La matricola numero 160 del mercato dei piccoli i Piazza Affari, l’ex Aim (oggi Euronext Growth Milan) – Racing Force – si è presentata martedì sul listino con un balzo del 19% dopo una valanga di ordini di acquisto, pari a sei volte tanto l’offerta. Non è un record da opporre ai voli di Rivian a Wall Street o alle follie per Crypto Chain a Parigi (+3.000 % in due settimane), ma suona comunque a conferma del valore di una matricola ai primi posti nel mondo per tutto quello che riguarda la sicurezza degli sport per motori: caschi, tute, scarpe ma anche estintori e sistemi di comunicazione pensati nei laboratori di Ronco Scrivia per poi brillare nei circuiti di tutto il pianeta.
Manco il tempo di digerire l’Ipo 160 ed ecco che arriva la 161, numero che porta bene a giudicare dal boom di richieste (14 volte l’offerta, +40% al debutto) della vicentina Nice Footwear, ultimo talento di quella valle delle scarpe made in Italy che sa far concorrenza ai colossi dello sport.
Un buon esempio della creatività dell’economia italiana, piena di tanti piccoli casi d’eccellenza che da sempre attendevano boutiques finanziarie in grado di convincere le proprietà familiari a far sfilare tra i recinti delle Borse questi modelli quasi unici.
Finché non ci ha pensato un manipolo di coraggiosi, tra cui spicca Ir Top Consulting, una squadra di consulenti che fin dalle origini ha scelto di correre su un circuito snobbato dal mercato italiano dei capitali, che da sempre ha vissuto più di promesse riuscite solo a metà piuttosto che puntare su un’economia fatta di famiglie che ha sempre scelto per crescere lo sportello della banca piuttosto che il capitale di rischio. Sembrava una missione impossibile ma, alla fine, complici alcune azzeccate riforme fiscali ed il lavoro del “vivaio” di Piazza Affari (vedi il programma Elite, una sorta di scuola quadri per le piccole imprese), i successi sono arrivati. Il successo è arrivato. Come, con un certo orgoglio, può rivendicare Anna Lambiase, Ceo e pioniere fin dalle origini di Ir Top, la società che più si è spesa per il decollo del listino dei piccoli, cui garantisce l’apporto di un ufficio studi e l’assistenza nei tour per investitori.
I numeri dell’EGM (acronimo di Euronext Growth Milan che risponde alla principale infrastruttura di mercato paneuropea che gestisce borse regolamentate ad Amsterdam, Bruxelles, Dublino, Parigi, Milano, Oslo e Lisbona) lasciano ben sperare. Il dato di partenza sono i numeri, in evoluzione quasi quotidiana. Racing Force, l’ultima matricola in ordine di tempo in un listino che cresce di 2-3 Ipo al mese, rappresenta il debutto numero 27 del 2021 (compresa l’introduzione di 2 Spac), anno in cui si è registrato anche il passaggio di tre società al segmento Mta della Borsa maggiore con un valore di mercato attorno a 1,3 miliardi di euro. Nonostante questo, la capitalizzazione complessiva ha superato il tetto dei 10 miliardi (10,6, per l’esattezza) grazie anche ad una raccolta di 686 milioni di mezzi freschi a fronte di una richiesta, in sede di Ipo, di 4,3 volte superiore ai titoli offerti. Il flottante, pari al 31%, garantisce infine la necessaria liquidità ad un indice che, In termini di performance, ha registrato al 16 novembre un lusinghiero +56% superando tutti gli altri indicatori dei mercati MTA.
C’è da chiedersi, a questo punto, se il fenomeno sia destinato a crescere ancora o, ancor più importante, può essere replicato nelle serie maggiori di Piazza Affari ai tempi di Euronext. In fin dei conti, in questo mondo dominato da capitalizzazione oltre mille miliardi di dollari (sei finora a Wall Street) la formula del piccolo è bello non è passata di moda. Basti vedere l’inaugurazione della Borsa di Pechino, 81 piccole e medie imprese (per la taglia cinese), gradita a Xi JinPing, diffidente verso i colossi miliardari della tecnologia e i guai dell’immobiliare. Ma, senza andar così lontano, merita domandarsi se sia tutto oro quel che luccica.
Non è che i criteri di ammissioni siano troppo laschi? Che senso ha schierare imprese da 30 milioni di fatturato a fianco di società come Equita o Intermonte che vivono l’EGM come una fase di rodaggio in attesa di passare ad un listino superiore?
“Più di quelli già grandi, a noi interessano quelli che hanno le potenzialità per diventare grandi domani” risponde tagliente Anna Lambiase, tanto gentile quanto combattiva. L’ammissione all’EGM, fa notare, non è per tutti. Anzi, è il frutto di un tirocinio intenso in cui l’aspirante matricola deve dimostrare di aver imparato le regole per stare sul mercato e sfruttarne le potenzialità. “Chi approda all’EGM – precisa – ha ben chiaro il concetto di business plan, sa come si realizza una due diligence ed è in grado di realizzare quanto già promesso. Non a caso teniamo a favorire le Ipo di imprese già esistenti rispetto alle start up per cui valgono altri criteri ed altre soluzioni”. Non sono mestieri che s’imparano solo sui libri, ma il tirocinio del programma Elite di Borsa Italiana aiuta, sia nelle aree più avanzate (non a caso è la Lombardia la regione più rappresentata con il 46% delle matricole, tecnologia in testa) che nel Meridione, con spunti rilevanti in Campania e Sicilia.
Così come hanno aiutato non poco le agevolazioni fiscali per la quotazione, in vigore dal 2018, che prevedono un credito d’imposta pari al 50% per le Pmi sulle spese di consulenza per la quotazione. “Ci auguriamo – spiega il ceo di Ir Top che ha inviato una richiesta formale in merito sia al Mef che a palazzo Chigi – che possa proseguire il percorso di incentivazione della raccolta di capitale in equity che si è dimostrata un forte volano per l’occupazione e la crescita economica delle Pmi italiane: le società quotate su Euronext Growth Milan offrono lavoro a circa 19.600 dipendenti, con un impatto occupazionale del +23% rispetto al 2019 e del +62% rispetto alla data di Ipo. Attraverso uno stanziamento annuo di 30 milioni di euro potremo permettere al nostro Paese di proseguire il percorso di sviluppo delle Pmi”.
Un acceleratore che, in pratica, non costa niente ma che può assumere una certa efficacia nella gestione del piano Pnrr e, più in generale, nella transizione del tessuto economico verso la sostenibilità. In questa cornice s’inserisce infatti la nascita in settimana della partnership tra V-Finance, controllata di Ir Top, e Tecno, società cresciuta in Elite, oggi con 3 mila imprese clienti leader nei servizi alle imprese per il monitoraggio delle performance industriali e la sostenibilità ambientale. L’obiettivo è di creare un polo della sostenibilità che possa favorire la crescita delle piccole e medie imprese sul fronte della sostenibilità ambientale, cui il piano Draghi attribuisce 68,6 miliardi di investimenti.