Sempre più verde, sempre più salubre, sempre più bolognese: sembrano attributi insoliti per una multinazionale americana delle sigarette, ma non per Philip Morris, che da anni lavora su un futuro libero dal fumo, ma non dal piacere di fumare. Dopo il lancio cinque anni fa di Iqos, la sigaretta senza combustione che ha trovato a Crespellano, in provincia di Bologna, una dimora accogliente, ampia, innovativa e ben integrata, ora Philip Morris inaugura nello stesso territorio un nuovo Centro per l’eccellenza industriale, dove trasferisce addirittura una parte importante del proprio cervello.
Si tratta del centro più grande al mondo della multinazionale per quanto riguarda innovazione di processo, industrializzazione, ingegnerizzazione, sostenibilità e darà lavoro a 250 persone altamente qualificate, nell’ambito di un piano di investimenti da 600 milioni di euro in tre anni, collegati a nuovi prodotti senza combustione, con un impatto sull’occupazione stimato diretto, indiretto e indotto di circa 8000 posti di lavoro lungo la filiera.
Questa fabbrica del futuro, o “fabbrica delle fabbriche”, come la definisce Massimo Andolina, vicepresidente di Philip Morris, agirà a supporto della realizzazione di prototipi e industrializzazione di prodotti, lavorerà al miglioramento dei processi produttivi, ma anche a progetti di sostenibilità come l’uso efficiente e responsabile delle risorse.
Al taglio del nastro, questa mattina, sono intervenute molte autorità dal cardinale Matteo Zuppi al presidente della Regione Stefano Bonaccini, mentre ha parlato in collegamento il ministro Giancarlo Giorgetti e ha mandato un saluto in video il ministro Luigi Di Maio.
Un grande successo per Philip Morris, ma anche per la regione Emilia-Romagna che si conferma capace di attrarre e accogliere le grandi imprese. La regione, tra l’altro, vive in questa fase una situazione economica persino più effervescente del pre-pandemia.
“Quest’anno cresciamo del 6,5% – sostiene Bonaccini – l’1% in più di quanto pensavamo tre mesi fa, siamo la prima regione per crescita del paese e il prossimo anno raggiungeremo probabilmente il 10-11%. Ci sarà tanta offerta, ma temiamo mancheranno i lavoratori e per questo ci stiamo muovendo. Il nostro territorio è molto attrattivo per le aziende straniere perché abbiamo obiettivamente un sistema manifatturiero eccezionale, il 90% della ceramica, ma anche meccanica, meccatronica, motori, agroalimentare. Si credeva che il biomedicale sarebbe stato travolto dal terremoto e invece oggi è più forte di prima”. Perché? A fare da supporto contribuiscono la stabilità sociale e quella politica. “Non uso mai la parola modello, non mi piace, ma c’è una modalità nostra nel decidere le cose che esporterei – sottolinea Bonaccini – il premier Mario Draghi ha parlato tempo fa di patto sociale, bene noi lo pratichiamo da sei anni, perché la piena condivisione rafforza e riduce il rischio di errore”.
Se l’Emilia-Romagna si conferma all’avanguardia come polo attrattivo anche l’Italia vive una stagione felice: “in primo luogo grazie alla guida del governo di Draghi – dice Giorgetti – ma anche per altre situazioni compresi i successi sportivi”. Il governo sta lavorando ora a rendere strutturale la credibilità raggiunta in questi mesi, cercando di offrire certezze agli investitori. Inoltre, secondo Giorgetti, bisogna andare nel mondo a promuovere il paese e a intessere relazioni importanti. Anche a questo è stato servito il recente viaggio negli Usa del ministro: “il senso della missione era stabilire relazioni con chi si occupa di industria nell’amministrazione Biden e creare solidi rapporti con soggetti che stanno valutando dove fare investimenti in Europa. Sono tornato più ottimista, c’è grande interesse nei confronti del sistema Italia. Ovviamente Bonaccini oggi può andare fiero della scelta di Philip Morris e della capacità di questo territorio di fare sistema”.
In effetti Philip Morris, con tutto il mondo a disposizione, ha scelto ancora una volta Bologna.
“Da quando abbiamo inaugurato questo sito nel 2016 – spiega Andolina – è diventato un punto di riferimento a livello globale, un faro ed è stato centrale nella trasformazione di Philip Morris. Qui c’è un ecosistema che ci offre un accesso unico ai nostri partner, ai fornitori, all’università, ai centri ricerca, a tecnici top nel mondo. Da qui offriremo ora supporto ad altre aree, compreso al nostro principale centro di ricerca in Svizzera”.
Sono passati solo cinque anni da quando Philip Morris è diventata un po’ bolognese, “ma sembra era geologica” osserva Marco Hannappel, presidente e ad di Philip Morris Italia. “Questi ulteriori investimenti premiano il lavoro di oltre 30mila persone e 7mila imprese italiane che negli ultimi anni hanno contribuito a costruire una filiera unica al mondo. Questa fabbrica sarà la base per creare altre fabbriche, un modello sostenibile anche per risorse come acqua ed energia”. In un contesto come questo, tra l’altro, è più facile offrire “lavoro “buono”, un tema caro al Cardinale Zuppi. “A volte di lavoro si muore e questo non deve accadere, perché il lavoro è buono, deve esserlo. A volte la parola multinazionale spaventa, perché ci sono multinazionali che creano un grosso problema al locale, decidendo di andare altrove, laddove conviene”. Invece qui si resta e si cresce “c’è attenzione a mantenere un equilibro e allora si che si mettono le basi per un futuro sostenibile”.