La guerra va avanti, anche sul piano dei nervi. Senza esclusione di colpi di anche sul terreno dell’economia. Il presidente Usa Joe Biden fa sapere che, per raffreddare la corsa dei prezzi, abbasserà le riserve di petrolio di circa un milione di barili al giorno, fino ad un massimo di 180 milioni di barili. La Russia intanto minaccia di estendere la lista dei prodotti da esportare solo in rubli. Putin incassa la solidarietà “incondizionata” di Cina e India contro le sanzioni. Ma, scrive il New York Times su fonti dell’intelligence, una resa dei conti è in corso a Mosca: “Crediamo che Putin sia stato mal informato sull’offensiva russa in Ucraina dai capi delle forze armate e che abbia delle tensioni con i suoi consiglieri”. I mercati prendono atto che la fine delle ostilità non è, come sembrava, vicina. E si apprestano a navigare ancora a vista, sull’onda dei prezzi di gas e petrolio.
Il Wti scivola a 101 dollari, future in rialzo anche a Wall Street
La decisione Usa di aprire i rubinetti del greggio favorisce stamane un forte calo del petrolio: il WTI perde il 6% a 101 dollari il barile, cala anche il Brent in attesa delle comunicazioni dell’Opec + che stasera annuncerà i livelli di produzione di aprile.
La discesa delle quotazioni del petrolio sta riportando su i future di Wall Street, in rialzo di circa mezzo punto percentuale. Ieri il Nasdaq ha perso l’1,2%, l’S&P500 lo 0,6%. Positivi anche i future dell’apertura europea: l’Eurostoxx sale dello 0,7%.
Recupera l’euro, il mese peggiore di sempre per le obbligazioni
Poco mosso il mercato delle obbligazioni, giù ieri in assestamento dopo la raffica di vendite dei giorni precedenti che hanno portato il mercato più importante del pianeta (23.000 miliardi di dollari) a registrare nel trimestre le maggiori perdite da 40 anni. Il Treasury Note a dieci anni rende il 2,33%, – 2 punti base dopo aver toccato ieri un massimo a 2,51%.
L’euro dollaro è stabile a 1,116, sui livelli di inizio marzo.
Il contagio frena la congiuntura cinese
Sui listini asiatici, oltre alle tensioni belliche, pesano le difficoltà della Cina, alle prese con il ritorno aggressivo del Covid -19 che mette in forse l’efficacia delle politiche del Paese.
L’indice PMI manifatturiero cinese è sceso questo mese a 49,5 da 50,2. L’indice PMI dei servizi si è attestato a 48,4, da 51,6 di febbraio. Entrambi sono sotto le previsioni, soprattutto quello non manifatturiero.
L’indice Csi 300 si Shanghai e Shenzhen CSI 300 cede lo 0,5%. Nel mese il ribasso è stato del 7,6%, -14,3% nel trimestre.
Un trimestre positivo solo per l’Australia
Il Nikkei di Tokyo perde lo 0,5%, marzo si chiude con un rialzo del 5,2% ed il trimestre con un calo del 3,2%. Hong Kong, in ribasso dello 0,8%, termina il mese con una flessione del 2,9%, trimestre -2,9%. Seul +0,3%, – 2% nel mese e -7% nel trimestre.
La borsa dell’Australia, sulla parità nel finale di seduta, conclude sia il mese (+6,7%) che il trimestre (+1%) in positivo.
Gas, la Germania verso il piano B. Inflazione al 10% se Mosca chiude
Achtung! La Germania non tradisce la tradizionale prudenza della locomotiva d’Europa. Berlino, seguita dall’Austria, prende atto della conferma russa sul pagamento del gas in rubli e dà il via al primo segnale d’allarme sulle forniture del gas russo. Anche se il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov ha precisato che per il cambio nelle modalità di pagamento del gas russo servirà tempo e non inizierà già questa settimana, il ministro dell’Economia Robert Habeck non ha escluso l’ipotesi estrema del blocco delle forniture. Secondo Volker Wieland, responsabile della task force tedesca, una stretta di Mosca potrebbe portare la Germania in recessione e i tassi di interesse a sfiorare il 10 per cento a fronte di un’inflazione che, dall’attuale 6,1%, potrebbe salire fino a sfiorare la doppia cifra.
Rendimenti ancora su. Lo spread stringe a 148 punti
In questo quadro scende lo spread tra decennale italiano e tedesco, in un contesto in cui i rendimenti del titolo tedesco scendono più del “cugino” italiano: la chiusura è a 148 punti base, -0,82%.
Il Btp 10 anni mostra un tasso in salita a +2,14% e il Bund di pari durata +0,65%. La terza tranche del BTp a 5 anni (3 miliardi) in asta sale di 39 centesimi all’1,46%.
Tiene Piazza Affari, brusca frenata di Francoforte
Piazza Affari chiude piatta (-0,03%, 25.300 punti base), soprattutto grazie al balzo di Telecom (+6,63%). Il premier Mario Draghi ha avuto una lunga telefonata con Vladimir Putin.
La peggiore è Francoforte (-1,46%), appesantita dall’inflazione (+7,6% ai massimi da 40 anni) e dalle previsioni negative. Berlino ha tagliato le previsioni di crescita 2022, dal 4,6% all’1,8% a causa della guerra. Al contrario, l’inflazione raggiungerà il picco quest’anno prima di scendere al 3,4% nel 2023, quando la crescita del pil dovrebbe rimbalzare al 3,6%. A marzo intanto ha toccato un record del 7,3%.
Stop di Bankitalia a N26, regina del Fintech
Banca d’Italia ha bloccato N26, la più importante Fintech tedesca. Il provvedimento, che impone lo stop all’apertura di nuovi conti e la vendita di servizi ai clienti, è legato alle criptovalute: via Nazionale avrebbe riscontrato “significative carenze nel rispetto della normativa antiriciclaggio”.
A Parigi il Cac40 ha perso lo 0,74%, tina a scendere Renault (-3,85%). Madrid -0,71%; Amsterdam -0,17%. Fuori dall’area della moneta unica è in controtendenza Londra +0,54%. Due pesi massimi continuano a sostenere la ripresa di Piazza Affari che si è confermata sopra i 25 mila punti.
Generali, Del Vecchio conferma: sto con Caltagirone
Generali (+2%) oltrepassa di nuovo la soglia dei 20 euro, toccata lunedì scorso per la prima volta dall’ottobre 2008. È il dodicesimo rialzo delle ultime quattordici sedute grazie alla risalita dell’appeal speculativo. Intesa SanPaolo ha rafforzato il giudizio positivo alzando il target price da 20,50 a 21,40 euro, raccomandazione Add (incrementare la posizione) confermata. Del Vecchio appoggia la lista Caltagirone.
Tim/Kkr, si va avanti. Il titolo +56% dai minimi del 7 marzo
Al top del listino Telecom Italia (+6,63% a 0,3558) davanti ai titoli di risparmio (+5,32%). Continua così l’appeal speculativo sul titolo, rimbalzato del +56% dai minimi storici del 7 marzo (ma -20% da inizio anno). Tim ha chiesto ulteriori chiarimenti a KKR sui termini dell’offerta per l’intero gruppo, indicando nel 4 aprile il termine per una risposta. In particolare, i chiarimenti riguardo la conferma del prezzo indicato in via preliminare a novembre (0,505 euro) e se KKR è disposta a una due diligence di natura esclusivamente confirmatoria.
Riparte Leonardo, banche e Nexi in frenata
In forte ripresa anche Leonardo (+2,56%), ormai un modo per puntare sugli investimenti per la Difesa approvati dal Governo. Sale anche Fincantieri (+1,8%).
Non giovano alle banche i giudizi del Comitato di risoluzione unico Ue, che ha affermato che l’impatto della guerra in Ucraina sugli istituti Ue dell’Unione europea è “gestibile”. L’indice di settore (-2,1%) è leggermente peggio del corrispettivo europeo. Più di tutto perde Bpm (-3,24%). In rosso anche Unicredit e Intesa.
Giù anche Nexi (-3,22% a 10,97 euro), vicina al prezzo di 11 euro a cui Deutsche Bank ha ceduto lo 0,27% del capitale con un accelerated bookbuilding. Seduta debole per Interpump (-3,87%) e Iveco Group (-4,11%). Ancora sulle montagne russe Saipem (-2,66%), in controtendenza con i petroliferi: Eni +2,18%, Tenaris +1,7%.