Il comportamento degli individui – e nella fattispecie dei risparmiatori – rispetto alle situazioni di guadagno e a quelle di perdita mostra di violare in maniera sistematica ogni principio di razionalità.
A dirlo sono due psicologi Daniel Kahneman (premio Nobel per l’economia nel 2002) e Amos Tversky che hanno elaborato la loro Teoria del Prospetto, come riporta adviseonly.com.
Anche Paolo Basilico, finanziere di successo, già fondatore di Kairos Partners e poi di Samhita Investments, ha affrontato il tema della psicologia dei mercati nel suo dialogo immaginario tra Mr. Market e Dr. Freud in cui dice che qualche terapia per non cadere in depressione e non perdere scioccamente i propri soldi c’è.
Framing: come condiziono e manipolo la tua decisione
I due psicologi israeliani Kahneman e Tversky presentano alcuni assunti di base.
Il modo in cui un problema viene presentato (frame), condiziona la decisione. A seconda di come viene presentato un problema, si incide e si “gioca” sulle emozioni altrui e la decisione finale può essere così fortemente influenzata e quindi anche manipolata.
I due studiosi si riferiscono a un esperimento messo a punto da loro stessi chiamato Asian Disease. Esso si basa sulle teorie di economia comportamentale e si prefigge di dimostrare il cosiddetto “effetto framing” o “effetto incorniciamento”, ovvero se messaggi con lo stesso contenuto di verità, quando presentati (incorniciati) in modo differente, abbiano un diverso impatto sui processi di giudizio e di decisione.
L’interessante e distorsiva avversione alle perdite
È evidente che nessuno di noi godrebbe di una perdita, ma la questione diventa più interessante se analizzata più in profondità.
È stato dimostrato che una perdita genera una sofferenza maggiore rispetto al godimento che deriverebbe da un guadagno di pari importo. È evidente come questa conclusione spalanchi le porte alla dimensione psicologica del guadagnare piuttosto che del perdere. Da un punto di vista psicologico il beneficio che traggo da un guadagno, pur essendo sempre positivo, tende però a scemare. È come se, dopo un po’, mi fossi “abituato a guadagnare”, dicono gli psicologi.
Quale valore attribuire alle cose: l’effetto dotazione
Un altro aspetto riguarda il valore che ciascuno attribuisce alle cose e che è fortemente influenzato dal fatto di possedere o meno quella cosa. Capita spesso che il valore chiesto per vendere un bene sia ben più alto del prezzo di mercato o del prezzo che saremmo disposti a pagare per acquistarlo. La percezione del valore, quindi, è fortemente influenzata dal fatto di possedere un determinato bene (effetto dotazione).
La teoria, inoltre, mette in evidenza come chi decide sia più interessato al profitto/perdita rispetto al punto di partenza, piuttosto che al livello assoluto della ricchezza. In sostanza il beneficio, o il danno, di una decisione si misura avendo come punto di riferimento il valore della ricchezza prima che la decisione sia presa.
Se, per ipotesi, dovessi continuare a perdere denaro, il danno marginale misurato dal value è, anche in questo caso, decrescente.
L’ultima mossa: giocarsi il tutto per tutto
In sintesi, ho preso una “botta psicologica” perdendo i primi quattrini, poi mi sono, anche in questo caso, psicologicamente “abituato” (ma a perdere).
Questa funzione spiega anche perché vi sia sia la tendenza a giocarsi il tutto per tutto quando si sta perdendo molto. Pensate al giocatore di poker che sta perdendo molto e psicologicamente è distrutto. Potrebbe accettare un’ultima mano in cui si gioca tutto: se dovesse perdere il danno psicologico marginale non sarebbe particolarmente grave, ma se dovesse vincere non solo il suo “profitti e perdite” potrebbe raddrizzarsi, ma anche la sua autostima ne trarrebbe un notevole guadagno.