A sorpresa, Spagna e Olanda si muovono insieme per chiedere all’Unione europea regole di bilancio più flessibili. A stupire è soprattutto la svolta del governo di Amsterdam, finora considerato il capofila dei Paesi “Frugali”, quelli che con più forza hanno sempre difeso il rigore dei conti. La pandemia prima e la guerra dopo (passando per le elezioni olandesi, che ormai sono alle spalle) hanno evidentemente suggerito un cambio di rotta.
Il documento di Spagna e Olanda
La ministra spagnola delle Finanze Nadia Calviño e la sua omologa olandese Sigrid Kaag hanno concordato una proposta informale di accordo che sta già circolando a Lussemburgo, dove fra oggi e domani si riuniranno prima l’Eurogruppo e poi l’Ecofin.
Il documento ammette la necessità di riformare il Patto di stabilità in senso più “realistico”, permettendo strategie di bilancio differenziate e ritagliate su misura per i diversi Paesi, così da far fronte in modo più efficace a livelli d’indebitamento decisamente più alti che in passato.
La notizia – anticipata da Politico nel suo mattinale “Playbook” – è stata confermata da fonti del ministero delle Finanze francese, che gestisce la presidenza di turno dell’Ecofin.
La regola del debito
Della necessità di riformare il Patto di Stabilità, oggi sospeso, si parla ormai da mesi. Al centro del dibattito c’è soprattutto la regola che impone di ridurre di un ventesimo l’anno la quota di debito pubblico che eccede il 60% del Pil. Con i livelli d’indebitamento causati dalla pandemia, infatti, la norma obbligherebbe la maggior parte dei Paesi a varare manovre d’austerità che non solo impedirebbero la ripresa, ma rischierebbero anche di causare una nuova recessione.
Il focus sugli investimenti
Spagna e Olanda sottolineano quindi che “investimenti pubblici di alta qualità” sono necessari per soddisfare le ambizioni verdi e digitali dell’Europa. La parola “investimenti” è menzionata 11 volte nel documento, che è lungo appena una pagina e mezza. Non c’è, comunque, alcun riferimento esplicito alla proposta di “golden rule” avanzata da altri Paesi, tra cui l’Italia.
Il rigorismo non scompare
Il documento sostiene anche la necessità di costituire delle riserve di bilancio “per prepararsi al prossimo shock”: l’idea sarebbe di consentire ai governi di indebitarsi in periodi di crisi, ma esigendo che il debito sia ridotto in tempi di crescita economica.
Infine, una concessione al rigorismo: per chi non riuscisse a centrare gli obiettivi di riduzione del debito dovrebbero scattare dei meccanismi di “salvaguardia”, ovvero delle sanzioni.