ribasso”. Il quadro è complesso, ma, secondo l’analista, c’è una “buona notizia”, e cioè che “i mercati sono già prezzati per una recessione moderata e scenderanno quindi verso nuovi minimi di periodo solo in caso di recessione lunga e severa”.
Bisognerà comunque fare attenzione: “Comprare su debolezza – continua Fugnoli – sarà consigliabile solo per chi attualmente è particolarmente liquido”. In ogni caso, si tratta di acquisti da effettuare soprattutto in “una logica di trading – continua l’esperto – con l’obiettivo di sfruttare i recuperi di mercato che accompagneranno la discesa dell’inflazione”. Per gli acquisti di lungo termine, invece, “sarà più prudente attendere ancora qualche mese”.
I due tipi di inflazione
Per quanto riguarda l’andamento dei prezzi, lo strategist di Kairos avverte che bisogna distinguere fra due tipi d’inflazione:
- la prima è quella dei beni di consumo, che già nelle prossime settimane potrebbe manifestare segnali di cedimento, innescando una reazione positiva dei mercati;
- la seconda, indipendente dalla prima, è quella salariale “nei paesi in cui c’è il pieno impiego e in cui chi cerca lavoro può spuntare una retribuzione più alta perché ci sono pochi disoccupati che gli fanno concorrenza”, spiega Fugnoli. Le Banche Centrali guardano soprattutto a questo secondo tipo d’inflazione, perché rischia di mettere in modo la pericolosa “spirale prezzi-salari”, come avvenne negli anni Settanta.
Le implicazioni sui mercati
Questo quadro, piuttosto raro, “renderà complicato navigare i mercati nei prossimi mesi”, sottolinea ancora l’analista. È infatti probabile che, in un primo momento, i mercati festeggeranno il calo dell’inflazione al consumo, ritenendo che possa preludere a strette monetarie meno severe da parte delle banche centrali. Dopodiché, però, gli investitori dovranno fare i conti con “l’altra testa dell’inflazione”, quella salariale, considerata molto più insidiosa dalle autorità monetarie.
“Come già accadde negli anni Settanta, l’occupazione potrebbe continuare a crescere ancora per qualche mese, anche se si dovesse già essere entrati in recessione – spiega Fugnoli – Le Banche Centrali, quindi, si sentirebbero motivate a continuare i rialzi dei tassi, o quanto meno a mantenerli alti, più a lungo di quanto il mercato non si aspetti”.
L’incognita delle forniture di gas russo
Infine, “per l’Europa il quadro è reso ancora più complesso dalla questione delle forniture di gas russo nei prossimi mesi – conclude lo strategist di Kairos – Il prolungarsi della sospensione delle forniture renderebbe certa la recessione europea, in particolare in Germania e in Italia, già entro la fine dell’anno. Al contrario, una ripresa anche parziale delle forniture verrebbe accolta da un grosso sospiro di sollievo dai mercati finanziari europei”.