Lo spread chiude in netto rialzo e Piazza Affari si ferma in rosso, in un contesto europeo debole che ha visto correre i rendimenti dei titoli di Stato. Viaggia in calo anche Wall Street, mentre si attendono (alle 20, ora italiana) le decisioni della Fed che potrebbe alzare i tassi di 50 punti base, dopo l’incremento di 25 punti del mese scorso. Si tratta del ritocco più alto da 22 anni a questa parte e c’è chi non esclude persino una stretta di 75 punti. In vista di queste importanti comunicazioni della banca centrale Usa il dollaro prende fiato, pronto a spiccare un nuovo balzo nel caso si percepiscano segnali di un atteggiamento futuro particolarmente aggressivo da parte di Jerome Powell. Al momento l’euro tratta in lieve progresso, con il cambio che non si allontana in ogni caso granché 1,05.
Nonostante l’intensificarsi delle sanzioni contro Mosca sale invece il rublo, che tocca i massimi da due anni contro euro e dollaro.
Tra le materie prime si apprezzano petrolio e gas. In particolare, il prezzo del future Brent mostra un incremento del 3,5% a 108,64 dollari al barile. Pesano in parte le nuove sanzioni Ue, anche se gli Stati membri non avrebbero ancora raggiunto un accordo sull’embargo al greggio russo, chiedendo più tempo per esaminare il sesto pacchetto di sanzioni presentato dalla Commissione. Secondo quanto riferiscono fonti alle agenzie di stampa Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Bulgaria sono i paesi che hanno sollevato preoccupazioni, ma una soluzione potrebbe arrivare già nella riunione di domani.
Listini europei nervosi e obbligazionario in affanno
Dopo la schiarita di ieri, i mercati finanziari tornano dunque sui carboni ardenti a causa del contesto internazionale, dalla guerra in Ucraina al Covid in Cina, passando per le banche centrali che si muovono verso una stretta per fronteggiare un’inflazione che non si vedeva da decenni.
In Europa Milano è in maglia nera, -1,4%, e scivola nuovamente sotto quota 24mila punti; in scia Parigi -1,2%; Madrid -1,05%; Amsterdam -1,03%; Francoforte -0,49%; Londra -0,9%.
Contestualmente volano i rendimenti dei titoli di Stato, nella previsione che, dopo la Fed, anche la Bce si muoverà verso un irrigidimento monetario.
Il Btp decennale si avvicina sempre di più al 3% e chiude a +2,95%. Il Bund è a +0,98%, ma ha superato nuovamente in seduta l’1%. Cresce però lo spread tra i due titoli benchmark, a 197 punti base (+4,14%).
Scendono i prezzi e salgono i tassi dei T-Bond
Le pressioni sui titoli di Stato restano alte anche negli Usa. Il Treasury decennale, che ha recentemente superato il 3%, è al momento poco sotto quella soglia a +2,97%, in un contesto di tassi in rialzo e prezzi in calo.
Dal fronte macro deludono i dati Adp sugli occupati di aprile nel settore privato statunitense, considerati un buon anticipatore dei numeri complessivi che verranno resi noti in settimana. La crescita è inferiore alle attese: +247.000 contro le stime di +395.000.
Sale inoltre il deficit della bilancia commerciale Usa, a marzo: +22,3% rispetto a marzo, a 109,8 miliardi di dollari, contro attese per un dato a 106,7 miliardi di dollari.
A Piazza Affari va in panne Ferrari, corre A2a
Una pioggia di trimestrali, anche migliore del previsto, ha travolto Piazza Affari, ma il bilancio finale di giornata del listino è fortemente negativo.
La blue chip peggiore è Ferrari, -5,57%, che è finita in asta di volatilità nel corso della seduta. Il trimestre del cavallino rampante si è chiuso con ricavi e utili in crescita, oltre le attese degli analisti e la guidance sul 2022 è stata confermata, ma a quanto parte ciò non è bastato a sostenere il titolo.
Dopo i recenti rialzi le prese di profitto hanno penalizzato Campari -3,78%; Cnh -2,67%; Iveco -3,13%.
Banche negative, a partire da Banco Bpm -3,74% e Unicredit -2,82%.
Nessun rimbalzo per il lusso, con la Cina ancora nella tempesta pandemica. Le autorità hanno disposto a Pechino la chiusura di decine di stazioni della metropolitana con limitazioni anche ai bus per evitare un lockdown come quello di Shanghai. Così Moncler -1,46%. Fuori dal paniere principale va a fondo Safilo, -9,33% nonostante la buona trimestrale.
Nella parte alta del Ftse Mib campeggia A2a, +2,57%, grazie al positivo report di Citi che vede la società in ottima posizione per beneficiare della riduzione della dipendenza dell’Italia dal gas russo. Tra le utility si distingue anche Hera +0,36%.
Si confermano ben comprati petroliferi come Saipem +0,75% ed Eni +0,53%.