Che impatto avrà l’impennata del prezzo dell’energia sul percorso dell’Italia verso la transizione ecologica? E quali sono le innovazioni tecniche che potranno aiutarci a superare le difficoltà? Lo abbiamo chiesto a Gilberto Dialuce, presidente dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile (Enea). Ecco l’intervista che ha rilasciato a FIRSTonline.
Presidente Dialuce, il 2022 si annuncia come anno cruciale per la transizione ecologica italiana. Un piano ambizioso su cui pesano, però, le fibrillazioni del mercato dell’energia. Qual è la sua opinione?
«Siamo in un momento molto complesso per il sommarsi di un insieme di elementi: dalla forte ripresa della domanda di energia in Europa, ma anche in Asia, alle tensioni sui volumi di fornitura estera di gas, che si è ripercossa sul mercato europeo e sui prezzi di gas ed elettricità. Prezzi che hanno raggiunto livelli elevatissimi: più del doppio dei precedenti massimi storici».
L’Enea tiene sotto osservazione la situazione ?
«La nostra Analisi trimestrale del sistema energetico italiano di dicembre evidenzia come nel terzo trimestre dell’anno si siano registrati picchi dei prezzi all’ingrosso del 430% per il gas e del 194% per l’elettricità rispetto allo stesso periodo del 2020. Ed è solo grazie agli interventi eccezionali decisi dal Governo che questi aumenti sono arrivati solo in parte sulle bollette dei consumatori finali. Per questo le “fibrillazioni”, come lei le chiama, sono una criticità di grande rilievo sul percorso di transizione ecologica».
Il governo sostiene la validità del gas come fonte necessaria ad accompagnare il passaggio alle rinnovabili. È davvero così?
«Le nostre analisi evidenziano che il maggior ricorso al carbone in questi ultimi mesi in diversi Paesi europei, compresa l’Italia, a seguito dell’aumento dei costi del gas, ha provocato un forte aumento delle emissioni di gas climalteranti, evidenziando il minore impatto di quest’ultimo come fonte di transizione. Ma è chiaro che deve trattarsi di un passaggio, il più rapido possibile, che dovrà accompagnare la transizione in funzione della risoluzione del problema degli accumuli di energia, mantenendo al contempo l’adeguatezza del sistema elettrico».
Ci vuole più innovazione ?
«Sì. In questo contesto, ricerca e innovazione possono dare un contributo di grande rilievo per supportare e accelerare la crescita delle fonti energetiche rinnovabili, accrescerne la resa e ottimizzarne i benefici».
Voi in cosa siete impegnati ?
«Stiamo lavorando con progetti nazionali ed europei allo sviluppo di nuove tecnologie per il solare termodinamico, il fotovoltaico ad alta resa, batterie innovative, l’agrivoltaico, l’energia dal mare e l’idrogeno green con un progetto di Hydrogen Valley da 14 milioni di euro. Senza dimenticare lo sviluppo delle comunità energetiche e l’efficientamento, che rivestono un ruolo strategico nel contenere i consumi e quindi agevolare il raggiungimento di obiettivi così ambiziosi».
L’Enea è anche impegnata nell’attuazione del Superbonus 110%. Ci sono state discussioni politiche sulla decisione di prorogarne la validità, soprattutto per il rialzo dei prezzi di alcune materie necessarie. Il Parlamento alla fine ha deciso di mantenere l’incentivo, pur con alcune modifiche. Lei che idea si è fatto? E quali effetti avremo nel lungo periodo?
«Siamo un Ente di ricerca ad alta specializzazione tecnica che fornisce dati oggettivi sull’efficacia delle diverse misure di incentivo per l’efficientamento energetico, sui quali la politica può basare le sue scelte. In qualità di Agenzia nazionale per l’efficienza energetica possiamo dire che il Superbonus del 110% ha prodotto alcuni effetti di rilievo, spostando l’attenzione dei cittadini verso interventi strutturali per l’intero edificio e non più solo per la singola abitazione, al fine di ottenere risparmi importanti. È vero che si tratta di una misura costosa, ma è anche una misura radicale che produce risultati durevoli nel tempo. Inoltre, è positivo che il governo abbia deciso di adottare un decreto legge contro le frodi, rispetto alle quali ENEA assicurerà controlli su tutto il territorio nazionale».
Nella vostra organizzazione c’è un Dipartimento che si occupa di fusione e sicurezza nucleare. Ma l’Italia deve restare fuori da qualsiasi ipotesi di utilizzo del nucleare o no?
«Anche in questo caso, il nostro è un approccio esclusivamente tecnico, ma è importante sottolineare che nel campo della fusione il nostro Paese sta facendo molto, con ricadute a livello scientifico, di innovazione e competitività delle imprese di grande rilievo».
Ci fa qualche esempio?
«Solo per ITER, il grande progetto sperimentale in via di realizzazione in Francia, le industrie italiane hanno vinto oltre 1,4 miliardi di commesse. Abbiamo ricercatori e tecnologi la cui professionalità è riconosciuta a livello internazionale e stiamo lavorando con ENI e un gruppo di Università ed Enti di ricerca al progetto italiano DTT per realizzare un’infrastruttura nazionale di eccellenza che consenta di testare le soluzioni impiantistiche dei reattori a fusione. Tutto ciò con l’obiettivo di riuscire a produrre energia sicura, sostenibile e in grandi quantità per soddisfare il fabbisogno di una popolazione mondiale in forte crescita».
Anche mediante nuove tecnologie?
«Nel campo nucleare stiamo esplorando anche nuovi filoni, ad esempio per reattori di nuova generazione, dei quali è prevista la costruzione all’estero e, nel campo della salute, per la produzione di radiofarmaci in Italia, con grandi benefici a livello nazionale, e di macchine per terapie oncologiche avanzate».
Per ultimo, la lotta ai cambiamenti climatici. Per l’Europa ha due date fondamentali: 2030 e 2050. Pensa che ce la faremo?
«La lotta al cambiamento climatico è fondamentale e occorre uno sforzo straordinario, anche attraverso provvedimenti che ci consentano di accelerare verso gli obiettivi prefissati. Credo sia indispensabile strutturare un diverso mix di fonti di energia, accelerare la produzione da fonti rinnovabili. In questo il Decreto Semplificazioni, che riduce drasticamente l’iter autorizzativo per nuovi impianti, è una misura efficace. Penso anche alla mobilità sostenibile, ma soprattutto bisogna agire sui comportamenti individuali e sui modelli di utilizzo dell’energia che possono dare un contributo di grande rilievo. E credo anche, come ha sostenuto il Ministro della Transizione Ecologica, che occorra puntare su un insieme di soluzioni tecnologiche innovative, con grande attenzione alle opportunità, ma anche alle criticità, soprattutto a quelle sociali, per avere una transizione giusta e inclusiva».