Per supportare i primi bandi previsti dal Pnrr per l’agricoltura, Intesa Sanpaolo mette a disposizione delle piccole e medie imprese associate a Coldiretti un plafond di 3 miliardi di euro di finanziamenti. Lo prevede un accordo siglato oggi a Roma tra la Banca e l’associazione degli agricoltori.
Nel dettaglio, l’istituto “individuerà le migliori soluzioni per facilitare l’accesso alle iniziative di sostegno pubblico, in particolare per ottenere l’anticipazione dei contributi a fondo perduto e richiedere impegni di firma per abilitare l’inoltro della richiesta di anticipazione del contributo a fondo perduto al Ministero – spiega Intesa – Inoltre, laddove il contributo pubblico non dovesse coprire l’intero ammontare dell’investimento, la banca affiancherà le aziende con finanziamenti di durata fino a 30 anni ed importo fino al 100% della spesa, anche con garanzia sussidiaria Ismea e Green di Sace”.
Finanziamenti agricoltura e lo scenario per il settore agroalimentare italiano
L’accordo si inserisce in uno scenario reso molto più complesso rispetto agli anni passati dallo scoppio della guerra fra Russia e Ucraina. Come spiega Stefania Trenti, responsabile Industry Research Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, l’impatto più significativo per le imprese agroalimentari è sui prezzi dell’energia, a cui la filiera risulta particolarmente esposta, in modo diretto e indiretto (si pensi ai costi della logistica e a quelli dei materiali energivori).
“Gli sconvolgimenti che la guerra ha portato hanno evidenziato come produrre cibo e non dipendere dall’estero sia un tema strategico di sicurezza nazionale per un Paese come l’Italia che deve ancora colmare il pesante deficit produttivo in molti settori importanti – ha detto il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini – In tale ottica il PNRR rappresenta un’opportunità proprio per contribuire a raggiungere l’obiettivo di dimezzare la dipendenza dall’estero aumentando produzione, rese e sostenendo l’innovazione tecnologica e le sinergie di filiera. Ma l’agricoltura può contribuire anche alla promozione di rete energetiche alternative come il fotovoltaico”.
Consumi in bilico fra caro-bollette e riapertura post-Covid
Rispetto ad altri settori, il comparto agroalimentare avrà anche più difficoltà a scaricare a valle l’aumento dei costi, perché gli aumenti vertiginosi delle bollette energetiche gravano sui bilanci delle famiglie, che hanno quindi meno capacità di spesa. Allo stesso tempo, però, la domanda di prodotti agroalimentari dovrebbe essere sostenuta dalle riaperture post-pandemia, che portano una ripresa delle attività sociali e del turismo.
I punti di forza dell’agroalimentare italiano
D’altra parte, le imprese agroalimentari italiane partono da una posizione di forza: il nostro Paese è infatti in quarta posizione nella classifica mondiale nell’export di prodotti di fascia alta, con una quota di mercato pari al 5,3%. Non solo: nel 2021 l’export agroalimentare italiano ha superato i 50 miliardi di euro – spiega ancora Trenti – e il surplus commerciale agroalimentare si è attestato a 3,3 miliardi di euro (a fronte però di un deficit agricolo da 8,5 miliardi).