“Cerchiamo di far finire questa legislatura in maniera naturale e ordinata per completare il lavoro che il Governo Draghi ha impostato, e per porre le basi per la prosecuzione della sua Agenda anche dopo le elezioni della prossima primavera”. Benedetto Della Vedova, segretario di Più Europa federata con Azione di Carlo Calenda, e attualmente sottosegretario agli Esteri, non ha dubbi. Come testimonia anche la mobilitazione di tante personalità italiane e straniere, il nostro paese ha bisogno anche per i prossimi sei-otto mesi di un Governo nel pieno dei propri poteri per fare alcune cose di primario interesse per tutti gli italiani.
Il ruolo di Draghi in Europa è insostituibile
“Cito – prosegue Della Vedova – quelle più importanti. La legge di bilancio che sarà difficile e che solo una personalità dotata di carisma potrà portare a compimento senza creare buchi nei conti pubblici e quindi senza mettere in allarme i mercati. Poi c’è l’energia, settore nel quale si deve continuare a lavorare senza un attimo di distrazione per assicurare all’Italia un inverno normale o quasi. Poi ci sono le tante riforme ancora in Parlamento e che rischierebbero di decadere a cominciare da quella sulla concorrenza. Il capitolo internazionale è il più importante. Grazie a Draghi il nostro paese ha oggi un ruolo di primo piano sia nel delineare il tono della risposta alla terrificante aggressione di Putin all’Ucraina, sia nella stesura di alcune norme fondamentali per la vita della Ue. Si pensi al rinnovo del patto di stabilità dove il nostro governo dovrà vigilare per evitare che siano introdotte norme che sono contro gli interessi del nostro paese. Ed anche la proposta del tetto al prezzo del gas, senza Draghi che ne è il proponente, sarebbe probabilmente lasciata cadere”.
Sicuramente siamo ancora in una situazione di emergenza. Molte cose sono state fatte, ma altre devono arrivare in porto prima della fine dell’anno per evitare di essere penalizzati da Bruxelles sulle rate del Pnrr. Ma chi assicura che le forze politiche manterranno il sostegno al Governo, anche quando nell’imminenza delle elezioni, si faranno più forti le esigenze di visibilità per rincorrere i voti di questa o quella categoria?
“Questa legislatura – dice Della Vedova – si può considerare un mezzo miracolo. Se ricordiamo che era partita con un Governo giallo-verde cioè di due partiti che avevano presentato agli elettori un programma di uscita dall’Euro e di sganciamento dall’Europa, e sta finendo con un Governo europeista e atlantista, si capisce come le chiacchiere dei populisti non hanno retto alla prova della realtà. Noi di Più Europa ed Azione siamo stati coerenti nel respingere qualsiasi compromesso con i Governi Conte 1 e 2. Eravamo draghiani prima di Draghi. E quindi lavoriamo per portare a compimento quello che il Governo ha avviato e per far sì che il prossimo Parlamento possa esprimere una maggioranza chiara a favore della prosecuzione dell’Agenda Draghi”.
Abbandonare il populismo per riprendere a crescere
A differenza dei Governi precedenti, quello che più di tutto ha caratterizzato il programma Draghi è l’enfasi posta sulla “crescita”. Gli investimenti del Pnrr e quelli aggiuntivi stanziati dal nostro bilancio, insieme alle riforme, compresa quella del fisco, servono proprio per cambiare il volto del paese, aumentare la nostra competitività e metterci in grado di crescere come, se non di più’, dei nostri partners. Solo in questo modo potremo avere più posti di lavoro e salari più elevati.
“Proprio qui sta la differenza tra una politica seria e lungimirante e il populismo demagogico. Meloni e Salvini hanno un programma basato su più spesa pubblica, meno tasse per tutti, una difesa dell’italianità che sfiora l’autarchia, un appoggio alle corporazioni nelle loro frange più intransigenti. Ho sentito più volte dire alla Meloni che bisogna aiutare le imprese che impiegano molti dipendenti, senza andare a vedere se sono efficienti, se hanno fatto investimenti, oppure se hanno tanta mano d’opera per avere maggiori aiuti statali. Così si sono elargiti prepensionamenti alle persone (specie nel settore pubblico) non certo bisognose, oppure ci si batte per il super bonus di cui hanno beneficiato i ceti più abbienti”.
In sostanza Draghi deve arrivare alla fine della legislatura, anche senza l’appoggio dei 5 Stelle che peraltro non esistono quasi più, perché in questo modo si può completare un lavoro di revisione del funzionamento del sistema italiana e si consolida nei cittadini che a primavera saranno chiamati al voto, l’opinione che anche per i prossimi anni varrà la pena continuare a seguire un’Agenda volta a rimodellare l’Italia. Solo in questo modo sarà possibile offrire opportunità di crescita a tutti, specie i giovani che non trovano adeguata collocazione nel nostro paese e spesso preferiscono andare all’estero.