C’è un dato economico di cui si parla poco, ma che pesa sulle prospettive dell’Italia molto più di quanto si creda. Parliamo della popolazione in età lavorativa, un terreno su cui i meccanismi del mercato del lavoro si intrecciano con quelli della demografia. Come emerge da un recente articolo dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani, fra dicembre 2020 e dicembre 2021 il numero di italiani di età compresa fra 15 e 64 anni è crollato di ben 543mila unità.
L’occupazione sale, gli occupati no
Questo dato spiega per quale ragione, nello stesso periodo, il tasso di occupazione sia tornato ai livelli precrisi (addirittura superati fra le donne e i giovani, categorie passate rispettivamente dal 50,1 al 50,5% e dal 41,7 al 42,5%), ma allo stesso tempo il numero di occupati tra i 15 e i 64 anni sia diminuito di 307mila unità.
Il saldo negativo fra over-15 e over-65
La ragione va ricercata appunto nel crollo della popolazione in età lavorativa, a sua volta dovuto all’azione congiunta di alcune dinamiche. In primo luogo, il saldo negativo fra gli italiani che compiono 15 anni e quelli che ne compiono 65, causato dal calo delle nascite registrato nell’ultimo mezzo secolo e dal contemporaneo invecchiare dei baby-boomers, ormai quasi tutti in età da pensione.
Il ruolo dell’immigrazione
Fra il 2000 e il 2010 questa tendenza è stata più che compensata dall’immigrazione, che però è calata molto dopo la crisi finanziaria per poi scendere ulteriormente durante la pandemia, al punto che – ormai – i flussi in entrata non bastano più a riequilibrare l’andamento demografico negativo dell’Italia.
Risultato: nel nostro Paese la popolazione in età lavorativa ha iniziato a calare intorno al 2012 ed ha accelerato negli anni successivi, per poi arrivare al crollo rovinoso del 2020-2021.
Il ruolo marginale del Covid
Al contrario di quanto si può immaginare – spiega ancora l’Osservatorio Cpi – questa flessione è collegata solo in minima parte al picco di mortalità causato dal Covid-19, poiché questo ha interessato principalmente la popolazione d’età superiore a 65 anni. Nel quinquennio 2015-2019, la media annua dei decessi fra gli italiani in età lavorativa si è attestata a 69.400, un dato superato di appena 4.100 unità nel 2020 (a 73.500, un valore molto vicino a quello che si stima anche per il 2021).
Gli inattivi
Infine, a complicare ulteriormente il quadro si aggiungono i cosiddetti inattivi, ossia le persone senza un’occupazione e che non cercano lavoro: il loro numero non solo non è diminuito, come era accaduto negli anni precedenti, ma è leggermente aumentato, di 10.000 unità, determinando un ulteriore calo della forza lavoro, in cui rientrano solo occupati e disoccupati.
Sullo stesso argomento, leggi anche l’intervista al Professor Livi Bacci.