La guerra sul catasto, già discutibile in tempi normali, è semplicemente surreale in tempi di vera guerra come quella follemente scatenata dalla Russia contro l’Ucraina. Se la drammatica situazione generale che stiamo vivendo in questi giorni non ci costringesse a concentrarci su cose più serie, l’impennata parlamentare dei giorni scorsi della destra di Fratelli d’Italia, della Lega e di Forza Italia contro la riforma del catasto avrebbe già fatto il giro del mondo e avrebbe conquistato il Guinness dei primati per la sua insostenibile spregiudicatezza in un momento in cui l’Italia ha più che mai bisogno di unità e coesione.
Guerra sul catasto: cosa sta succedendo
I fatti sono noti. Malgrado le rassicurazioni del Governo Draghi sul fatto che l’aggiornamento del catasto non costerà un soldo ai cittadini e che solo il Governo in carica nel 2026 deciderà come utilizzare i nuovi dati catastali, un eventuale stop alla riforma del catasto farebbe perdere, ancor più dei fondi del PNRR, molta credibilità all’Italia. Perchè? Perchè questa riforma – pur non rientrando strettamente nel perimetro del Pnrr – è parte della riforma fiscale che accompagna le riforme indicate dalla Commissione Europa come essenziali per raggiungere gli obiettivi generali del Piano da cui discende la pioggia di risorse con il Next Generation Eu. Nonostante tutto ciò, i gruppi della destra hanno testardamente proseguito la loro opposizione parlamentare al provvedimento del Governo che solo per un voto si è salvato da una clamorosa sconfitta alla Commissione Finanze della Camera che avrebbe portato alla crisi.
Crisi di Governo in tempi di guerra e crisi di un Governo presieduto dall’italiano più stimato al mondo? Verrebbe da ridere se non fosse drammatico e viene da chiedersi se Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi vivano sulla terra o sulla luna. E se ricordino la prima regola del buon politico: valutare preventivamente gli effetti che ogni mossa, al di là del suo valore specifico, può produrre. Ci vorrebbe però una visione generale in cui collocare la propria azione politica che è una questione un po’ più complessa della semplice caccia a qualche consenso in più.
Sul catasto un voto contro l’interesse nazionale
Il loro voto non è contro un singolo provvedimento o nemmeno solo contro il Governo Draghi ma è contro l’interesse nazionale perchè, se prevalesse la loro intransigente opposizione alla riforma del catasto, l’Italia perderebbe la faccia di fronte a un’Europa che è pronta a riempirci di soldi ma che, per darceli, pretende giustamente riforme su riforme. Sarebbe curioso vedere i signori della destra spiegarlo agli italiani durante la prossima campagna elettorale.
Proposte demagogiche e populiste possono anche far guadagnare qualche voto ma colpiscono al cuore non tanto il Governo ma il Paese e su questo non ci piove, ma bisogna spiegarlo con chiarezza agli italiani. Il commento migliore alla guerra parlamentare della destra sul catasto l’ha fatto il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, che – non dimentichiamocelo – è di Forza Italia: “Incomprensibile”
Per fortuna Mario Draghi non è uomo da farsi spaventare dalle imboscate e tira dritto sulle riforme, whatever it takes. Ha promesso le riforme all’Europa per ricevere oltre 200 miliardi di euro e riforme sta facendo.
Oltre alle bugie sul catasto, cos’ha da promettere la destra all’Italia con la sua surreale guerra sul catasto? Solo il rischio di perdere la faccia di fronte a un’Europa che è pronta a dare all’Italia più risorse di quante ne portò al nostro Paese il famoso Piano Marshall. Ci voleva proprio la fantasia politica (si fa per dire, naturalmente) di Fratelli d’Italia, della Lega e di Forza Italia per progettare un boomerang del genere. Ma l’interesse nazionale non è mai stato in cima ai loro pensieri e lo si è visto anche stavolta.