“Il mondo non sta applicando una carbon tax: il carbon pricing è solo europeo, perché noi facciamo le cose sul serio”. Lo ha detto l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, nel corso della presentazione a Roma del World Energy Outlook dell’Agenzia internazionale per l’Energia.
“Se non possiamo chiedere ai paesi africani di tassare le loro emissioni”, che comunque rappresentano appena il 2% del totale globale, “chiediamo a Usa, Cina, India e Russia di avere un carbon pricing come il nostro – ha continuato Descalzi – perché è fondamentali per un commercio equilibrato”.
Se questo livellamento non avverrà, “l’Europa avrà un’energia molto più cara pagando la carbon tax” e converrà importare dai Paesi extra-Ue, che avranno “prezzi molto più bassi – ha detto ancora il manager – Se chiudessi le raffinerie dove lavorano 15mila persone e andassi a comprare in Usa e in Medio Oriente, farei margini più alti perché lì non c’è la carbon tax. Deve esserci un equilibrio e occorre impegnarsi su questo fronte. Purtroppo, invece, alla Cop26 non si è parlato affatto di carbon pricing”.
Secondo Descalzi, “gli Stati fissano obiettivi che le società private dovrebbero realizzare, ma queste sono guidate dalle leggi del mercato. Si procede con tanta lentezza perché tutti parlano la stessa lingua, corretta, ma quando si tratta di intaccare il profitto sono poche le società disposte a farlo. Alla Cop26 sono stati fatti i conti senza chi deve mettere i soldi, creare profitto, investire, addestrare le persone”.
Quanto al ruolo di Eni nella transizione energetica, Descalzi ha sottolineato che Cane a sei zampe ha “cercato alternative al petrolio e al gas nelle tecnologie per raggiungere i clienti con prodotti con meno CO2”. I ricercatori del gruppo impegnati su questo fronte sono passati da 150 a mille, cui si affiancano sette centri di ricerca.
“Su molte tecnologie abbiamo un time to market di 3 anni e mezzo-quattro – ha aggiunto l’ad – Con la ricerca siamo arrivati alle bioraffinerie da un lato, alle rinnovabili e al biogas da un altro. Negli ultimi due anni questo ci ha permesso di prendere impegni precisi per arrivare alla neutralità carbonica nel 2050. Eni punta su tecnologie proprietarie che le permettano di andare al di là dell’elettrificazione”, anche perché “dobbiamo dare il tempo alle rinnovabili di crescere”. Descalzi ha anche annunciato che Eni raddoppierà i finanziamenti, arrivando a 320 milioni di euro, per il reattore nucleare a confinamento magnetico per la realizzazione del quale un gruppo di investitori internazionali ha già raccolto 1,6 miliardi e che, se avrà successo, potrà “cambiare per sempre il paradigma della generazione energetica”