Sono passati 50 anni da quando il primo mezzo spaziale ha orbitato attorno a Marte. Era il 13 novembre del 1971, dopo un volo di 166 giorni la sonda Mariner 9 della Nasa entrò in orbita attorno al pianeta rosso, raccogliendo informazioni importanti e trasformando la nostra percezione di Marte da pianeta freddo ricoperto da crateri a un mondo invece ricco di attività geologica passata dove un tempo c’era anche l’acqua.
Gli anni tra il 1957 ed il 1977, sono stati caratterizzati da una prima ondata di interesse esplorativo verso lo spazio, diventando un nuovo campo di battaglia per gli Stati Uniti e l’Urss durante la Guerra fredda. Le due superpotenze si trovarono dunque a contendersi la supremazia politica, militare e ovviamente tecnologica: un vero e proprio conflitto volto alla conquista della volta celeste. Dopo il successo della missione lunare nel 1969, gli americani segnarono un altro punto con la messa in orbita di una stazione spaziale attorno al pianeta marziano.
Ma facciamo un passo indietro. Cos’era Mariner? Un veicolo spaziale progettato e sviluppato dal Jet Propulsion Lab (JPL) della Nasa con lo scopo di esplorare i vicini della Terra: Venere, Mercurio e Marte. Il programma Mariner iniziò nel 1960 per un totale di 10 missioni, lanciate tra il 1962-1973. Ogni missione avrebbe dovuto avere una navicella “complementare”, ma questo non è sempre andato secondo i piani.
La Mariner non era sola. Ci furono tre sonde dell’Urss progettate con tecniche raffinate e un programma di lavoro davvero ambizioso, ma solo la navicella americana riuscì nell’intento. Questo perché le sonde sovietiche erano molto più pesanti, formate da un modulo orbitale che doveva ruotare attorno al pianeta e uno di atterraggio che si doveva sganciare una volta raggiunto il punto giusto dell’orbita, permettendo la raccolta di una serie di dati sul pianeta rosso. Mentre la sonda americana era stata programmata con una certa flessibilità: poteva essere istruita in volo sul da farsi, in modo da modificare i programmi al momento del bisogno.
In questo “affollamento spaziale”, la prima a partire fu la Mariner 8, l’8 maggio del 1971, seguita due giorni dopo dalla controparte sovietica, nota come Cosmos 419. Tuttavia, per entrambe le sonde il programma terminò ancor prima di partire. La sonda americana andò finire in mezzo all’Atlantico pochi minuti dopo il lancio a causa di un problema al motore principale, mentre quella sovietica ripiombò nell’atmosfera terrestre, bruciandosi.
Poi fu la volta delle sonde sovietiche gemelle Mars 2 e Mars 3 rispettivamente il 19 il 28 maggio. Mentre il Mariner 9 fu lanciato da Cape Canaveral, in Florida, il 30 maggio 1971. Nonostante la partenza in ritardo fu la navicella americana a raggiungere per prima il pianeta dopo aver volato nello spazio per 166 giorni. L’inserimento orbitale di Marte 2 e Marte 3 è stato completato rispettivamente il 27 novembre e il 2 dicembre, riuscendo però ad inviare solo un numero minimo di immagini utilizzabili, mentre la sonda della Nasa oltre 7mila.
Tuttavia, quando la navicella raggiunse il pianeta, una delle più grandi tempeste di polvere globali mai registrate su Marte oscurò la sua superficie. Non si poteva vedere praticamente nulla, se non i punti di massima elevazione. Grazie però ai progressi tecnologici del computer del Mariner 9, il controllo a terra fu in grado di ritardare l’inserimento orbitale della navicella. La tempesta di polvere cominciò finalmente a depositarsi e la navicella poté finalmente entrare nella sua orbita intorno al pianeta rosso e scrivere la storia.
La missione Mariner 9 aveva il compito di studiare la superficie e l’atmosfera marziana, ma il risultato andò oltre le aspettative: riuscendo a mappare l’85% della superficie marziana e a raccogliere preziose informazioni sulla superficie (topografia, gravità) e l’atmosfera (densità, pressione e temperatura). Le telecamere della sonda spaziale sono state le prime a catturare le immagini del più grande vulcano del sistema solare con i suoi 25 km di altezza, il vasto canyon Valles Marineris (dieci volte più lungo del Grand Canyon e profondo come la Fossa delle Marianne) e le lune marziane Phobos e Deimos.
Una volta che la navicella aveva esaurito il gas di quota, fu spenta e lasciata in orbita perdendo completamente il contatto il 27 ottobre 1972. Si stimava che sarebbe rimasta nello spazio per almeno 50 anni fino a quando l’orbita non sarebbe decaduta ed entrata nell’atmosfera marziana. Tutto questo dovrebbe avvenire nel 2022.
Le missioni Mariner ci hanno aiutato a conoscere un po’ meglio il pianeta rosso e a rivoluzionare la nostra percezione su di esso, incoraggiando le aspirazioni dell’umanità di arrivare un giorno fin lì.