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Uk, Johnson sempre più in bilico: i party potrebbero costargli la poltrona

Si allarga lo scandalo sui party organizzati a Downing Street durante i lockdown – Festa con 100 invitati il 20 maggio 2020 – Il Premier costretto a scusarsi in Parlamento, ma l’opposizione chiede le dimissioni – Sondaggi in picchiata per i Tories: Il Governo ha ormai una data di scadenza

Uk, Johnson sempre più in bilico: i party potrebbero costargli la poltrona

Con quale coraggio si mette un intero Paese in lockdown e nel frattempo si organizzano feste su feste a Downing Street, irridendo i sacrifici dei comuni cittadini? È una domanda che i giornali britannici si pongono da settimane, prima con incredulità poi – man mano che il numero dei party organizzati nella sede del Governo si moltiplicava – con sempre più sgomento e rabbia. Il 10 gennaio potrebbe però essere arrivata la goccia che fa (o farà presto) traboccare il vaso per Boris Johnson, costretto a cospargersi il capo di cenere e a scusarsi di fronte al Parlamento britannico. 

Cosa è accaduto? Lunedì il canale tv britannico ITV ha pubblicato una email interna, inviata dal segretario personale del Primo Ministro, con la quale si invitavano oltre 100 persone a una festa nel giardino di Downing Street per il 20 maggio del 2020. Il testo non lascia spazio ad interpretazioni: 

“Ciao a tutti, dopo un periodo incredibilmente impegnativo abbiamo pensato che sarebbe bello approfittare del bel tempo e bere un bicchiere insieme a distanza di sicurezza, stasera, nel giardino della residenza del Primo Ministro. Siete invitati a partire dalle 18, e portate con voi una bottiglia!”

Il party è stato organizzato nello stesso periodo in cui i cittadini britannici erano confinati in casa perché il Governo guidato da Boris Johnson aveva imposto dure restrizioni allo scopo di contenere i contagi da Covid-19. La possibilità di uscire c’era, ma si poteva incontrare una sola persona per volta, solo all’aperto e a distanza di due metri. Pub, ristoranti e scuole erano chiusi. Facile dunque intuire quale sia stata la reazione dell’opinione pubblica britannica alla notizia di un party affollato nella casa più famosa del Regno, tanto più se si considera che il mese scorso erano emerse almeno altre cinque feste tenute a Downing Street tra novembre e dicembre del 2020.

Il Primo Ministro era già stato tirato in causa in prima persona nello scandalo, ormai ribattezzano “Partygate”, per un “aperitivo” fatto il 15 maggio 2020 insieme alla moglie e ad alcuni collaboratori. In quell’occasione, di cui tutti i giornali del mondo hanno pubblicato foto, Johnson si era giustificato parlando di “un incontro di lavoro”. Sui fatti avvenuti 5 giorni dopo, però, è andata molto peggio. Durante il tradizionale question time del mercoledì alla Camera dei Comuni, con una voce dimessa ed in evidente difficoltà, il Premier è stato costretto a scusarsi pubblicamente. “Chiedo scusa, porgo le mie scuse più sentite a tutti i cittadini”, ha detto dopo aver ammesso di aver partecipato alla festa. Poi la giustificazione, poco credibile a detta di molti: “Non mi ero reso conto che fosse un party, sono andato lì perché volevo salutare tutti i lavoratori, e il giardino è un’estensione degli uffici e del luogo di lavoro a Downing Street, quindi sono convinto di aver rispettato le regole. Comunque, mi prendo la responsabilità di quanto successo”.

Sulla questione il Governo ha avviato un’inchiesta interna, che si aggiunge a quella di Scotland Yard, che ha già provveduto a contattare gli uffici del governo per verificare se ci siano state violazioni. Nel frattempo, il leader laburista Keir Starmer ha chiesto al Premier conservatore di dimettersi. In Parlamento, Starmer ha definito le scuse di Johnson “senza valore”, accusandolo di aver mentito alla Camera e al popolo britannico. 

Qualunque siano i prossimi passaggi della vicenda, ciò che è certo che la credibilità del Governo in generale e di Boris Johnson in particolare sta subendo colpi difficili da parare. E lo si vede anche nei sondaggi: da mesi tutte le principali rilevazioni danno in vantaggio il Labour Party di almeno sei punti, senza contare la storica sconfitta subita alle suppletive di dicembre, dove i conservatori hanno perso un seggio che detenevano da due secoli. 

Attenzione anche al fuoco amico. I malumori all’interno del partito conservatore continuano a crescere e c’è chi afferma che tra un party e l’altro la fronda anti-Johnson stia trovando di giorno in giorno nuovi sostenitori. Addirittura si starebbe già pensando al nome del prossimo leader del partito (e dunque del Governo). In pole ci sarebbero il cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, e soprattutto l’attuale ministra degli Esteri Liz Truss, nominata poche settimane fa responsabile per la Brexit al posto del dimissionario David Frost.

Per Boris Johnson si profilano dunque settimane impegnative. Il Primo Ministro dovrà cercare di recuperare i consensi persi a causa degli scandali (al Partygate si aggiungono le polemiche per la ristrutturazione del suo appartamento privato) e del malcontento per la gestione della pandemia di Covid-19. Il suo Governo potrebbe avere una data di scadenza: a maggio si terranno le elezioni amministrative e da questo appuntamento dipenderà la sorte di Johnson. Se i Tories riusciranno a spuntarla, la poltrona di Downing Street potrebbe essere salva. In caso contrario, il suo destino è già segnato. Sempre che nel frattempo non vengano fuori altre feste a porre definitivamente fine alla pazienza dei britannici.

L’articolo è stato aggiornato alle ore 15.21 di mercoledì 12 gennaio.

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