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Mediobanca, utili record: Del Vecchio e Calta in assemblea

Attesa per l’assemblea di Mediobanca di domattina per la quale i due principali azionisti privati hanno depositato le azioni in vista della loro partecipazione – Intanto Nagel esibisce conti del terzo trimestre: in crescita di oltre il 30% i profitti, payout al 70% dell’utile e nuovo buyback

Mediobanca, utili record: Del Vecchio e Calta in assemblea

Alberto Nagel si presenta con una pagella a pieni voti al confronto con Leonardo del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone, grandi azionisti (specie il primo) di piazzetta Cuccia ma suoi avversari sul fronte di Generali. E sarà un testa a testa pubblico perché  i due imprenditori hanno depositato la totalità dei propri pacchetti azionari per prendere parte all’assise: Del Vecchio il 18,9% e Caltagirone il 3% (a settembre il costruttore romano non aveva esercitato l’ultima tranche di contratti di opzione per salire al 4,9%). A questo punto sarà interessante vedere come i due grandi azionisti, che non hanno presentato domande scritte, si esprimeranno sui diversi punti all’ordine del giorno. L’assemblea sarà infatti chiamata a votare, oltre che sul bilancio e sulle remunerazioni, sulle modifiche alla governance proposte nelle scorse settimane dal board di Mediobanca.

In attesa dell’assemblea di domani (la tradizione introdotta da Enrico Cuccia vuole che il summit si tenga nel giorno della marcia su Roma per sottolineare la matrice antifascista dell’istituto) Mediobanca ha comunque pubblicato una trimestrale da cui  emerge il “brillante avvio dell’esercizio 2021/2022” caratterizzato da un utile netto di 262 milioni di euro, in crescita del 31% rispetto ai 200 milioni dello stesso periodo dello scorso anno e superiore ai 225 milioni attesi dal consensus degli analisti. I ricavi sono aumentati del 13% a 706 milioni (contro la previsione di 665 milioni). L’istituto ha inoltre confermato  il payout pari al 70% dell’utile netto e annunciato un nuovo piano di buy-back fino al 3% del capitale subordinato all’autorizzazione da parte della Bce, forte dei risultati in crescita del primo trimestre 2021-2022 (chiude al 30 giugno).  Una performance che consente al titolo di piazzetta Cuccia di essere tra i pochi titoli bancari in terreno positivo (con un rialzo massimo dell’1,2 per cento) in una mattinata segnata dal brusco calo di Deutsche Bank.

  Per la prima volta le commissioni hanno superato il tetto dei 200 milioni (+7% a 203 milioni) ed il margine di interesse (358 milioni +0,4%) è in ripresa, grazie a “una crescita vivace e sostenibile di tutte le divisioni”, compreso il contributo di Generali: la divisione di Principal Investing, infatti, ha visto l’utile crescere dell’87,4% a 97 milioni. Quasi una replica indiretta alle critiche di Del Vecchio (giunto alla soglia del 20% nel capitale dell’istituto) e di Caltagirone (il 5% rilevato di recente) sulla gestione di Philippe Donnet alla guida della compagnia di Trieste. Altri segnali del “grande freddo” tra i soci ed il management, in attesa della conference call di Nagel, non se ne vedono. E forse non se ne vedranno nemmeno nell’assemblea di domani che segue il clamoroso strappo di settembre quando Nagel, forte del voto del consiglio, fece sapere di “aver sottoscritto con una primaria controparte di mercato un’operazione di prestito titoli avente ad oggetto 70 milioni di azioni Generali, pari al 4,42% del capitale“. Un’operazione che consentirà “comunque almeno fino all’assemblea di Generali chiamata a rinnovare il cda” di far da argine all’offensiva Del Vecchio/Caltagirone. Un atto di guerra cui non sono seguite finora cannonate, ma solo scaramucce.

Sul fronte della governance, in Particolare, ove potrebbe manifestarsi il dissenso di Del Vecchio, anche se a rigor di logica non dovrebbe esserci conflitto. Mediobanca ha infatti accolto una delle due proposte di riforma inoltrate dal suo azionista: l’assemblea di domani si pronuncerà, con quorum del 66,67% dei presenti, sull’eliminazione dell’obbligo di nomina di tre dirigenti da almeno tre anni nel cda (ora di 15) chiesta dal primo socio. Delfin, dal canto suo, ha ritirato la seconda richiesta, la proposta di aumentare a quattro i posti in cda per le minoranze, “per non dividere il mercato”. In alternativa Mediobanca ha formulato un’alternativa, che assegna alle minoranze il 20% dei membri del cda («percentuale superiore alla media delle banche italiane»), e assicura la presenza di un membro della lista del mercato.  

Insomma, un confronto di fioretto che potrebbe trasformarsi in uno scambio di cannonate. Perché una cosa sembra sicura: Nagel non intende mollare la presa di Mediobanca, strategica anzi vitale per Mediobanca. Ma i grandi soci di Trieste, rafforzati dall’asse con la fondazione Crt, chiedono cambiamenti.   

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