Comincia con un ruggito della Borsa di Tokyo, in rialzo dell’1,3%, l’anno della Tigre previsto dal calendario cinese. Le borse del Drago, così come quelle della Corea del Sud e di Taiwan, resteranno chiuse per tutta la settimana, così come quasi tutte le attività economiche. Venerdì si apriranno le Olimpiadi invernali di Pechino. Prima di chiudere i battenti, la finanza cinese ha aggiornato i dati, non esaltanti, della congiuntura: l’indice PMI manifatturiero è sceso a gennaio a 50,1 da 50,3 del mese scorso. Più profondo il calo calcolato da Caixin, sensibile all’industria privata: l’indicatore segna 49,1, sotto la soglia dei 50 punti che separa contrazione da espansione.
È aperta però la Borsa di Hong Kong, +1% grazie alla spinta dei titoli tech, in sintonia con il rimbalzo del Nasdaq di venerdì. In lieve ribasso la borsa di Sidney. Domani la Reserve Bank of Australia dovrebbe confermare il valore del costo del denaro, annunciare la fine del QE e fornire indicazioni sulle prossime mosse di politica monetaria.
Future, commodity e valute
Ben intonati i future sulle Borse Usa e sull’Eurostoxx +1,2%. Il petrolio WTI è in rialzo dell’1% 87,8 dollari il barile. Mercoledì si riunisce l’Opec+. Oro in calo dello 0,1% a 1.789 dollari, a questi prezzi, il mese si chiude con un ribasso del 2,2%. Il Treasury Note a dieci anni tratta a 1,79%. In lieve recupero l’Euro, a 1,116 all’inizio di una nuova settimana delicata per le banche centrali.
Gli appuntamenti della settimana
L’appuntamento clou della settimana sarà il direttorio della Banca Centrale Europea, in cui si affronteranno i falchi, che chiedono misure contro l’inflazione in rapida crescita specie in Germania, e l’orientamento della Bce, restia a toccare la leva dei tassi. La previsione è che l’istituto confermerà per ora la politica “soft”.
Diverso il discorso nel Regno Unito, dove è invece atteso, sempre giovedì, un intervento della Bank of England: le previsioni indicano un rialzo di 25 punti base per portare i tassi allo 0,5%.
A Wall Street riflettori ancora accesi sulle trimestrali: in scena i conti di Alphabet e di Amazon. Mercoledì tocca a Meta (ex Facebook). Da seguire mercoledì la riunione mensile dell’Opec+, chiamata a decidere i livelli produttivi di marzo.
Lo scenario negli Usa
Cresce intanto la pressione sui tassi reali, complice il deciso cambio di rotta della Fed. Nel fine settimana è toccato a Raphael Bostic della Fed di Atlanta impugnare la bandiera della stretta: la Fed potrebbe alzare i tassi di interesse di mezzo punto se l’inflazione dovesse restare molto alta, ha detto. Il banchier, in un’intervista al Financial Times, non ha nemmeno escluso interventi più robusti in occasione delle riunioni (sette in tutto) della Fed nel 2022.
Venerdì sfileranno al Congresso i nuovi governatori, Raskin, Cook, Jefferson, tutti democratici, nominati da Joseph Biden.
Gli occhi dei mercati sull’Italia
Oggi, però, l’attenzione dei mercati sarà concentrata sul mercato italiano, specie su obbligazioni e banche. I commenti della stampa internazionale applaudono il risultato del voto sul Quirinale, in linea con l’auspicio di BlackRock che venerdì si chiedeva “Perché cambiare una squadra che vince?”. La scelta del Parlamento, dopo infiniti colpi di scena, ha premiato così l’indicazione in arrivo un po’ da tutti i gestori: la conferma di Sergio Mattarella e, di riflesso, del governo Draghi è una garanzia per alleati e creditori del Bel Paese. Ovvero per lo stato di salute dei Btp, l’accelerazione del piano Pnrr e delle riforme da affrontare a stretto giro (energia, ma non solo).
I dati macro in arrivo
Italia in primo piano, dunque, sui mercati finanziari. Oggi l’Istat comunicherà la prima stima sulla crescita del Pil italiano 2021, che toccherà il +6,5% anziché il 6% previsto dal governo, grazie al + 0,6% del quarto trimestre. Ad anticiparlo è stato il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. Meglio dell’Italia, nell’anno post-Covid, ha fatto solo la Francia, con un +7%. Mercoledì, infine, arriveranno i dati sull’inflazione.
Molto dipenderà dall’andamento del mercato del lavoro. Gli analisti prevedono che a gennaio gli Usa abbiano assorbito 175 mila nuovi lavoratori, in frenata rispetto ai 199 mila di dicembre.