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Bolloré in pensione dorata ma il corsaro bretone non dimentica l’Italia e scatena i suoi media contro Macron

Oggi la festa per i 200 anni del gruppo. Poi la cessione a Msc dell’impero africano e l’Opa per blindare Vivendi. Bolloré ha 70 anni ma non cede la corona e cresce nell’editoria

Bolloré in pensione dorata ma il corsaro bretone non dimentica l’Italia e scatena i suoi media contro Macron

Fermatelo! Tra i regali che Vincent Bolloré ha ricevuto per i suoi 70 anni c’è un ricco dossier messo a punto dall’associazione “#stopBolloré” con l’obiettivo di contestare “le menzogne ideologiche di estrema destra” di CNews, la catena tv controllata da Vivendi che il finanziere ha messo a disposizione di Erich Zemmour in vista delle presidenziali. 

Sempre stamane, l’economista Julia Cagé, presidente della società dei lettori di Le Monde, presenterà un dossier per denunciare il trattamento di favore dei media del tycoon accordato all’estrema destra in vista delle presidenziali.

La pensione dorata di Bolloré

Chissà, questi attacchi forse sono il dono più gradito, capace di risvegliare la grinta del vecchio lupo del capitalismo nel giorno in cui, come maldestramente promesso, Bolloré va ufficialmente in pensione, celebrando così i fasti della dinastia fondata in Bretagna il 17 febbraio di 200 anni fa e che, ha ricordato lui stesso “ha conosciuto tre re, un imperatore, ventisei presidenti della Repubblica”.

Stamane, alla presenza del clan (quattro figli, otto nipoti, un centinaio di invitati) c’è stata la cerimonia ufficiale a Ergué-Gabéric, un villaggio del Finistère dove i Bolloré aprirono la loro cartiera. Poi tutti a casa dopo la messa: la grande festa, archiviata la pandemia, si terrà a Parigi a luglio con un migliaio di Vip. Ma non si tratterà di un regicidio. A dimostrare che non si tratta di un addio al potere, anche se ha spostato l’ufficio in una nuova residenza nel cuore del XVI arrondissement, Bollò non ha designato ufficialmente un erede: chi è addentro ai segreti di famiglia dà per scontato che, tra i quattro figli, l’eletto sarà Cyrille, 36 anni di cui un amico di famiglia dice “Se vi piace il padre lo adorerete: è più carogna di lui”. Fuori dal gioco il maggiore, Sébastien, 44 anni, che vive a Sidney occupandosi dei videogiochi di Gamesoft, e Marie, 33 anni, a capo della Fondazione benefica. 

Per ora Cyrille (convinto che papà in pensione non ci andrà mai) dovrà condividere il potere con Yannick, 42 anni, la faccia buona di Vivendi, al centro della vita mondana parigina, a suo tempo primo sponsor di Emmanuel Macron al debutto in politica del futuro presidente. 

Bolloré: l’editore della Destra (estrema) 

Altri tempi. Bolloré, convinto che i guai giudiziari africani che l’hanno portato ad un passo dalla galera, siano il frutto di una persecuzione politica, l’ha giurata a Macron. Al punto da schierare contro il presidente il suo impero dei media, costruito con pazienza e con i consigli di Nicolas Sarkozy: oltre a CNews, Canal Plus, C8, Europe 1, Le Journal du Dimanche, Paris Match, un’armata messa a disposizione della destra ed in particolare al polemista xenofobo Zemmour cui dal 2019 ha offerto, incurante delle proteste della redazione (“se non vi va andatevene”) una striscia quotidiana sul video. 

Più Murdoch, apertamente schierato con Trump, che l’ex amico Berlusconi, assai più sofisticato di lui nella gestione dei rapporti con la classe politica. Ma l’editoria assume un ruolo sempre più centrale nelle sorti dell’impero. A giorni sarà lanciata l’Opa sul gruppo Lagardère poi, una volta ottenuto l’Ok dal governo di Madrid, Vivendi salirà al 30% di Prisa, che controlla il quotidiano El Paìs

E l’Italia? Dopo la contrastata pace con Berlusconi, l’ultima missione del finanziere è quella di far quadrare i conti di un’avventura per ora in profondo rosso. La speranza di una rivincita passa da un ruolo di primo piano nella ServiceCo, la società di servizi che nascerà dallo scorporo della rete di Tim e, pare, da un ingresso nell’editoria di casa nostra, in modo da creare un polo “latino”.      

La storia di Bolloré, dalle navi alla campagna d’Italia

Si vedrà. Quel che appare certo è che Bolloré l’editore non sembra affatto il prototipo del pensionato che delega ad altri la gestione del patrimonio. La grinta è la stessa di quando, a 29 anni, prese la testa della malandata impresa di famiglia contando sui consigli di Antoine Bernheim, il futuro presidente delle Generali che ha tenuto a balia una generazione di grandi di Francia, compreso Bernard Arnault. 

Il vero salto di qualità è nel 1986 quando compra la Scac, una società logistica. Sembra una mossa sbagliata perché gli armatori di Demas Vieiljeux, irritati dalla concorrenza, rifiutano di caricare le sue merci. Bolloré, per tutta risposta, dà la scalata al nemico con una tecnica che si ripeterà negli anni. “Sul tavolo – scrive un suo biografo – teneva l’albero genealogico della famiglia Delmas. Li visitò tutti, rilevando le loro quote e mettendo gli uni contro gli altri”. 

Grazie agli uffici di Bernheim mette su una sofisticata macchina da guerra fondata sulle scatole cinesi (o, come si dice in Francia, sulle “sorelle bretoni”), minimizzando la dispersione del capitale. 

All’origine della fortuna ci sono proprio le navi di Delmas che lui impiegherà nella conquista del business in terra d’Africa dove contribuisce alle fortune ed alle disgrazie dei presidenti appoggiati alla propaganda di Havas, il colosso della pubblicità creato in Francia. È un vortice di compravendite, per lo più fortunato, dove fanno notizia però la sconfitta nella campagna d’Italia, sia sul fronte di Mediaset dove Berlusconi, con grande fatica, si è liberato dalla morsa, che in quello di Telecom.

La cessione dell’impero africano e l’Opa su Vivendi

Oggi, con un patrimonio personale calcolato in 8 miliardi di euro (noccioline di fronte ai 125 miliardi di Arnault) il corsaro bretone ha deciso di metter ordine in casa: sta per cedere per 5,7 miliardi di euro l’impero africano alla Msc di Vincenzo Aponte, ha gestito alla grande la quotazione di Universal Music, il colosso della musica da cui il gruppo Bolloré ha incassato 8 miliardi. Ora, a parte le spine italiane di cui si occuperà in prima persona, non resta che blindare Vivendi il cuore dell’impero di cui controlla poco meno del 29% che rappresenta la soglia d’Opa. Troppo poco, scrive Le Monde, per stare al riparo dall’assalto dei lupacchiotti, i Bolloré più giovani pronti ad approfittare delle debolezze del vecchio lupo. Di qui la previsione di una prossima Opa per rafforzare il controllo sul gruppo. E divertirsi con la politica, in Francia ma non solo. 

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