Più di 200 società Usa con un valore di mercato di almeno 10 miliardi di dollari hanno perduto più del 20 % da inizio anno. Qualcuno ha recuperato parte del terreno, i più restano nel “bear market”. E tra questi ci sono nomi illustri come Netflix, Walt Disney, Twitter. Una frana violenta che non emerge dall’andamento degli indici, particolarmente pesante per il Nasdaq: il 39% dei titoli del listino di Times Square, scrive il Wall Street Journal, ha perduto metà del valore rispetto ai massimi.
TECNOLOGICI IN FORTE CALO, SALE SOLO L’ENERGIA
E’ questo il quadro, fortemente influenzato dai segnali in arrivo dalla Fed, in attesa dell’anno della campagna dei bilanci 2021 che entra oggi nel vivo. A confermare che gli operatori non si aspettano nulla di nuovo, salvo per i petroliferi (+15% nel 2022) e finanziari (+4%), è l’andamento del future del Nasdaq, stamane in forte ribasso (-1%) dopo la vacanza di ieri, e la corsa dei bond, a caccia di rivincita sulle azioni.
CORRONO LE OBBLIGAZIONI: SALE ANCHE IL GIAPPONE
Le obbligazioni scendono in tutto il mondo, in Asia, il rendimento del bond decennale del Giappone sale a 0,13%, massimo degli ultimi dodici mesi.
Il Treasury Note a dieci anni torna sui livelli precedenti la pandemia a 1,84% di rendimento, da 1,78% della chiusura. Il governativo degli Stati Uniti a due anni tratta a 1,03% (+ 7 punti base). Si appiattiscono le curve del rendimento su tutte le scadenze: due anni-dieci anni a 80 punti base.
L’indice del dollaro è in rialzo per il terzo giorno consecutivo. Si indebolisce l’euro. E si accende a Bruxelles il confronto sul nuovo patto di stabilità.
GIU’ LE BORSE ASIATICHE. TIENE LA CINA
- Nel finale di seduta il Nikkei di Tokyo perde lo 0,7%. Taiex di Taipei -0,5%, Hang Seng di Hong Kong -0,1%, Kospi di Seul -0,8%, BSE Sensex di Mumbai -0,4%.
- In rialzo dell’1%, l’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen, ma anche lo Straits Times di Singapore.
- Nel video messaggio inviato alla conferenza di Davos, il presidente cinese Xi Jinping ha messo in guardia dai pericoli di una corsa all’aumento del costo del denaro. Tra le emergenze di Pechino figura la brusca discesa del tasso di natalità: 10,6 milioni di nascite contro 12 dell’anno prima.
PETROLIO RECORD: IL BRENT TORNA AL 2014
- Corre ancora il petrolio: il WTI guadagna l’1,2% a 85 dollari il barile, sui livelli di ottobre 2021. Il Brent è tornato sui prezzi del 2014. Ieri sera le milizie Houthi dello Yemen hanno centrato con dei missili un deposito di carburante negli Emirati Arabi Uniti, paese alleato dell’Arabia Saudita.
- Nella sua ultima nota, Goldman Sachs ha rivisto al rialzo le previsioni sul prezzo del petrolio Brent: quota cento dollari dovrebbe essere raggiunta nel terzo trimestre dell’anno. La stima media per il 2022 sale a 96 dollari il barile, da 81 dollari. Nel 2023, il prezzo medio dovrebbe essere intorno ai 105 dollari il barile, venti in più della precedente stima.
LONDRA BOOM: 0FFERTI 50 MILIARDI PER IL VOLTAREN
Le notizie sulle aggregazioni, assieme alla corsa delle materie prime danno tono alla seduta delle borse dell’Europa. Orfane del punto di riferimento dei mercati Usa. Ne approfitta la Borsa di Londra +0,9%, sui massimi da gennaio 2020. In questo listino, GlaxoSmithKline è in rialzo del 3,5%. Unilever perde il 7%. La prima ha confermato sabato di aver ricevuto dalla seconda tre offerte non richieste e non vincolanti per il suo settore Consumer Healthcare in cui spiccano marchi come Sensodyne e Voltaren: tutte e tre sono state rifiutate. L’ultima offerta aveva un valore di acquisizione totale pari a 50 miliardi di sterline. “Il consiglio di amministrazione di GSK ha concluso all’unanimità che le proposte non erano nell’interesse degli azionisti di GSK in quanto sottovalutavano fondamentalmente il business Consumer Healthcare e le sue prospettive future”, ha spiegato Glaxo.
BRUXELLES. AL VIA LA REVISIONE DEL PATTO
Intanto, a portare nuovo ossigeno all’ottimismo dell’Eurozona ci ha pensato l’avvio del dibattito sul nuovo patto di stabilità e crescita tra i partner Ue, l’appuntamento più importante del semestre guidato da Emmanuel Macron. Un accordo vedrà la luce solo dopo le elezioni francesi di giugno, ma l’avvio è stato promettente, secondo il vicepresidente Valdis Dombrovskis: “Sembrano emergere numerosi punti di convergenza su un percorso più graduale per il rientro del debito, in particolare rispetto alla cosiddetta regola di 1/20” osserva. Il ministro tedesco Lindner non smentisce, ma sottolinea che il “vero dibattito” su questo tema inizierà a giugno.
Nonostante la chiusura dei mercati Usa comincia a farsi sentire la pressione degli operatori sui tassi, in vista delle riunioni delle banche centrali di fine mese. Sotto tiro di nuovo l’obbligazionario italiano in attesa della corsa per il Quirinale.
SALE LO SPREAD, IL BUND SFIORA TASSO ZERO
I mercati monetari prezzano un rialzo dei tassi di interesse entro dicembre di 20 punti base contro i 17 della fine della scorsa settimana.
Il tasso del decennale si attesta in area 1,36%, rispetto a 1,35% in avvio e dopo aver chiuso a 1,33% la seduta precedente.
Lo spread sul Bund sul tratto a dieci anni è a 138 punti base dai 137 in apertura e nel finale di seduta venerdì.
Il rendimento del Bund decennale, benchmark della zona euro, è salito a quota -0,02%, non lontano da -0,014%, massimo da maggio 2019 toccato l’11 gennaio. Il tasso tedesco a 5 anni ha toccato brevemente il livello più alto da marzo 2019 a -0,341%.
Sul fronte offerta, il Belgio ha dato mandato per un nuovo 10 anni, in una settimana densa che potrebbe vedere anche altri sindacati.
AVANZA MILANO +0,53%, MA ANCHE L’INFLAZIONE
Piazza Affari termina con un progresso dello 0,53%, a 27.688 punti base.
L’Istat ha confermato che a dicembre i prezzi al consumo italiani sono saliti su anno del 3,9% per l’indice nazionale e del 4,2% a livello armonizzato, da +3,7% e +3,9 del mese prima.
Il leading indicator Ocse relativo all’Italia segnala in dicembre una perdita dello slancio delle prospettive di crescita. L’indice ‘composito’, che anticipa le tendenze economiche in un orizzonte di 6-9 mesi, scende a 101,4 da 101,5 di novembre.
RIBALTONE AL CREDIT SUISSE, VOLA HERMES
Vola la Borsa della City, soffre Amsterdam -0,28%. In rialzo Zurigo +0,91% rinvigorita dalle dimissioni del presidente Antonio Horta-Osorio a seguito di un’indagine interna sulla sua condotta personale, comprese delle violazioni alle norme anti-Covid.
LACOSTE RIVEDE IL CONTRATTO DI DIOKOVIC
Bene Parigi +0,82% con il lusso di nuovo in spolvero, a partire da Hermes. Intanto Lacoste, sponsor tecnico di Novak Djokovic, aspetta di fare i conti “al più presto” con il giocatore di tennis numero 1 del mondo dopo la vicenda australiana.
Nuova frana per Edf giù del 4,6% dopo il -25% di venerdì: il gestore del nucleare pagherà il prezzo più pesante del caro energia.
Positive Francoforte +0,34% e Madrid +0,38%.
TIM INCIAMPA ALLA VIGILIA DEL CDA
Destini diversi ieri per le Big Cap al centro delle cronache.
Telecom Italia, alla vigilia del cda che dovrebbe procedere alla nomina quale ceo di Pietro Labriola, oggi numero uno di Tim Brazil, ha lasciato sul terreno il 3,12%. A pesare sul titolo non è, per la verità, un pregiudizio nei confronti di Labriola, veterano dell’ex incumbent, né (se non in parte) il frutto del downgrade a “underperform” da parte di Exane; al mercato, semmai, non piace la prospettiva di un riassetto funzionale che non preveda l’Opa già ventilata da KKR.
GENERALI, I PATTISTI PREPARANO LA SQUADRA
Va meglio a Generali -0,9% dopo la notizia che Romolo Bardin, amministratore di Delfin, leva finanziaria di Leonardo Del Vecchio, si è dimesso dal cda del Leone in scia a Francesco Gaetano Caltagirone. Ormai non esiste terreno di compromesso tra i due fronti che si contendono la guida del Leone. E s’infiamma la campagna acquisti per per presentare al mercato la squadra con il maggiore appeal.
Oggi il cda di Generali vaglierà un rosa di 25 nomi, che a metà febbraio si ridurrà a una dozzina. Per allora Caltagirone e Del Vecchio avranno affinato il piano e assoldato i manager per realizzarlo, ma le due formazioni scenderanno in campo solo a metà marzo e chissà se le autorità – che finora sono rimaste a guardare – pianteranno dei paletti. Il cda del Leone per formalizzare la lista della continuità è fissato al 14 marzo, per allora gli imprenditori avranno la squadra completa per cercare di tutelare il loro investimento e scalzare Mediobanca dal ruolo di socio più influente.
PETROLIO RECORD, TENARIS NE APPROFITTA
Al centro dell’attenzione del mercato è stata l’energia. Guida la corsa Tenaris +2,2% sull’onda delle quotazioni del greggio e della promozione di Mediobanca Securities. Bene anche Saipem +0,9% ed Eni +0,4%.
Più contrastato il fronte delle utilities, in attesa delle decisioni del governo per attutire l’impatto delle bollette sull’industria e sulle famiglie. Si apprezza Enel +0,82%. È piatta Terna (-0,12%), nonostante il Buy con il quale Ubs ha avviato la copertura sul titolo. Il broker elvetico ha avviato la copertura su Snam -0,3%.
DEUTESCHE BANK ALZA STM
Tra gli industriali svetta Stm +1,55% che dopo i numerosi incrementi di target price giunti nei giorni scorsi, i ha incassato l’aumento di prezzo obiettivo da 50 a 52 euro da parte di Deutsche Bank, che ha confermato il giudizio buy.
Da segnalare la buona performance di Moncler e Diasorin, perde qualche colpo Atlantia -0,9% scelta da Siemens come partner della consociata co che si occupa di mobilità urbana.
Debole Bper -0,97%, legata alla sorte di Banca Carige -1,53%).
WEBUILD UN MEGAPARCHEGGIO A RIYAD
E’ un momento favorevole per il varo delle grandi opere:
Si fa luce WeBuild +3% dopo un contratto in Arabia Saudita di 940 milioni di euro per la realizzazione a Riyad di un mega parcheggio multipiano da 10.500 posti, il Diriyah Square.
MAIRE, NONO RIALZO DI FILA
Maire Tecnimont, società attiva nella realizzazione di impianti industriali, chimici e petroliferi, mette a segno il nono rialzo consecutivo per una performance da inizio anno intorno a +13%. Barclays ha ribadito la raccomandazione Overweight con target price a 4,60 euro.
LUCCICA L’ORO DI FOPE: RICAVI +55%
Brilla la vicentina Fope +2,84% azienda attiva nella gioielleria di alta gamma, che nel 2021 ha portato i ricavi netti consolidati a 40,3 milioni di euro, con un balzo del 55% sull’anno prima e del 15,3% rispetto al 2019,