Una volta a regime, la riforma dell’Irpef e l’assegno unico per i figli porteranno un aumento medio del reddito disponibile pari a 522 euro (+1,5% rispetto alla situazione attuale). È quanto emerge da un’analisi della Banca d’Italia realizzata con il modello di microsimulazione BIMic e citata nell’ultima Relazione annuale dell’istituto.
Nel dettaglio, spiega Via Nazionale, l’impatto dell’assegno unico è particolarmente elevato (7%) per le famiglie più vulnerabili, mentre è quasi nullo per quelle più abbienti. Le modifiche degli scaglioni Irpef, invece, determinano “variazioni percentuali del reddito più uniformi e pertanto le famiglie con redditi più elevati ottengono sgravi tributari più generosi in termini assoluti (quasi la metà beneficia i tre decimi più alti)”.
La redistribuzione a seconda del tipo di lavoro
Per quanto riguarda gli effetti redistributivi a seconda del tipo di lavoro, continua Bankitalia, l’effetto dell’assegno unico si farà sentire, in termini di aumento del reddito disponibile, principalmente sulle famiglie dei lavoratori autonomi (finora esclusi dagli assegni familiari) e su quelle degli incapienti (che non possono beneficiare di sconti fiscali). La variazione dovuta alla riforma dell’Irpef, invece, “è per lo più uniforme anche rispetto alla tipologia di reddito prevalente”.
Gli indicatori di disuguaglianza e povertà miglioreranno
Nel complesso, l’istituto centrale ritiene che le due misure siano destinate a migliorare “significativamente gli indicatori di disuguaglianza e di povertà”. In particolare, la simulazione prevede che l’indice di Gini sulle disuguaglianze dei redditi disponibili equivalenti si ridurrà di mezzo punto percentuale, mentre l’incidenza della povertà assoluta calerà dell’1,5%, al 7,9%, sull’intera popolazione, e di quasi tre punti e mezzo, al 10,5%, tra i minorenni.
Gli incentivi a lavorare e a guadagnare di più
La Banca d’Italia sottolinea inoltre che “le due riforme modificano gli incentivi monetari dei contribuenti a cercare di aumentare il proprio reddito da lavoro, se già occupati, o a cercare un impiego, se inattivi”. Questi incentivi sono tanto più elevati quanto più basse sono le aliquote marginali effettive (la “variazione dell’ammontare complessivo dei contributi sociali, delle imposte sui redditi e dei trasferimenti monetari che si osserva a seguito di un aumento del reddito da lavoro”) e le aliquote effettive da partecipazione (la “quota di reddito familiare aggiuntivo, ottenuto con il passaggio dallo stato di inoccupazione a quello di occupazione, che viene meno per effetto del sistema delle imposte e dei trasferimenti sociali”).
Gli effetti sulle aliquote marginali effettive…
Nel complesso, scrive ancora Via Nazionale, la media delle aliquote marginali effettive “si riduce leggermente in seguito alle riforme, con effetti positivi sugli incentivi monetari all’offerta di lavoro”. La riforma dell’Irpef permette “di contenere preesistenti irregolarità nelle aliquote marginali che interessavano circa un milione di lavoratori con redditi tra 35.000 e 40.000 euro”, fascia in cui l’aliquota marginale effettiva media, “che in precedenza sfiorava anche il 70%, diminuisce di 13,5 punti percentuali”. D’altra parte, “l’interazione tra detrazioni e addizionali locali determina, intorno a 15.000 euro di reddito, un nuovo salto nella media delle aliquote marginali effettive”, che però coinvolge solo alcune decine di migliaia di contribuenti.
…E quelli sulle aliquote effettive da partecipazione
Quanto all’aliquota effettiva da partecipazione, “la cui distribuzione va valutata rispetto al reddito disponibile di tutto il nucleo familiare e non dei singoli contribuenti – avverte Bankitalia – si contrae sensibilmente per la quasi totalità delle famiglie”. L’AEP media generale scende infatti di 2 punti (al 20,9%), un calo imputabile per oltre tre quarti alla riforma dell’Irpef e per la restante parte all’introduzione dell’assegno unico.
Assegno unico: il 30 giugno è l’ultimo giorno per chiedere gli arretrati
Intanto, sempre a proposito di assegno unico, c’è una scadenza molto importante alle porte: il 30 giugno è infatti l’ultimo giorno utile per chiedere il sussidio e ottenere dall’Inps anche tutti gli arretrati a partire dallo scorso marzo. Chi invierà la domanda oltre questo termine, invece, avrà diritto all’assegno soltanto dal mese successivo a quello della richiesta.
Leggi anche: Assegno unico: chi ci guadagna di più? Per l’Upb, i lavoratori autonomi e le famiglie numerose