“Per limitare i rincari nel breve periodo e per aiutare in particolare le famiglie più vulnerabili, più povere, abbiamo stanziato 1,2 miliardi di euro a giugno e oltre 3 miliardi a settembre. Siamo pronti a intervenire di nuovo e di nuovo con particolare attenzione alle fasce più deboli”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi durante l’evento Lavoro ed Energia per una transizione sostenibile che coinvolge sindacati e Confindustria. E apre così la possibilità di nuovi interventi sul tema del caro-bollette, al centro anche delle molte proposte di modifica alla manovra di Bilancio.
Poi, Draghi ha anche ricordato che il Pnrr “assegna quasi il 40% dei fondi a riforme e investimenti per favorire la transizione ecologica”. E che questo piano “vincola gli stanziamenti al raggiungimento di precisi risultati con scadenze definite per i prossimi 5 anni”. “Abbiamo chiesto alla Commissione europea di studiare soluzioni di medio periodo, ad esempio, sul tema dello stoccaggio per limitare le fluttuazioni dei prezzi e limitare i rischi per imprese e cittadini”, ha aggiunto il premier.
Per quanto riguarda la transizione ecologica, Draghi ha sottolineato “l’importanza esistenziale” per tutti, non solo come individui ma anche per noi come Paese. “È molto importante che per sfide essenziali per l’Italia e il futuro tutti trovino veramente il modo di andare d’accordo”.
“La lotta al cambiamento climatico, insieme al contrasto alla pandemia, è la sfida più importante dei nostri tempi -ha affermato Draghi-. Lo è per chi governa, lo è per chi lavora e per chi fa imprese. Per questo motivo, la transizione ecologica “richiederà trasformazioni radicali, nelle tecnologie, nelle abitudini di consumo, e per aver successo dovrà essere sostenibile anche dal punto di vista sociale ed economico”. E Lo Stato “avrà un ruolo centrale nella gestione di questi cambiamenti. Tanto sono più sono essenziali le sfide tanto più lo Stato viene chiamato in causa”, ha aggiunto il presidente del Consiglio.
Bisogna pensare però alla transizione ecologica non solo come un “pericolo” ma anche come “opportunità” e l’Italia deve saperle cogliere. “Dobbiamo puntare ad entrare nei segmenti più innovativi del mercato come la produzione di batterie, crearne di nuove in risposta ai bisogni che emergeranno da imprese e consumatori, sviluppare e adottare tecnologie all’avanguardia non ancora pienamente sfruttate. Questa è la strada più importante che ci si presenterà davanti negli anni”.
In questo quadro, il settore pubblico “dovrà farsi carico i cittadini più deboli ma anche di guidarli in questa transizione, ma anche assicurarsi che i tempi della transizione siano rapidi e soprattutto compatibili con la capacità di conversione delle aziende”.
Per quanto riguarda la transizione verde, l’Europa vuole guidarla, “ma non può farlo da sola”. “L’Unione europea – ha sottolineato il premier- è responsabile di appena l’8% delle emissioni globali, la metà degli Stati Uniti e circa un quarto della Cina. La velocità con cui i Paesi raggiungeranno la neutralità climatica non sarà la stessa per tutti. Deve tenere conto del contesto industriale e dello stadio di sviluppo. È però importante che il punto di partenza sia lo stesso, e che sia oggi”.