Ai ragazzi della mia generazione, nell’immediato dopoguerra, regalavano, rigorosamente nell’Epifania, una scacchiera per giocare a ‘’Dama’’. Il lato posteriore di solito conteneva una piattaforma con alcuni quadrati, ognuno all’interno di un altro più grande, collegati su ogni lato da un segmento che consentiva il movimento delle pedine. Il gioco si chiamava ‘’Schiera’’ e consisteva nel mettere tre pedine in fila: il che dava il diritto di ‘’mangiare’’ una pedina dell’amico. Pertanto quando era il momento di schierare le proprie pedine occorreva essere pronti ad inserirne una in mezzo a due dell’avversario.
Quale è il senso di questa reminiscenza infantile? Semplice. Nell’incontro sulle pensioni del 20 dicembre, Mario Draghi ha giocato a ‘’Schiera’’ con i leader sindacali e – senza che loro se ne rendessero conto – è riuscito ad interrompere il loro gioco, inserendo una pedina al posto giusto. In verità non si è trattato di un pezzo di plastica (o di legno come ai miei tempi) ma di un concetto che si esprime mediante una sola parola: sostenibilità.
Affermare che ogni intervento sulle pensioni deve consentire la sostenibilità del sistema è come riservarsi un diritto di veto su ogni proposta che non risponda a tale condizione. Noi non sappiamo che cosa si sono detti Draghi e i dirigenti sindacali nel corso di un colloquio che si è concluso in breve tempo. Ma abbiamo sentito quanto, a proposito degli impegni assunti, ha riferito il premier nella conferenza stampa di fine anno: “I provvedimenti sulle pensioni introdotti nella manovra – ha ricordato Draghi – sono di natura transitoria, quindi che ci fosse bisogno di una riforma più ampia a me pareva normale e per questo il tavolo” con i sindacati “è iniziato. Il mio impegno è quello di mantenere un sistema che sia sostenibile, il vincolo è non rimettere in discussione questa sostenibilità del sistema contributivo”.
Certo, proseguendo Draghi ha ricapitolato i titoli delle rivendicazioni di Cgil, Cisl e Uil: “maggiore flessibilità in uscita; come si riesca ad organizzare, problema aperto, un sistema che garantisca un certo livello di pensioni per i giovani e per coloro che hanno attività precaria; cosa si può fare per riprendere la strada sulla previdenza complementare; come si fa a evitare che sia punito” chi una volta in pensione continua a lavorare. Progetti lodevoli da perseguire comunque in una logica di sostenibilità. Come si possa immaginare che queste soluzioni comportino l’azzeramento della riforma Fornero è frutto della fantasia dei dirigenti sindacali.
Una riforma, prima ancora che un insieme di norme, consiste in un indirizzo strategico. E la linea indicata dal presidente del Consiglio è chiaramente in continuità con quella alla base dell’intervento del 2011. Se Draghi intende rafforzare il calcolo contributivo (estendendolo anche alle quote in regime retributivo) per chi vuole anticipare la pensione, Elsa Fornero può essere soltanto d’accordo, perché in questo modo si porta avanti ciò che lei iniziò (l’applicazione pro rata del calcolo contributivo a tutti a partire dal 2012).
È vero, quota 102 è una soluzione oggettivamente temporanea; restano aperte alcune questioni di grande rilievo a cui occorrerà fornire una risposta. Mi riferisco all’aggancio automatico all’incremento dell’attesa di vita dei requisiti anagrafici e contributivi ora bloccati, rispettivamente fino a tutto il 2024 e al 2026.
Ci sono poi altre condizioni da rispettare, nel quadro degli impegni assunti nel PNRR. Chi legge con attenzione quel documento si accorge che, in via preliminare, prima ancora di dare corso agli obiettivi e alle riforme alla cui realizzazione è condizionato il versamento delle quote di finanziamento (siamo in attesa della seconda rata) è necessario che il nostro Paese si adegui alle raccomandazioni della Commissione anche degli anni precedenti. È il caso allora di leggere quanto sta scritto a pag.25 (poi riassunto a pag.27) del PNRR votato dal Parlamento: ‘’Infine, si richiede di attuare pienamente le passate riforme pensionistiche al fine di ridurre il peso delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica e creare margini per altra spesa sociale e spesa pubblica favorevole alla crescita’’.
È questa, secondo la Ue, la ‘’sostenibilità sociale’’ di cui ha bisogno l’Italia. Poi io non sono – per fortuna – in confidenza con i leader sindacali; mi chiedo però come abbiano potuto immaginare che Draghi sia disposto a rivoltare come un calzino – per venire incontro ai loro “arsenico e vecchi merletti” – una riforma che – pur con i suoi limiti – è apprezzata ad ogni latitudine. Mi si risponderà che il futuro di Draghi a Palazzo Chigi è incerto, come lui stesso ha confermato nella conferenza stampa. Aggiungendo, tuttavia, che, anche in assenza del “nonno al servizio delle istituzioni” ci sarà sempre un governo impegnato a portare avanti il PNRR. In questi ultimi tempi nel rapporto con l’Europa vi è stato un salto di qualità: chi sgarra non deve aspettarsi solo una macchinosa procedura di infrazione; a Bruxelles gli chiudono la cassa in faccia. E gettano via la chiave.