Sulla rete unica potrebbe davvero essere la volta buona. Lo ha assicurato l’amministratore delegato di Open Fiber, Mario Rossetti, nel corso dell’odierno incontro con la stampa a Milano.
“Siamo nelle condizioni per arrivare a un accordo. Il tema del 31 ottobre (scadenza fissata nel Memorandum of Understanding per arrivare a una proposta concreta, ndr) è importante ma non è quello che fa la differenza. Questo tipo di accordi si fa se c’è la volontà, non c’è un problema di tempi. Non sono preoccupato per un accordo industriale tecnico, il problema riguarda più il piano di sopra”, quello degli azionisti che devono valorizzare gli asset e decidere la governance, ha spiegato l’Ad ai giornalisti.
Il manager ha poi aggiunto che il piano industriale di Open Fiber – che sarà aggiornato dopo l’estate includendo le aree grigie fuori dai bandi Ue – dal punto di vista operativo non subirebbe alcun impatto dall’eventuale ok alla rete unica.
A un mese di distanza dalla firma della lettera d’intenti tra Cdp e Tim che si propone di arrivare alla creazione di una rete unica in fibra integrando gli asset di rete fissa di Tim con quelli di Open Fiber, di cui Cdp possiede il 60%, Rossetti si è detto convinto “della bontà del progetto e che sia qualcosa di significativo per il Paese e la sua digitalizzazione definitiva. Noi guardiamo al tema dal punto di vista industriale, che per noi è la cosa più importante. Abbiamo anche lavorato con Tim per definire i perimetri” ma “l’ambito legato alla valutazione è già piuttosto affollato”.
Il Ceo ha poi ribadito che le sinergie sul progetto di rete unica in fibra ottica “sono significative e riguardano diversi miliardi di euro” in particolare rispetto a quello che non si costruirà in duplicazione. “È un tema rilevante che però ha una variabile: è il momento in cui tutto questo succede, più tempo passa, più si è costruito e meno valgono le sinergie; prima avviene e più valgono le sinergie”.
Rossetti: “Sui ritardi stiamo recuperando, ma servono 3-4mila lavoratori”
“Il nostro focus è sulle aree bianche”, ha sottolineato poi Rossetti, spiegando che “Open fiber ha registrato un ritardo significativo alla fine dell’anno scorso sulle aree bianche”. Lo scopo della società è dunque quello di accelerare è ridurre “il più possibile questi ritardi”. “La missione dell’azienda, ha rimarcato il Ceo, “sono le aree bianche tanto che abbiamo spostato risorse dalle aree nere”, quelle dove ci sono più margini e concorrenza “a quelle bianche e stiamo cercando tutte le misure per avere un incremento delle risorse sui cantieri’, ha affermato ancora il manager.
Sui cantieri delle tlc, fermi per mancanza di manodopera, Rossetti ha spiegato che “c’è una difficoltà di sistema a realizzare i lavori anche se avere alle spalle un gruppo come Cdp ci dà un respiro più ampio ma la capacità produttiva della filiera è limitata”.
L’amministratore delegato di Open Fiber ha fatto sapere che “stiamo discutendo con i vari organismi a livello governativo” sulla possibilità di “inserire nel prossimo decreto Flussi anche i lavoratori della tcl”. Da questo punto di vista, ha proseguito, “abbiamo qualche centinaio di cantieri su cui non abbiamo risorse da mettere in campo”. Sulle aree bianche, ad esempio, “abbiamo bisogno di almeno 1.500 persone da poter assumere e andare sui cantieri” e di “3 o 4mila lavoratori per tutto il perimetro del gruppo. Una cifra che andrà al raddoppio”, spiega Rossetti.
“Quello che ci sta frenando non sono i soldi o la capacità manageriale ma la manodopera”, ha continuato. “Useremo modalità straordinarie: l’azienda si sta dotando di risorse proprie, stiamo guardando ad altri operatori internazionali che possono entrare su questo mercato e abbiamo spostato risorse dalle aree nere a quelle bianche”. “Con il Governo stiamo discutendo anche per inserire nel nuovo decreto flussi i lavoratori tlc e ci sono contatti con il DAP per usare i detenuti come manodopera nei cantieri”, conclude.
Nonostante tutto, i numeri del 2021, sono incoraggianti. Secondo i dati forniti dal Ceo nel corso dell’incontro con la stampa, nei primi 5 mesi del 2022, Open Fiber ha chiuso 538 cantieri per la fibra FTTH, il 20% di quanto fatto negli ultimi 4 anni”.
Rossetti: “Attenzione all’inflazione”
L’inflazione è “un argomento su cui noi stessi dovremmo riflettere, ha ammesso il Ceo. Il tema, non riguarda i contratti già in essere ma “quelli che ancora si devono fare e che andranno, eventualmente, a toccare le aree grigie’”
Quello dell’inflazione, ha ripetuto più volte Rossetti, è un tema che oggi “merita un’attenzione molto più alta. Su alcuni contratti abbiamo clausole di indicizzazione, su altri no” ma per il futuro “stiamo cercando di tenerne conto nel modo migliore”.
“Siamo molto interessanti alla consultazione che l’Autorità sta aprendo sulla richiesta di modifica di Telecom, perché diventerà una linea guida a cui far riferimento”, ha spiegato, riferendosi al nuovo esame dell’Agcom sulla proposta di co-investimento di Tim per FiberCop, dopo che la società di Pietro Labriola ha chiesto una revisione sulle tariffe, legandole all’inflazione.
Il Ceo ha infine rassicurato sui rapporti tra Open Fiber e TIm: “sono molto buoni, sia a livello personale che aziendale”.