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La crescita Usa spinge le Borse al rialzo anche in Europa

Mentre Wall Street festeggia il Pil record, le Borse europee archiviano la seduta in rialzo – A Milano in evidenza utility e banche – Scende lo spread

La crescita Usa spinge le Borse al rialzo anche in Europa

Jerome Powell non intimorisce le Borse europee, che chiudono in rialzo, nonostante il tonfo dei listini asiatici in mattinata e la brusca frenata di Wall Street, ieri, dopo le parole  del presidente della Fed, più falco del previsto. Oggi l’avvio a New York è intonato, grazie a un quadro macroeconomico Usa forte e rassicurante, in grado di compensare la stretta futura della banca centrale. Sullo sfondo resta la crisi Ucraina, ma il sentimento appare nel suo complesso ottimista.

Vola così il dollaro, che schiaccia l’euro sotto la soglia di 1,12; in questo momento per un euro ci vogliono 1,15 dollari.

Tratta in rosso l’oro, mentre è piatto il petrolio.

A Milano festeggiano banche e utility

Il finale è sotto i massimi di giornata, ma in netto progresso per Piazza Affari che chiude a 26.882 punti base (dopo aver superato quota 27mila nel corso degli scambi) con un rialzo dello 0,99%. Il principale indice milanese surclassa così Francoforte +0,4%, Parigi +0,6%, Amsterdam +0,16% e Madrid +0,95%. Fuori dalla zona euro è migliore la performance di Londra, +1,16%.

A dare la carica è il settore delle banche, spinto dalla prospettiva del tramonto dei tassi zero e dai conti di Deutsche Bank (+4,45%), che ha chiuso il 2021 con il miglior risultato da dieci anni e stima ricavi 2022 più alti, aspettandosi di superare in modo significativo il target di 25 miliardi. 

Sul listino milanese sono in luce Bper +2,35%; Intesa +1,87%; Unicredit +0,88%; Mediobanca +1,54%; Banco Bpm +1,6%.

A guidare la carica del Ftse Mib è A2a, +3,67%, in un comparto delle utility complessivamente ben intonato. Hera sale del 2,28%, dopo aver approvato il nuovo piano industriale al 2025 e anticipato che proporrà al consiglio di amministrazione un dividendo 2022 (relativo all’esercizio 2021) di 0,12 euro per azione, leggermente più alto degli  0,11 euro del dividendo 2021 (per l’esercizio 2020); seguono Italgas +2,24% ed Enel +2,04%.

Restano sugli scudi titoli oil come Tenaris +2,88% ed Eni +2,43%, piatta Saipem -0,1%.

Bene Stm, +1,93%, che ha annunciato i risultati del quarto trimestre e una guidance su investimenti e ricavi sopra le attese grazie alla forte domanda. Si apprezza Poste +2,21%. Rimbalza Pirelli +1,98%. 

La seduta è negativa per molti titoli industriali, come Prysmian -2,34%; Buzzi -1,76%; Interpump -1,57%; Ferrari -1,52%. In controtendenza Stellantis +0,79% e Leonardo +0,98%. La prima annuncia che vuole aumentare la partecipazione azionaria nella joint venture con Gac Group in Cina dal 50% al 75% e quest’ultimo si rammarica profondamente che questa “comunicazione non sia stata concordata”.

La seconda ha risposto ieri a indiscrezioni stampa dicendo di non aver preso decisioni formali sulla vendita di attività della controllata Drs, ma che sta valutando costantemente varie opzioni, tra cui la possibilità di procedere alla valorizzazione di alcune linee di business.

Svogliata Telecom, -0,37%, che vede allontanarsi la prospettiva di un’opa da parte del fondo Kkr. Ieri il consiglio della società ha deciso di affidare all’ad Pietro Labriola mandato ad esplorare possibili opzioni strategiche per gli asset infrastrutturali del gruppo, anche attraverso soluzioni che comportino il superamento dell’integrazione verticale, ovvero la separazione dei servizi dalla rete.

Economia Usa al record

Il presidente della Fed Jerome Powell ieri non ha fatto alcunché per rassicurare i mercati, che ormai scommettono su quattro o più rialzi dei tassi nel 2022, ma oggi a infondere fiducia hanno contribuito i dati macro a stelle strisce. Nel quarto trimestre l’economia Usa è cresciuta del 6,9%, oltre le attese. È vero che non c’era ancora il problema di Omicron, ma a compensare questa preoccupazione provvedono i dati settimanali sulle richieste di disoccupazione migliori delle attese.

Tornando al pil, la spinta di fine anno porta la crescita 2021 al 5,7%, praticamente un record che non si registrava da 1984. 

Nel 2021, le spese per i consumi sono aumentate del 7,9%, il dato Pce (misura dell’inflazione) del 3,9%.

Nella settimana al 22 gennaio le richieste di sussidi alla disoccupazione si sono fermate a quota 260mila, in calo di 30mila rispetto alla settimana precedente. Si tratta del primo calo in quattro settimane, dopo che le richieste di sussidio erano tornate a crescere a causa del diffondersi della variante Omicron.

T-bond contrastati

L’andamento dei T-Bond è contrastato, alla luce del percorso tracciato dalla Fed, che dovrebbe procedere con un primo aumento dei tassi a marzo. Lo stesso mese si concluderà anche il tapering e quindi il programma di acquisto di bond da 120 miliardi di dollari al mese per sostenere l’economia durante la crisi pandemica. Per quanto riguarda la riduzione del bilancio se ne parlerà meglio più avanti.

In questa cornice i prezzi del decennale sono in rialzo e i tassi in ribasso, mentre viaggiano in senso opposto i titoli a due e cinque anni.

Spread in calo

Il nuovo presidente della Repubblica ancora non c’è, ma i mercati sembrano rassicurati dal fatto che Mario Draghi dovrebbe restare almeno a Palazzo Chigi fino alla fine della legislatura.

Comunque sia il secondario italiano è in verde: lo spread tra il decennale tricolore e quello tedesco segna 138 punti base, in calo del 3,62% dalla chiusura di ieri. Il rendimento del Btp si abbassa a +1,28% (da +1,32), quello del Bund si alza leggermente a -0,1% (-0,11%).

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