Anche la Svezia vuole entrare nella Nato: è ufficiale. Il ministro degli Esteri svedese, Ann Linde, ha firmato nella mattina di martedì 17 maggio la richiesta di adesione del paese all’Alleanza Atlantica che verrà presentata assieme alla richiesta finlandese al quartier generale della Nato a Bruxelles in settimana. Così Putin non è solo riuscito a rompere la neutralità storica di Finlandia e Svezia, ma a rendere reale il suo peggior incubo: l’espansione della Nato. Il pretesto usato per giustificare l’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio. Ma l’attacco si è rivelato un vero e proprio boomerang accelerando il processo di adesione all’Allenza Atlantica, con l’obiettivo di creare uno scudo protettivo nei confronti delle mire espansionistiche di Mosca.
La Svezia dice addio a 200 anni di neutralità
Entrambi i Paesi scandinavi vantano una lunga storia di neutralità. La Nato ha però con Svezia e Finlandia rapporti di partenariato da anni, ma le radici storiche dell’allineamento parziale delle due nazioni sono ben diverse. La Svezia si è impegnata a evitare alleanze militari per oltre 200 anni, dalla fine delle guerre napoleoniche, anche quando scoppiò la Seconda guerra mondiale, è rimasta neutrale, e non prese parte al conflitto anche se nella prima fase concesse alcune “facilitazioni logistich” e alla Germania e in seguito agli Alleati. Una posizione ribadita nel 1949 quando Stoccolma si rifiutò di entrare nell’Alleanza.
Oltre alle ragioni geopolitiche, gli svedesi hanno sempre anche avuto profonde ragioni ideologiche, ritenendo che il modo migliore per preservare la pace in Europa fosse quella di guardare del disarmo e del dialogo, motivo per cui Stoccolma aveva anche progressivamente diminuito la propria spesa militare. A partire dal 2014 però, con l’annessione della Crimea, c’è stata una inversione di marcia e la Svezia ha ricominciato a investire nelle spese militari e rafforzato il dispositivo a difesa della strategica isola di Gotland, nel mar Baltico. Oggi, l’aggressione di Mosca ha smosso il Paese che rinuncia a oltre 200 anni di neutralità.
Putin: “Nessuna minaccia, ma no a basi Nato”
L’allargamento dell’Alleanza Atlantica con Svezia e Finlandia, afferma Putin, “non pone una diretta minaccia alla Russia non avendo problemi con due Paesi scandinavi”. Un dietrofront inaspettato, dopo avere minacciato forti ritorsioni e lo spostamento di forze nucleari nel Baltico. Tuttavia, il presidente russo ha avvertito che “espandere infrastrutture militari” in territorio finlandese e svedese “provocherebbe una risposta da parte nostra, basata sul tipo di minaccia creata contro di noi”.
Le sue parole sembrano indicare che Putin accetterebbe l’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato a patto che l’Alleanza non stazioni armi o truppe nei due Paesi. Una condizione che la Nato dovrebbe rispettare, dato che la Svezia ha già detto più volte di non volere basi militari sul suo territorio, tantomeno missili nucleari, così come la Finlandia che però “non si autoimpone condizioni prima di diventarne membro”.
La neutralità storica dei due Paesi non ha però impedito la cooperazione militare con l’occidente, ma l’ingresso nella Nato cambierà radicalmente la mappa di quegli equilibri geopolitici che Mosca ha provveduto a destabilizzare con l’attacco all’Ucraina. Il che lascerà solo quattro Stati dichiaratamente neutrali nel Vecchio continente: Austria, Irlanda, Malta e Svizzera. In realtà i primi tre sono membri dell’Ue e la quarta ha circa 120 accordi bilaterali che la legano all’Unione. Quindi, si tratta di una neutralità solo militare, dato che l’articolo 47 del Trattato di Lisbona imporrebbe gli Stati membri a intervenire nel caso un membro fosse “vittima di un’aggressione sul suo territorio”.
Il “no” di Erdogan all’ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia
Se Putin non sembra preoccupato dall’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato, la Turchia è meno positiva. E nonostante il suo “no secco”, non ha chiuso completamente la porta alla possibilità dei due Paesi di entrare nell’Alleanza. “Non diremo sì a quei Paesi che applicano sanzioni alla Turchia” e che non prendono una posizione chiara contro “il terrorismo”, aveva avvertito il presidente turco Erdogan, con tanto di “rimorsi” per aver avallato l’ingresso della Grecia del 1952. Ora il presidente turco vuole dai due governi scandinavi “garanzie di sicurezza”: lo stop all’embargo alle esportazioni di armi e lo stop al sostegno sul loro territorio ai curdi del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk).
La Finlandia e la Svezia, insieme ad alcuni alleati occidentali, hanno offerto un sostegno costante alle popolazioni del nord-est siriano che Erdogan considera collegate al Pkk turco, mentre Ankara continua a massacrare da decenni i curdi in Turchia. In realtà il Pkk è stato inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche anche da Usa e Ue, quindi è difficile pensare che due membri possano offrire ospitalità e sostegno al gruppo, se non per il fatto che concedono asilo politico ai rifugiati del Kurdistan iracheno, unica regione autonoma che invece mantiene buoni rapporti con la Turchia.
Il no di Ankara all’ingresso di Svezia e Finlandia nell’Alleanza bloccherebbe il progetto poiché l’adesione va approvata all’unanimità da tutti i 30 stati membri. Allo stesso tempo la Turchia rimane un player fondamentale nel conflitto Russia-Ucraina, essendo il secondo esercito dopo gli Usa, lo scudo del fianco est per la Nato e l’unico a mantenere un dialogo continuo tra i due Paesi in conflitto.
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